Non c’è niente di meglio delle buone e vecchie invasion, a quanto pare.

Un paio d’anni fa è toccato alla Women’s Revolution, con l’arrivo di Charlotte, Becky Lynch e Sasha Banks, quest’anno la WWE ha quasi raddoppiato la posta in gioco, facendo debuttare cinque ragazze di NXT nel giro di due giorni. Dal momento che la sottoscritta è la reporter di SmackDown, a me l’onore di analizzare la bionda, la mora e la dura(™) dello show blu.

Prima di valutare le tre ragazze singolarmente, qualche considerazione: prima di tutto, gli show principali avevano disperatamente bisogno di nuovi nomi. Sei atlete e mezzo per uno show sono decisamente troppo poche. E sì, posso capire che la divisione femminile susciti meno interesse di quella maschile, posso capire che non ci sia bisogno di avere un roster di cinquanta atlete come per la divisione maschile, ma converrete che sei è un numero risibile, tanto più che è ancora più difficile suscitare l’interesse del pubblico proponendo sempre i soliti volti. Detto ciò, spero che la Riot Squad venga ben gestita, già non mi è piaciuto che abbiano trasformato il match tra la Flair e Natalya in un Lumberjack match, dato che si conferma quell’odiosa tendenza a voler coinvolgere sempre tutte le atlete a disposizione; e badate bene, non è un male volerle coinvolgere, specialmente quando hai da gestire solo sette persone, quello che mi ha fatto storcere il naso è che tutte quante erano coinvolte nello stesso feud polpettone, che inglobava un po’ tutte. Vi ricordate l’ultima faida singola tra due atlete? Forse dobbiamo risalire al tempo dell’attacco alle spalle a Nikki Bella e al suo feud con Natalya, altrimenti abbiamo sempre avuto il Women’s Championship come punto focale e le atlete che si spintonavano a vicenda per diventare campionesse o prime sfidanti al titolo. L’aver proposto la Riot Squad come un gruppo farà presagire diverse settimane di match incrociati che sfoceranno in vari tre contro tre, ma spero che al termine di ciò avremo una divisione più variegata, con diverse faide, che non coinvolgano necessariamente i titoli.

Veniamo ora alle nostre tre nuove reclute

La prima, proclamata leader del gruppo, è Ruby Riot che, lasciatemelo dire, incarna cento volte meglio il concetto di “anti-diva” proposto da Paige, tiè, prendi e porta a casa. Non sapevo granché di lei ma ad NXT ha fatto una buona impressione; non so spiegare neanche io il motivo, ma mi da la sensazione che in futuro diventerà una Seth Rollins, uno di quei wrestler che puoi schiantare dalla cima di una gabbia la domenica e farla lottare in un No holds barred match il lunedì. Starò svisionando? La demenza è sopraggiunta in giovane età? Vedremo. Tornando a noi, se a Raw abbiamo una leader che si fa forza della sua posizione di veterana, a SmackDown le tre sembrano partire alla pari, quindi sarà fondamentale che la WWE ci faccia capire cosa abbia Ruby in più delle altre e perché sia stata scelta proprio lei come leader del gruppo piuttosto che Liv Morgan o Sarah Logan, spero che questa sia anche un’opportunità per testare il suo livello al microfono. A livello di lottato è più che buona e col tempo dovrebbe, a rigor di logica, solo migliorare.

Con Liv Morgan ho avuto sin dall’inizio un rapporto problematico. Da dove cominciare? Sul ring è scarsina, inoltre ha quell’odiosa tendenza a voler fare la “powa” nonostante non abbia il fisico, tendenza incominciata da AJ Lee e portata avanti da Sasha Banks. Indossa costumi che la fanno sembrare tutto fuorché una lottatrice, cosa che io non riesco a lasciar correre, detesto chi si presenta sul ring vestito come se fosse pronto a una sessione in palestra. Infine, sembrava voler incarnare il personaggio della combattente dura, con quella scritta “stay brutal” sul costume. Stay brutal? Hai la faccia d’angelo, sei alta un metro e un tappo e pesi un chiodo e una piuma, brutal de che? Diventami un cubo fatto di soli muscoli e ne possiamo parlare, 90cm di altezza per 90 di larghezza per 90 di peso(cit.), altrimenti inventati un personaggio più consono, chiedo troppo?

Anche se non la ritengo granché, ricordiamoci che nel wrestling servono i main eventer tanto quanto servono i jobber e i mid-carder, non sarà materiale da titolo femminile, ma il suo ruolo dovrebbe riuscire a ritagliarselo.

Veniamo alla picchiatrice del trio, la redneck del sud, al grido di “’mmmurica fuck yeah”, Sarah Logan. È quella che in WWE si è vista meno, nonostante pratichi wrestling da né più né meno anni delle sue compagne, è apparsa nel Mae Young Classic e in qualche match a NXT, poi si è deciso di portarla nel main roster, affidandole (o almeno così pare) il ruolo della più forzuta del trio. Per quel che si è visto, il look scelto potrebbe sembrare una copia dei Sanity o della Wyatt Family più che quello di un’americana del sud, perciò cercherei di caratterizzarla meglio, per esempio ho apprezzato il fatto che si sia espressa al microfono, piuttosto che giocarsi il cliché della tipa tosta di poche parole

Nel complesso, le tre ragazze rappresentano ognuna un personaggio diverso, più o meno caratterizzato, e tutte e tre possono contribuire a rendere la divisione più interessante. Sarebbe stato meglio evitare l’ennesima invasion? Si sarebbero dovute inserire come singole a poco a poco? Come ho detto, averle proposte come trio da un lato ci darà una storyline probabilmente prevedibile (vedasi match tre vs tre a caso fino allo split), dall’altro ci proporrà per un po’ qualcosa di diverso dal semplice “voglio lottare per il titolo femminile”; in ultimo, proporle come trio evita per adesso il problema di doverle presentare e gestire in singolo e sappiamo quanto in WWE sia difficile dare spazio a tutti, figuriamoci preoccuparsi di dare il giusto spazio a tre nuove debuttanti. Abbiamo visto in passato che, quando da NXT arrivavano botte di quattro o cinque lottatori, qualcuno finiva sempre per essere sacrificato e messo in secondo, per non dire in terzo, piano, dunque ben venga questa invasion, al cui termine avremo, si spera, tre personaggi ben caratterizzati e inseriti nelle dinamiche dello show blu, che una volta in singolo avranno una (si spera) solida base di partenza.