Un altro anno ormai è andato. Siamo ai titoli di coda di questo 2017 che ci ha lasciato parecchio per quanto riguarda il wrestling: questo sarà per sempre ricordato come il fatidico anno in cui Jinder Mahal ha avuto un regno da campione massimo WWE, sarà ricordato per la reunion dello Shield, così come sarà richiamato per sempre alla memoria per essere l’anno del ritiro di The Undertaker. Un altro anno è giunto al termine, e, pensando a tutto ciò che abbiamo trascorso in questi 12 mesi, è giusto tirare le somme di questo anno particolare, qual è stato il 2017.

Quindi, riepilogando tutto ciò che è stato, negli ultimi 365 giorni la WWE è riuscita ad offrire un prodotto migliore con Raw o con Smackdown? Molti potranno pensare che lo show del lunedì sera sia stato molto meglio: infatti, la presenza di alcuni fattori, come l’ascesa continua di Braun Strowman, la grande prova di forza di Sheamus e Cesaro nella categoria tag team, per poi passare da ritorni illustri, come quello degli Hardy Boys, e da debutti importanti, come quello di Asuka, fa di nominare  lo show rosso come lo spettacolo migliore dell’anno una scelta legittima. Il mio punto di vista, però, è differente: vi sono alcuni aspetti che mi fanno pensare che Smackdown abbia avuto ancora la meglio su Raw. Certo, è una scelta molto azzardata la mia, ma ecco perchè lo show del martedì sera può essere considerato come il migliore spettacolo targato WWE del 2017:

1. Un Commisioner presente che fa la differenza

Diciamolo chiaro e tondo: Shane McMahon è stato uno dei volti più importanti dello show blu durante tutta l’annata. Non solo in quanto volto dirigenziale, ma anche come lottatore. Nonostante non sia più un wrestler di primo pelo, Shane non ha ancora rinunciato alla competizione in ring, combattendo pure di più rispetto all’anno scorso, ed inventandosi, in più di un’occasione, come arbitro speciale. Insomma, un anno nel quale Shane O’Mac ha vissuto molto più a contatto con il ring. E questo è stato un grande merito di Smackdown: mentre, nell’altro brand, Stephanie McMahon è stata assente quasi sempre, giustificando la sua lontananza con un presunto infortunio riportato a Wrestlemania 33, durante il match tra suo marito e Seth Rollins, dall’altra parte Shane ha mantenuto accesa la fiaccola di Smackdown. Attraverso rivalità intense contro due lottatori non da poco, quali sono AJ Styles e Kevin Owens, è riuscito a tenere alta l’attenzione, quando è salito sul ring soprattutto. Senza poi considerare l’enorme apporto atletico che ha dato ai suoi match: a parte il match delle Survivor Series, per l’appunto, il primogenito della famiglia McMahon ha dimostrato di essere ancora in grado di rubare la scena, attraverso momenti spettacolari creati durante i suoi match, come, per esempio, il volo dall’Hell In A Cell contro Kevin Owens nell’omonimo ppv, o la Shooting Star Press contro AJ Styles a Wrestlemania. La sua presenza non è passata inosservata, a differenza di quanto successo con Stephanie.

2. Più creatività

Dal momento in cui Smackdown è sempre stato considerato come lo show minore della WWE, negli ultimi due anni si è contraddistinto per essere lo spettacolo più innovativo e dalle scelte più audaci, e quest’anno ne è stata la riconferma: come principale aspetto di novità, durante l’annata, è stato proposto il primissimo Money In The Bank tutto al femminile, nel quale sono state impiegate proprio le lottatrici dello show blu, continuando ad alimentare l’ormai ben avviata Women’s Revolution. Una scelta tanto importante a livello storico, quanto in termini di storyline, creando anche nella divisione femminile quell’alone di mistero e di attesa che solo la valigetta che ti garantisce un match titolato quando e come vuoi sa garantire. Ma non è stato un anno innovativo solo sotto il punto di vista delle stipulazioni speciali: infatti, Smackdown ha saputo proporre anche importanti novità per quanto riguarda le singole superstar, concedendo regni titolati a wrestler che non avevano mai avuto quest’occasione, come Jinder Mahal o Baron Corbin, e proponendo accoppiate molto particolari, come quelle create tra Carmella e James Ellsworth o tra Kevin Owens e Sami Zayn. Giuste o sbagliate che siano state queste intuizioni, a Smackdown non è stato preferito l’usato sicuro, proponendo soluzioni nuove ed innovative.

