L’imminente draft che dovrebbe avvenire di qui a breve creerà diversi cerchi attorno a se, un po’ come un sassolino in uno stagno. La duplicazione dei PPV sarà sicuramente una di queste conseguenze, assieme allo sdoppiamento delle cinture: che effetti avranno questo cambiamenti sul prodotto? Più arzigogolato di un discorso da economo fatto da un fruttivendolo, ecco a voi l’editoriale odierno!

Breve paragrafetto off topic. Purtroppo quando ci si trova di fronte alla dipartita di un essere umano, sprecare parole è sempre riduttivo e totalmente inutile. Tuttavia, nel mio piccolo e con il vostro permesso, vorrei dedicare questo editoriale a Carlo Pedersoli, mio illustre conterraneo conosciuto ai più come Bud Spencer (Bud come la birra, Spencer in onore di Spencer Tracy).

Come facilmente evincibile dalla breve introduzione dell’editorialista a piè pagina, questo gigante buono ha avuto un’enorme influenza sul sottoscritto, avendomi “cresciuto” a suon di padellate e fagioli con le cipolle, facendomi sempre sorridere anche a 30 anni e rappresentando tutto ciò che di buono ci può essere nell’essere un uomo giusto, silenzioso e forte…che riesce nel difficile compito di non prendersi mai troppo sul serio. Grazie di tutto Carlo, grazie per aver reso questo mondo un po’ più colorato.

Sono molto diviso internamente circa la questione della divisione dei roster. L’unica certezza che ho è che vi sono decine e decine di sfumature di grigio (nessun riferimento sadomaso), e che avere un’opinione totalmente pro o totalmente contro rappresenterebbe più una presa di posizione che un pensiero frutto di analisi ponderata. Parto con le considerazioni che la mia mente ha catalogato come “a favore”, curioso di sentire anche la vostra a riguardo.

Innanzitutto vi dovrebbe essere un sensibile miglioramento di uno show che, oggettivamente, da 3 anni a questa parte è diventato se non inguardabile, almeno skippabile: mi riferisco ovviamente a Smackdown. Il wrestling lottato in genere non è nemmeno malaccio, tuttavia totalmente non consequenziale in termini di peso specifico nelle storyline. Quelle rare, rarissime volte che vi è stato un angle ben riuscito o funzionale, vi è stata una ripetizione pedissequa in quel di Raw, dando vita alla triste conclusione che, anche secondo la WWE, il pubblico di Smackdown spesso non coincide con quello di Raw. E questo dovrebbe essere un dato di fatto acquisito.

In secondo luogo la TNA, che un tempo aveva rappresentato una rivale almeno alla lontana della WWE, oramai è divenuta l’ombra di se stessa, nonostante gli sforzi di molti dei performer attualmente sotto contratto, avendo dato il via a numerosi tagli e venendo lentamente ma costantemente ridimensionata in termini di ascolti con il mutare dei canali televisivi ospitanti. Alla luce di ciò, per dare “alternative” a personaggi poco sfruttati, la brand split potrebbe essere un’ottima soluzione: diversi talenti, diversa gestione creativa, diversi coefficienti di interazione. Pensateci bene: senza una divisione netta dei roster personaggi come Eddie Guerrero, Rey Mysterio, JBL, Edge e molti altri non avrebbero mai e poi mai avuto la possibilità di potersi mettere in mostra e brillare di luce propria. Ed il wrestling ci avrebbe perso, altrochè.

NXT e la sua crescita, inaspettatamente, sono stati due catalizzatori in grado di accelerare in modo sensibile la possibilità di avere una divisione netta tra roster. Da qualche anno a questa parte, il settore di sviluppo della WWE ha cessato di essere tale divenendo, a tutti gli effetti, un prodotto non solo alternativo, ma per certi versi superiore all’originale. La capacità che ha avuto HHH di cogliere i migliori talenti indipendenti del globo, e di far crescere assieme a loro numerosi talenti 100% made il WWE, ha creato una situazione paradossale: ad NXT ci sono almeno 7/8 personaggi che potrebbero approdare OGGI nel main roster, ma gli spazi degni di nota sono già tutti occupati. Pensateci bene: potenzialmente gli American Alpha, Bàlor, Nakamura, Bailey, Joe, Asuka, la Bliss, Roode ed Aries avrebbero molto più da dare nel main roster rispetto ad un territorio transitorio come quello di sviluppo…ma, per forza di cose, un call up non supportato da un adeguato piano creativo (ed uno spazio adeguato) potrebbe creare situazioni simili a quelle vissute da Breeze, Crews e Corbin.

Un’ulteriore considerazione a sostegno dello split è sicuramente il passaggio di SD sotto il prestigioso ombrello di USA Network, ed infine la preziosa possibilità di rendere veramente speciali alcuni scontri. Per un anno o due, andrebbe adottata una divisione netta per poter creare una forte identità degli show, dividendo i personaggi e limitandone al minimo, se non azzerandone, l’interazione interbrand. Decorso questo tempo, vedere un personaggio che “invade” lo show avversario sarebbe speciale, sensazionale, importante: pensiamo allo scontro, all’epoca chiamato interpromozionale, tra HBK ed Angle (il mio match preferito di sempre, che per costruzione ed esecuzione si avvicina ad un 10 perfetto) ed a quanto fu figo vedere interagire queste due superstar nonostante l’allora non labile divisione tra lo show blu e quello rosso. Ma ovviamente lo split porterà con se anche lati negativi purtroppo ben noti.

La sovrabbondanza di cinture che, inevitabilmente, finirà con il diluirne in parte il valore. Una sovraesposizione ancor maggiore di determinati personaggi che, soprattutto a Raw, dovranno occupare più segmenti rendendo le tre ore, inevitabilmente, più monotone nel medio termine. Una sovrabbondanza di Special Event che saranno poco event ed ancor meno special, mettendo nelle condizioni il fan medio voglioso di rimanere aggiornato almeno sulle vicissitudini dei due brand principali di dover osservare quasi 30 ore di programmazione in un mese: un impegno mentale forse eccessivo, anche per il più hardcore di tutti. Anche perché, considerazione doverosa, contrariamente al primo split nel 2016 Raw ha un’ora di programmazione in più, dettaglio tutt’altro trascurabile.

Concludendo: per avere uno split salubre in grado di migliorare il prodotto, la WWE dovrà sicuramente attingere ad NXT, ripianare il proprio settore di sviluppo con talenti freschi (non è un caso che il torneo dei cruiser coincida proprio con il periodo del draft, in quanto molti degli atleti verranno sicuramente riproposti in quella sede) e mantenere uno standard creativo sempre e comunque di rilievo, per non anestetizzare ulteriormente il povero spettatore fedele. Ah, e rabbrividisco al sol pensiero di vedere due roster femminili separati: la WWE non ha assolutamente performer in grado di poter sostenere il peso di due brand, e ci troveremmo per forza di cose ragazze a feudare per il nulla nel roster privo di cintura.

E’ stata dura scrivere questo articolo con le dita incrociate: ora sono ansioso di sentire la vostra.
“…e pistacchio!”
Danilo