“Siamo live dalla Impact Zone di Orlando, io sono Shane McMahon!”: questo è uno dei ritornelli che han girato maggiormente nell’ultima settimana. Si è infatti acceso l’interesse della WWE sulla TNA, l’ennesima prova di forza di un colosso solido che può metter in difficoltà qualunque competitor gli si voglia avvicinare.

La WWE ha iniziato a pensarci col proposito di arricchire la propria libreria video: inserire tutti i ppv, tutti i dvd, tutti i match di peso e sfruttare questo fatto per creare nuovi “The rise and Falls of…”, o memoriali che dimostrino l’assoluta inadeguatezza della competizione. Raccontare come hanno vissuto quel fatidico 4 gennaio 2010, sentire dai protagonisti gli obiettivi e le emozioni. Tutto molto bello, una miniera d’oro da sfruttare magari per riportare Kurt Angle a Stamford e raccontare la serie di match ottenuta con Samoa Joe. Sarebbe facile effettuare questo passaggio ma in realtà non lo è: la TNA ha 7 milioni di dollari di debiti, una cifra irrisoria che la WWE però non vuole rilevare. Perché? Perché sarebbero soldi dati al vento sapendo che nel giro di poco tempo la compagnia dei Carter potrebbe andare in bancarotta ed esser rilevata per due bruscolini. E poi per Dixie sarebbe ammettere una sconfitta bruciante, mai si sognerebbe di darla vinta agli altri; mai si sognerebbe di vedere il proprio giocattolo nelle mani di eventuali competitor. Nel 2003, nel periodo di massimo risanamento economico, Vince McMahon si fece vivo con 4 milioni di dollari per rilevare la TNA. La Carter reagì male: “Non darò mai la TNA alla WWE per un senso di rispetto per Jeff (Jarrett) e per non vederla distrutta definitivamente”. E proseguì, con alti e bassi, errori su errori e qualche genialata, qua e là, condita da sogni improbabili ma belli da vivere.

Ed è così che in mezzo al pop alla Justin Bibier o alla Kesha si inserisce il rock degli Smashing Pumpkins. Dal suo arrivo, Billy Corgan ha fatto il massimo: Impact è diventato un programma maggiormente godibile, con una linearità nelle storyline dovuta anche alla non necessità di correre e trovare soluzioni affrettate giusto per attirare maggiori spettatori. Ha messo tanti soldi su questo progetto che fatica a decollare, sta lottando per tenerlo in vita e se ieri notte si è tenuto Bound For Glory lo dobbiamo al suo estremo coraggio. Sta provando ad allungare i tempi per allungare i negoziati per comprare la TNA, per dare una nuova svolta. La Carter nicchia, ancora fa fatica a staccarsi dal sogno; Corgan, con tutta la sua buona volontà, cerca appoggio ma è anche vero che i debiti sono debiti e non basta pensare ad un cambio di nome e di brand.

Billy Corgan e Vince McMahon sono nella miglior posizione possibile. Però… però, per quanto abbiamo già spiegato la posizione, della WWE, perché mai Corgan potrebbe rilevare una federazione in rotta di collisione? Non sarebbe più semplice se la lasciasse morire, creasse un nuovo brand, mettendo sotto contratto gli attuali atleti del roster? Ha i contatti giusti, la fiducia, l’esperienza per farlo. Non dovrebbe pagare creditori, non dovrebbe sopportare il macigno degli ultimi anni. Avrebbe credito per fare qualcosa di nuovo, con nuove disposizioni ed una crescita lenta che non mettesse nel radar la WWE ma la capacità di divenir realmente la seconda federazione d’America.

Le prossime settimane saranno decisive e forse, forse, la storia cambierà ancora. Manca poco al nuovo ribaltone, se mai ci sarà, se mai la Carter deciderà di fare una cosa giusta.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.