3. Tag Team Division

In questo caso, è necessario fare i complimenti anche a Raw, dato che, grazie soprattutto a The Bar, ha lasciato il segno per quanto riguarda i tag team. Ma la divisione di Smackdown è stata insuperabile: trascinata di prepotenza da degli Usos reinventati eccezionalmente come heel, la tag team division dello show blu ha preso il decollo. Una categoria contraddistinta da una particolare rivalità: quella tra i già citati fratelli samoani e il New Day. Una serie spettacolare di match messi in scena, che ha visto in ogni capitolo della rivalità una perla conservare. Due coppie che, contrapposte, hanno saputo dare il meglio, creando momenti spettacolari, come il match di Hell In A Cell, ma anche momenti divertenti, come la rap battle svoltasi nel loro show di appartenenza. Una divisione portata avanti, in modo parallelo, dalla Fashion Police, che, con l’aiuto pure degli Ascension, ha saputo mettere in scena dei promo abbastanza divertenti, che, senza dubbio, hanno riscosso un disceto successo tra il pubblico. Poi, non è da dimenticare che, nell’ultimo periodo, questa categoria si è impreziosita di un grandissimo wrestler qual è Shelton Benjamin, che, a ben sette anni dal suo congedo, ha deciso di tornare per dire la sua al fianco del suo talentuosissimo compagno, Chad Gable. Infine, menzione d’onore per la nuova coppia formata da Rusev e Aiden English, che, nei prossimi mesi, ci farà sicuramente divertire. Chapeau.

4. Superstar Shake-Up

È evidente: tra Raw e Smackdown, lo show che ha beneficiato maggiormente del Superstar Shake-Up è stato proprio quello del roster blu. Sono stati rubati membri molto importanti da Raw: basti pensare che coloro che sono stati per larga parte dell’annata precedente Universal Champion e Raw Women’s Champion, ossia Charlotte e Kevin Owens, sono entrambi passati allo show del martedì sera. Senza poi considerare i debutti significativi che hanno ulteriormente alzato il livello a Smackdown: primi di tutti, Shinsuke Nakamura e Bobby Roode sono stati due innesti importantissimi per il brand. Due potenziali main eventer sono finiti nello stesso roster, e tutto questo è sicuramente oro che cola per lo show blu. Passa in secondo piano, poi, il debutto di uno dei preferiti del pubblico di NXT: The Perfect Ten, Tye Dillinger, che, nonostante vi sia l’impressione che non si toglierà particolari soddisfazioni in WWE, la sua parte la può fare. Per quanto riguarda le mosse in entrata, quest’anno Smackdown ha battuto la concorrenza.

5. Un campione mondiale sempre presente

È vero: Jinder Mahal non è stato assolutamente uno dei campioni migliori della storia. Difese titolate mai ottime, match che non vanno oltre una valutazione discreta, e tante mancanze ancora da migliorare. Però, è sicuramente meglio avere tutto ciò che avere un campione che presenzia solo in determinati periodi dell’anno, assentandosi spesso e volentieri. Il più grande vantaggio di cui Smackdown ha potuto usufruire in questo 2017, rispetto a Raw, è il fatto di aver avuto un campione assoluto sempre presente. D’altronde, come può funzionare alla perfezione uno spettacolo privo della sua attrazione principale? La mancanza del campione universale si è sentita nello show rosso, così come ne ha risentito la cintura stessa, la quale ha perso molto valore, proprio come successo nel 2015. Jinder Mahal, quindi, ha avuto la fortuna di rendere comunque onorevole il suo regno da campione a confronto con quello di Lesnar, dato che le sue presenze sono state limitate al contagocce. E poi, adesso Mahal è stato rimpiazzato a dovere, con un campione fenomenale che ne ha preso il posto. Con Styles, Smackdown può aumentare ancora di più il gap.

E voi, pensate che il 2017 sia stato l’anno di Raw o di Smackdown?

The Notorious