Quante storie ci sono nascoste nei ricordi di Manager, Wrestler, autisti, parenti, Promoter. Quanti piccoli mattoncini che hanno costruito la vita e l’esperienza dei nostri eroi del Ring, possono essere raccontati come piccole novelle, per scoprire come, nella vita di tutti i giorni, i lottatori si rapportano col mondo, scoprendo tante volte delle cose particolari, per noi abituati a vedere i gladiatori del quadrato praticamente sempre dietro un Character

Quella che vi racconto oggi è una storia che arriva dagli anni 70, anni nei quali i lottatori non perdevano occasione per finire insieme ad un tavolo dopo uno Show, per cedere ai piaceri del cibo e del vino. Grandi promotori di questi banchetti erano, per esempio, i Wild Samoans, Afa e Sika. Due Heel vecchio stile, che e all’epoca stavano nello stesso hotel con gli altri cattivi per non rompere la Kayfabe nei vari incontri con i fan e non solo, ma che adoravano comportarsi da Face di fronte a un tavolo imbandito e un fuoco acceso.

La solita routine non fece eccezione dopo uno Show della World Class Championship Wrestling dei Von Erich, che si tenne a Shreveport, Louisiana. Intorno alle undici e mezza della sera, dopo lo show appunto, i due samoani tirarono fuori un vero e proprio grill, trasportato e sistemato con intenzione, sul quale cominciarono ad arrostire quantità industriali di carne per loro e per i loro colleghi. Accanto ai due isolani, immancabile, il loro Manager e primo narratore di questa storia, Frank Dusek.

All’una di notte la cena era pronta.

Era praticamente scontato che durante la festa, se cosi possiamo chiamarla, qualcuno si avvicinasse a conoscere i lottatori. Autografi, qualche battuta, complimenti, qualche scherzo e via a continuare a mangiare. Alcune volte però, qualche incosciente “buontempone”, aveva la pessima idea di rivolgersi ai Wrestler, un po’ per l’alcol e un po’ per la pazzia, con aria di superiorità, invocando il proprio senso della realtà, come sempre, e affermando che il Wrestling non fosse che una buffonata finta e inconcepibile.

Questo, purtroppo per uno di quei “buontemponi”, è uno di quei casi.

Stando a quanto raccontato dai presenti, un gruppo di persone hanno cominciato a dar fastidio a Sika. Un Sika, all’epoca ben lontano da salutare con un primissimo sguardo quello che oggi è uno degli uomini più odiati della WWE, ovvero Roman Reigns, da gran signore aveva per tutto il tempo  evitato scontri, anche verbali, e lasciato perdere i provocatori. La stessa cosa stava succedendo però da ore, e nonostante stesse respingendo semplicemente col silenzio le accuse al Wrestling e alla sua veridicità, il temperamento isolano cominciava a spingere tendini e muscoli del samoano selvaggio. E’ naturale poi che, fra tanto cibo, non mancasse anche tanto vino, o tanta birra, e siccome abbastanza spesso i lottatori saltavano il limite alzando un po’ il gomito, era probabile che la capacità di controllo venisse meno, dopo che per ore una serena cena era stata disturbata e stuprata dalle parole di un provocatore folle.

Fra risate e avvertimenti di altri lottatori, comunque, Sika continuava a mangiare, pensando solo alle sue bistecche e non alla giovane incoscienza di quel ragazzo che continuava a sostenere che il Wrestling non fosse che una finzione. A tutto, però, c’è un limite.

Il coraggioso non fan, probabilmente sfinito e frustrato dalla reazione passive del samoano, degne di Gandhi, diventò più aggressivo, urlando in faccia a Sika, probabilmente tagliando col suo alito alcolico e con quel soffio d’aria in più, l’ultimo filo di pazienza presente nella coscienza e nella virtù pacifica di Sika, che armi in mano, ovvero chiudendo i pugni, scattò dalla sedia saltando almeno a un metro e mezzo d’altezza e stendendo il giovane, probabilmente senza che lo scellerato si accorgesse di nulla.

Lo scenario? Un ragazzo steso al suolo, una sedia sopra di lui e Sika sopra la stessa a prenderlo a calci.

A quello che si dice servì non la forza, perché il samoano non era un ragazzo facile da tenere a bada. Ma tanta, tanta diplomazia, per far si che il lottatore si fermasse e lasciasse libero il bianchiccio “louisiano” daò cervello a forma di noce. Frank Dusik raccontò: “..dopo tanta insistenza, riuscì a far capire al buon Sika che quel ragazzo ne aveva avuto abbastanza. Fu difficile, per questo fui costretto a dirgli che la carne nel suo piato si stava raffreddando. Cosi, riuscì a farlo allontanare”.

Fortunatamente quel signorotto poco furbo se la cavò con qualche livido e un bello spavento, ma come lui tanti altri hanno rischiato ossa e mandibole mettendosi di fronte a dei lottatori e infrangendo le regole. Il mondo è sempre stato pieno di persone irrispettose e provocatrici, capaci soltanto di tirare fango sul lavoro degli altri e cercare la rissa, tra l’altro in maniera masochista, autolesionista e completamente fuori logica, con lottatori spesso miti e introversi. Nemmeno a dirlo, nella maggior parte dei casi, avendo la peggio.

Quindi se volete un consiglio, fan di tutto il mondo, statevene buoni, chiedete un autografo, una stretta di mano o una foto, ma non date mai, e dico mai, fastidio a un lottatore professionista, e non pensate che non sanno menare le mani perché nel Wrestling c’è tanto Work, ricordate: chi sa come non far male a un avversario, di riflesso sa bene anche come fare il contrario.

 

Direttore di Zona Wrestling. Appassionato di vecchia data, una vita a rincorrere il Pro Wrestling, dal lontano 1990. Studioso della disciplina e della sua storia. Scrive su Zona Wrestling dal 2009, con articoli di ogni genere, storia, Preview, Review, Radio Show, attualità e all'occasione Report e News, dei quali ha fatto incetta nei primi anni su queste pagine. Segue da molti anni Major ed Indy americane e non.