Spesso e volentieri ci si trova a criticare il prodotto wrestling, talvolta a ragion veduta, a prescindere dalla bandiera sotto cui è proposto. Spesso il lato “intrattenimento” finisce con il prevalere sul prodotto in ring, provocando le ire funeste dei cosiddetti “puristi”…senza contare che cercare di essere differenti, interessanti ed unici non è impresa da poco. Meno pagato del mellino di Pellé, ecco a voi l’editoriale odierno.

Il wrestling, se dissezionato al suo livello più elementare, diviene un’equazione veramente difficile da interpretare. Due atletici omaccioni in spandex o due donnine in vestiti succinti, mettendosi d’accordo sulla sequenza di mosse predeterminata da effettuare (quasi la stessa proposta dal singolo performer di settimana in settimana), salgono sul ring, mettono giù il copione ed il 90% delle volte uno dei due viene dichiarato vincitore di questa contesa predefinita. Riuscireste a vedere, interessati, solo ed esclusivamente questo singolo ingrediente per cinque o più ore a settimana, tutte le settimane di tutto l’anno?

Ed è così che la “E” in WWE decide di intervenire venendoci in soccorso. Eh si, parlo proprio del coefficiente intrattenimento. L’ultima cosa che voglio guardando uno show di wrestling è essere annoiato, essere forzato a “skippare” una parte piuttosto che un’altra dello show, per un semplice motivo: non so Diego, ma comunque vi spiego. Decidendo di mia sponte di spararmi tre ore di wrestling il lunedì (Raw), due di martedì (Impact), quattro di mercoledì (Lucha Underground, Smackdown ed NXT) più un’altra oretta eventuale di annessi e connessi, totalizzando una cifra tonda di 10 ore settimanali (al netto delle tre ore mensili derivanti da eventuali Special Event), sarebbe per me impensabile il pensiero di mettermi seduto e guardare qualcosa di noioso: le ore che tolgo a qualsiasi altra cosa per dedicarmi alla visione di uno spettacolo di wrestling sono ore che, a priori, ritengo essere ben spese, perché non sarò annoiato. Si, sarò un disadattato sociale con una scarsa propensione all’evoluzione, ma scelgo di vedere Ziggler Vs Baron Corbin versione 18 piuttosto che una puntata di una serie tv generica media, un programma televisivo su DMAX, una partita della serie B danese: potrei fare altro, ma decido di guardare il wrestling perché presumo che, in un modo o in un altro, sarò in qualche modo intrattenuto. Solo che a volte, per non dire spesso, ciò non avviene.

Penso a Smackdown da due anni a questa parte, o alla puntata di Raw della settimana scorsa (4 Luglio negli States, si ferma il lato creativo per carenza di persone davanti al teleschermo) e rivaluto quel big match tra Hellerup e Fredensborg che mi era parso così poco invitante solo poche righe fa. Tutto questo giro di parole per esprimere un concetto semplice: essere intrattenuti è la principale missione del prodotto wrestling. Perché è vera e sacrosanta l’idea che senza una buona sostanza in ring nessuno show ha un’attrattiva eccessiva, ma è vero anche che senza la summenzionata vocale “E” non vi sarebbe nemmeno un canale di distribuzione attraverso il quale poter accedere al prodotto wrestling che tanto amiamo e difendiamo. Ed una delle principali nemiche dell’intrattenimento, nemmeno a dirlo, è proprio la temuta ripetitività.

Uomo A distrae l’Uomo B (più over di Roman Reigns) intento nel fare un match contro l’Uomo C: quest’ultimo schiena con un rollup l’Uomo B! Incredibile!!! Andiamo backstage, dove Tizia intervista Caio, sempre con la stessa inquadratura circa dal 1998, chiedendogli cosa ne pensa del patch contro Sempronio.

Attenzione!!! Sempronio attacca Caio alle spalle, Tizia sparisce di scena come un pelo pubico in una densa minestra e Sempronio va via baldanzoso, dopo aver spedito Caio contro dei tubi. Main event della serata: Pinco e Pallino sfidano Mario e Rossi, dove Pinco ha una sfida aperta con Mario e Pallino, Campione in carica, affronterà Rossi in uno steel Cage match di li a breve. Rossi, che è un maledetto codardo, abbandona Mario sul ring a metà match…Pinco e Pallino lo schienano, festeggiando tra le grida di giubilo della “Pallino Section”. Signori e signore, ho appena buttato giù in modo assolutamente gratuito il layout di almeno metà, senza esagerare, del prodotto wrestling a cui assistiamo così di frequente. Alla luce di questa considerazione, accolgo in modo assolutamente positivo tutto ciò che è diverso, sempre che sia almeno divertente e non demenziale. O almeno demenziale/divertente, cribbio.

Per questo amo Lucha Underground: i diversi valori produttivi, le inquadrature, le vignette backstage sanno di fresco, di diverso, di nuovo. Quando guardo LU non penso a Raw, SD oppure Impact: in un mondo che da sempre racchiude wrestling ed intrattenimento, in pochissimo tempo Lucha si è ritagliato uno spazio, un’identità assolutamente proprie, sia nelle idee che nell’esecuzione. Anche NXT, per storie raccontate, inquadrature, luci e quant’altro ricorda certamente il prodotto WWE, ma se ne distacca in modo efficace, risultando anche in questo caso “fresco”, nonostante la cospicua emorragia di talenti che sicuramente ne ha fatto calare il valore medio, almeno negli ultimissimi mesi. Per questo e per altri motivi, saluto con giubilo il Final Deletion e con un po’ meno giubilo il cortometraggio dello scontro tra Wyatt e New Day.

Premesso che la WWE si è palesemente ispirata al match effettuato dagli Hardys pochi giorni prima, è stata comunque una scelta coraggiosa mettere su qualcosa del genere. L’esecuzione ha lasciato tutto sommato un po’ a desiderare, tuttavia alcune scene con alcune inquadrature, come Strowman che emerge dal fango sullo sfondo oppure Woods che viene scaraventato a terra mentre lo sguardo dello spettatore è concentrato sui piedi di Bray le ho gradite non poco. Anche nell’ormai notorio Final Deletion, gli Hardys sono riusciti in un’impresa titanica: far parlare nuovamente di TNA, un organismo da tempo esangue ed amorfo. La voluta vena comica, rafforzata dalla presenza del Senor Benjamin, di Matt che spunta dai droni e che ha orgasmi guidando trattorini e di tanti altri piccoli dettagli mi ha intrattenuto e divertito per una ventina di minuti, rendendo il mio spirito decisamente più leggero durante l’intera puntata di Impact. Al termine della stessa settimana, ho assolutamente rimpianto le 3 ore sprecate a guardare Raw, ma non l’ora e mezza dedicata ad Impact. Per collegarmi al punto precedente, sono stato intrattenuto da qualcosa di diverso, sempre legato al prodotto wrestling, e non me ne sono assolutamente pentito.

…a voi la parola!