Si è molto parlato sui media di tutto il mondo dell’innovativa (?) idea della WWE di indire, per la prima volta, la Royal Rumble femminile. L’evento è stato straordinario. Le leggende chiamate in causa hanno fatto un match alla pari con le donne attualmente nel roster, tanto che sembrava di essere in uno di quei videogiochi in cui puoi realizzare match tra atleti di diverse epoche, tutti al massimo della loro forma. Sorvolando su questa gestione esageratamente “generosa” delle atlete del passato, vorrei concentrarmi piuttosto sulla reazione del pubblico.

C’è stato rispetto per le grandissime leggende che hanno partecipato, ma anche cori poco gradevoli verso alcune delle atlete coinvolte.

In particolare avrete notato come all’ingresso di Lana, Nikki Bella, Brie Bella e anche Michelle McCool, si siano scatenate vere e proprie ovazioni. Peccato che i nomi ad essere scanditi dal pubblico del Wells Fargo Center di Filadelfia fossero quelli dei loro mariti e compagni.

John Cena fa schifo, Yes Yes Yes, Rusev Day, ecc.

Non è certo un mistero che queste ragazze facciano coppia fissa con altri famosi atleti, in alcuni casi con delle vere e proprie icone di questo sport. Sono state loro stesse a trarne beneficio, mettendo in scena la loro vita sentimentale su Total Divas, Total Bellas ed in generale sui programmi del WWE Network. Eppure quanto è ingeneroso che, nella celebrazione del wrestling femminile e se vogliamo in un tributo alle carriere di molte di queste atlete, non si trovi niente di meglio da fare che urlare il nome di gente del tutto estranea al match?

La scena più triste è stata probabilmente quella di Michelle McCool. In anni di onorata carriera, seppur in un momento certamente meno esaltante per il wrestling rosa, non l’abbiamo mai vista sfruttare la pur vincente carta della relazione con il più grande wrestler vivente, l’Undertaker. Eppure al suo ingresso in scena, il coro è stato “Undertaker! Undertaker!”. Mortificante.

Anche le sorelle Bella, che pure non hanno mai fatto mistero della loro storia d’amore con due big dello spogliatoio maschile WWE, sono state accolte dal pubblico con i nomi dei loro rispettivi compagni. Una scelta sopra le righe persino per il rumoroso pubblico di Phila. Titoli del mondo, programmi televisivi di successo, un account instagram con milioni di fan, eppure la prima cosa che viene in mente è che si tratta della signora Bryan o della signora Cena.

È facile lamentarsi del wrestling femminile, della sua gestione ancora lontana da una parità dei ruoli, eppure quando la WWE si sforza di mettere allo stesso livello il wrestling rosa, il pubblico per primo sbatte in faccia nel modo più chiaro ed esplicito possibile che ancora non ci siamo, che quelle ragazze sono viste come le vallette dei loro ingombranti partner.

In quest’ottica ho apprezzato molto che la WWE abbia dedicato a Ronda Rousey il finale dell’evento. Una donna che in tanti hanno definito la causa indiretta di questa rivoluzione femminile della WWE. Il suo successo mediatico (pensate che ha 10 milioni di follower solo su Instagram), ha fatto capire alla WWE che dal wrestling femminile si può trarre interesse positivo da parte dei media, quindi sponsor, quindi soldi. Non a caso guadagnerà certamente molto di più di gran parte del roster maschile: una scelta coraggiosa che imporrà alla compagnia di valorizzare non solo lei ma anche le rivali che le saranno contrapposte.

La WWE sta compiendo uno sforzo notevole. Non disinteressato, certo, eppure evidente. Forse la seguiremo anche noi spettatori.