La nostra rubrica sbarca a Genova, dove da qualche tempo ha ripreso a camminare un progetto di wrestling. È quello della IWE, conosciuta ai più come il vecchio polo della PWE. Dopo un periodo di show sfavillanti, ecco giungere la rinascita con un nuovo nome e nuovi interessanti show. Ne parlo con il deus ex machina del progetto Cristiano Previ.

Chi è Cristiano Previ e come si avvicina al wrestling?
Cristiano Previ è uno dei tanti quarantenni che sono cresciuti seguendo tante passioni, una di queste era il catch raccontato da Tony Fusaro e poi divenuta una costante con la WWF prima raccontata da Dan Peterson e poi WWE. Mi ha affascinato vedere l’evoluzione dei personaggi come Hulk Hogan non amatissimo in Giappone ma rispettato e poi divenuta icona californiana nei ring degli states. Sognavo l’America tra i suoi miti e le sue esagerazioni ed il wrestling è stato uno di quei cordoni che ti tiene legato al sogno.

Qual’è stato il tuo primo approccio, in prima persona, col wrestling in Italia?
Il mio prmo approccio è stato andando a vedere uno show TCW a Borzonasca “Botte di Natale” nel 2013, nulla di paragonabile agli show WWE e WWF a cui avevo assistito sia chiaro, tuttavia in quella circostanza ero in veste di articolista che, convinto da mia moglie, era scettico e curioso allo stesso tempo. Li conobbi i ragazzi della TCW, il Marchese, Scandalo, Galvani, Pain e i ragazzi del polo di Genova, Marco Conti, Big Marcus, Blindo, Skorpio e Miller rimasi colpito dalla magia del preshow, una cosa che è inspiegabile e irraggiungibile per un semplice cronista è come essere in una sala chiassosa con 20 persone che fanno un caos tremendo, poi ad un tratto inizia un rumorio leggero, come se tutti stessero tramando qualcosa vedi che improvvisano qualche mossa e si intendono, gente che viene da tutta Italia che al volo si capisce in un linguaggio fatto di gesti e di occhiate. A nessuno sport ho mai visto ricreare lo stesso effetto nei preparativi di una gara e mette i brividi perché l’atmosfera si riempie di adrenalina e complicità, tutti vogliono dare il massimo mettendo in condizione l’altro, che è un avversario, di dare il massimo a sua volta in un religioso brusio. Quell’atmosfera mi colpì tanto che decisi di andare in palestra a Genova per imparare a fare wrestling.

Lo scorso anno si è chiusa l’avventura con la PWE. Cosa sei/siete riusciti a creare a Genova?
Purtroppo quell’atmosfera vista in TCW si è spezzò per qualche malumore e la benzina sul fuoco venne gettata dal lavoro, diciamo oscuro di qualcuno, e così Marco Conti, istruttore del polo di Genova, grazie alla sua esperienza trovò ben accetta la PWE ad accoglierci. Dopo una prima esibizione nella quale feci l’arbitro, i wrestler della scuola andarono a Potenza per Pwe Live ma successivamente anche in quel caso qualcosa iniziava a scricchiolare, quando sembrava tutto rotto, visto che a Genova in nove mesi non si era combinato un granché decisi di offrirmi quale mediatore diciamo tra Potenza e Genova. Da lì sono usciti PWE Live 4 a San Vincenzo con 2200 spettatori, PWE Live 5, 6, 7 al Blue Moon e l’8 con 500 spettatori in una festa di quartiere di Genova. Abbiamo tirato fuori dal cilindro wrestler internazionali più o meno conosciuti e per i secondi è stato il “là” per una carriera in crescendo. Inoltre hanno esordito durante l’esperienza PWE tre atleti della scuola Blindo, Miller e l’ultimo arrivato Dopa poi andato in TCW. Insomma un bilancio positivo direi tenendo conto che Potenza nel frattempo aveva tutto il tempo di preparare From The Ashes considerandolo lo show di punta.

Perché è finita?
E’ finita perché ad un certo punto il prodotto offerto a Genova non era lo stesso offerto a Potenza nel senso che Potenza preparava storyline e Genova ne preparava altre con gli stessi atleti coinvolti le cose avvenivano alla luce del sole per entrambi ma ogni volta che ci si aggiornava uno o l’altro doveva rivedere i piani per adattare le cose all’altro insomma il caos. Considerando che in quel momento noi avevamo più possibilità di fare show di loro e quindi di coinvolgere i wresler. In tutto questo a maggioranza tra di noi abbiamo deciso nel reciproco rispetto di separare le strade.

Cos’è la Iwe?
La IWE era un mio pallino mentre ero in PWE. C’era un progetto messo in piedi che si chiamava PWE Alliance, una sorta di collaborazione tra promotion europee dove noi e le altre potevamo bookare i wrestler di ogni realtà ad un costo accessibile. Lavorai molto a quell’idea e trovai ottime affinità con la IPW Germany, l’ABC francese, la DPW danese, da questa collaborazione ne hanno tratto giovamento anche alcuni wrestler italiani che non lo diranno mai ma che si sono poi fatti bookare all’estero dopo essere passati dalla PWE.
In pratica la IWE è la continuazione di quel progetto tra l’altro anche sfruttato da altre promotion di giovane nascita.

