Questa notte mi piacerebbe fare un sogno.

Mi piacerebbe addormentarmi e ritrovarmi al centro di un ring. Non voglio fare il lottatore. Non voglio fare il suo avversario. Non voglio fare lo sparring partner o l'arbitro. Non voglio parlare nemmeno alla folla, nemmeno pieno di quattrini nelle tasche. Questa notte voglio fare l'ospite. L'ospite del Piper's Pit.

Voglio che questo sogno cominci piano, lento. Voglio che mi trasporti dolcemente sul quadrato, senza che nessuno mi noti, senza che né il pubblico all'arena né quello a casa mi veda. Voglio sedermi su una sedia di legno, con la tela a fare da reggente e da schienale. Voglio appoggiarmi ed osservare a lungo l'uomo che è davanti a me. Scruterò, lo giuro, quella gonna scozzese, quei quadri e quelle funi che pendono. Cercherò di capire che cosa arde nel cuore e nello stomaco di un uomo per far si che il suo cervello sia cosi intelligente ed innovativo. Mi renderò conto, piano piano, che c'è qualcosa che va oltre il cuore e lo stomaco, oltre il cervello. Mi renderò conto che quel qualcosa sta sotto i piedi. Dentro le mani. Dietro le orecchie. Intorno al collo. Sotto la lingua e lungo la schiena. Brucia la pelle e consuma. Consuma. Consuma. Fino all'osso. Ti rende invincibile, imprescindibile, indiscutibile. E' un fuoco. Che prima o poi, ti spolpa.

Seduto su quella sedia voglio rivivere ciò che ha costruito una carriera. Voglio ascoltare e riascoltare tutto. Voglio che mi si sputi del fumo in faccia, che mi si spacchi uno sgabello in testa. Voglio bagnarmi del latte di una noce di cocco e gridare a tutti che ho fatto la storia. Perché ho vissuto tutto. Tutto quanto. Ogni incontro, ogni parola al microfono. Voglio entrare nelle canzoni di Cyndi Lauper, scontrarmi contro il pugno di Mr T e fare coppia con Paul Orndorff.

Insomma, voglio cercare di assaporare per un momento, quello che è stata la fantastica vita di Rowdy Roddy Piper.

Hot Rod. Colui che è salito su un treno nel lontano 1969, e lo ha rivoluzionato mettendo ciò che era davanti dietro e viceversa. Ha rivoluzionato l'idea dell'Heel, mettendoci di fronte qualcosa che non fosse soltanto cattivo e scorretto, ma anche intelligente, furbo, pazzo, e soprattutto, incredibilmente irascibile. Pronto alla lotta. Lo ha fatto in un modo che nessun altro è riuscito mai ad imitare, nonostante gli innumerevoli tentativi. Lo ha sempre fatto per lui, per la sua passione, per quel fuoco che piano piano gli spolpava i muscoli. Lo ha fatto ponendo l'etichetta di storico a tutto ciò che guardava, puntava, interpretava e toccava.

Staranno piangendo decine di persone oggi. Staranno piangendo tutti i suoi familiari. Staranno piangendo tutti i giovani che si sono trovati nel bel mezzo del loro sogno il buon Rowdy. Staranno piangendo tutti quei ragazzi che con lui hanno condiviso viaggi, match, bevute, risse e scopate per tutta l'America. Ed oltre, molto oltre. Starà piangendo Vince McMahon. Starà piangendo The Rock. Starà piangendo anche Mr T, il suo "nemico" più grande.

Non aveva paura della morte Rowdy, almeno fino all'umana resistenza. Non aveva paura di niente. Figuriamoci se aveva paura di non poter mai sollevare quel maritato e mai arrivato titolo del mondo. Nonostante tutto il suo lavoro infatti, quella cintura, la più importante, non era mai arrivata. "Pazienza", aveva sempre pensato Rowdy. "Il pubblico, le loro grida, ecco qual è il mio titolo del mondo". Non era niente scontato con lui, nemmeno questo lo fu, sembrerebbe ovvio averlo visto almeno una volta sul tetto del mondo. Invece no.

Adesso Rowdy non c'è più. Se ne va. Ci lascia. Lo fa con 61 anni di vita alle spalle. E noi, ci ritroviamo ancora qui, dopo pochissimo dalla morte di Dusty Rhodes, a piangere un altro uomo simbolo. Un altro di quelli che ha fatto appassionare al pro wrestling migliaia di persone. Un altro di quelli come dei quali non ne nasceranno mai più. Perché certe persone sono uniche, non le si può duplicare, imitare o copiare. Semplicemente sono un pezzo più raro dell'oro, del platino o del diamante. Sono incastonati nel cielo da quando nascono ed alla loro stella tornano quando vanno via da questo mondo. Speriamo che almeno li, ognuno abbia la sua meritata ricompensa, il suo meritato titolo assoluto, la sua cintura di campione.

Guardate al cielo tutti quanti questa notte. C'è un'altra stella in più che brilla, e brilla più di ieri, perché il nucleo di tutta la sua luce l'ha finalmente raggiunta di nuovo. Guardate bene e vedrete che c'è una grande costellazione, piena di nomi e cinture, è la costellazione dei nostri amati lottatori, sempre più luminosa, sempre più celeste. Noi soffriamo qua giù per loro, ma loro sanno che dobbiamo andare avanti, perché questa è la vita. E' la natura delle cose.

Voglio finire il mio sogno poi, alzandomi semplicemente da quella sedia. Voglio guardare negli occhi quell'uomo con quella gonna scozzese che sta davanti a me, strappargli quel microfono, buttare tutto fuori dal ring, e stringerlo in un abbraccio senza fine.

Grazie Hot Rod. Grazie davvero per tutto. Non ti dimenticherò mai.   

Direttore di Zona Wrestling. Appassionato di vecchia data, una vita a rincorrere il Pro Wrestling, dal lontano 1990. Studioso della disciplina e della sua storia. Scrive su Zona Wrestling dal 2009, con articoli di ogni genere, storia, Preview, Review, Radio Show, attualità e all'occasione Report e News, dei quali ha fatto incetta nei primi anni su queste pagine. Segue da molti anni Major ed Indy americane e non.