Quando e come nasce, e soprattutto con quale finalità?
La IWE nasce a novembre dell’anno scorso. Esposi la mia idea agli altri ragazzi del polo di Genova trovando i consensi per aprire una ASD con tutti i crismi. La finalità è molto semplice far crescere il movimento italiano attraverso l’esperienza anche di realtà estere. L’idea di un’Europa unita a me piace vederla soprattutto nel piccolo e nel terra terra, tra comuni mortali e allora ecco che vedi anche in IWE se pur con protagonisti che parlano lingue diverse ricreare quella magia del preshow, di cui parlavo prima, mentre Luke Zero e Maeven preparano un match o Bako e Psajko per non dire Lydia e Audrey Bride. Insomma davanti agli occhi mentre stai ancora finendo di ultimare l’arena hai l’esempio pratico di mondi diversi sotto un’unica passione che s’intendono come fossero cresciuti insieme. Io credo fermamente che questo sia lo spirito magico e giusto, tanto della vita reale come del wrestling, per fare cose positive in un team. Perché ognuno di noi deve ricordarsi che si esibisce davanti al pubblico per il pubblico quindi deve dare qualcosa ad esso, se uno si esibisce solo per se stesso ha sbagliato indirizzo, sia che lo faccia gratuitamente sia che lo faccia di professione.

Cosa siete riusciti a raccogliere coi primi show? Come è sembrato il riscontro?
Per ora abbiamo fatto due spettacoli, il primo era una prova di lancio perché c’era tanta carne al fuoco da testare e nel secondo abbiamo aggiustato un po’ il tiro. Nel complesso è stato soddisfacente come inizio, il pubblico si è divertito ed è aumentato. La IWE è stata invitata a compartecipare ad uno spettacolo organizzato dall’ABC francese all’interno di una manifestazione internazionale a Chaudes-Aigues e Bako, l’attuale Crossroad Champion, è inserito nell’evento Circle of Champions di novembre in Germania con wrestler importanti del nord Europa. Insomma non male per essere con due show all’attivo. Purtroppo in compenso manco a dirlo è iniziato qualche dissidio interno e ad oggi quella visione tanto condivisa all’inizio è diventata una visione sempre più singola e alienata da chi ti diceva di volerti aiutare ma invece intendeva solo se si faceva a modo suo. Questo trasforma inevitabilmente una fase di lancio in una fase di assestamento. Nel contempo l’idea ha riscontrato la simpatia delle promotion vicine per le quali nutro massimo rispetto e amicizia, delle promotion estere e dei wrestler con cui è venuta a contatto. La IWE non cura il suo orticello appiccando il fuoco in quello del vicino, ma anzi per sua missione se può aiuta e apre le porte a tutti se il fine è quello comune di crescere.

Ci puoi raccontare l’accordo con la KOX? Come siete arrivati in contatto?
Con la KOX diciamo che ci siamo rincorsi dai tempi della Pwe, anche se per imposizione della casa madre non potevamo far nulla di concreto insieme. Staccati dalla PWE mentre i wrestler della PRO Wrestling Academy Genova erano fermi c’era la necessità, intanto che si costruiva IWE, che continuassero il percorso di crescita, così esposi a Manuel Bottazzini la mia idea e lui come immaginavo ha risposto entusiasta. Per crescere i lottatori devono salire sul ring e insieme, o da noi o da loro, i ragazzi delle due promotion hanno la possibilità di farlo, abbiamo intese sulle storyline se si fanno uniche oppure massima libertà su quale veste sfruttare. Insomma un accordo aperto e sincero tra due realtà che hanno un unico fine.

Come vedi il wrestling italiano? In ascesa o fermo?
Io lo vedo molto sottovalutato, per un problema di cultura e disinformazione. Poi ci sono altri problemi legati agli show e alle promotion. Sottovalutato perché ci sono buoni e buonissimi prospetti, ma non c’è la cultura di diventare wrestler c’è la cultura di diventare Shawn Michaels o Randy Orton che sono wrestler ma non sono te. Non è un caso che i wrestler italiani che hanno avuto più successo sono quelli che hanno più caratterizzato il loro personaggio in modo unico. La disinformazione è sul pubblico perché se al pubblico viene proposto in una certa manera il pubblico recepisce quella determinata cosa. A parte i blog del settore, chi si occupa di sport o spettacolo non propone mai il wrestling italiano devi tu fargli sapere che ci sei e che stai facendo una cosa seria. Credo che il wrestling italiano sia in una fase di transizione dove sono aumentate il numero delle realtà e al tempo stesso sono aumentati i wrestler italiani che sono graditi all’estero. In entrambi i casi sono buoni segni che possono far cambiare il vento e dare risalto ad uno sport-spettacolo meno di nicchia e più quale alternativa a sport minori per ora. Nel contempo ci sarà un ricambio generazionale ed è qui che capiremo se è transizione che va in negativo o in positivo, ma di certo non mi pare fermo.

Quali sono le migliorie da fare?
Purtroppo le migliorie più significative sono legate al denaro perché il wrestling ha bisogno della benzina data dagli effetti scenici e dai media, anche tv locali che ti danno spazio. Quello che secondo me si può migliorare in modo autoctono è la caratterizzazione dei personaggi e una maggiore presenza di personaggi e storie legate all’attualità italiana. Meno copie di quello che c’è in televisione ma più originalità. Per fare un esempio, ti piace l’RKO? Ok ma o la fai perfetta o non farla perché chi ti guarda altrimenti penserà sempre ad una brutta copia della mossa di Orton, appunto di Orton non la mossa del tuo personaggio.

Grazie a Cristiano per aver risposto alle domande, spero vi sia venuta voglia di andare a vedere gli show della IWE per serate di puro divertimento. A presto!

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.