Parliamo di midcarding. Bella roba direte voi, in quanto troppo spesso all’argomento in questione sono legati concetti come passabile, mediocre o noioso. Invece la realtà dei fatti è ben diversa, e verrà dettagliatamente spiegata in questo articolo: più raggelante di una secchiata di “Freddolone” Algida negli slip, ecco a voi l’editoriale odierno.

Summerslam è stato uno dei PPV meglio strutturati degli ultimi anni. E non è stato un successo solo per il main event in se: tutta la card, da capo a piede, aveva alle spalle un minimo di storyline a supporto dei match stessi, e questo tanto basilare quanto bistrattato concetto ha reso l’intero evento qualcosa di coinvolgente, in modo più o meno intenso a seconda dei momenti.

Un PPV dovrebbe essere proprio così. Un main event per il Titolo, un paio di “attrazioni speciali” come il Lumberjack match e l’incontro/angle tra Stephanie McMahon e Brie Bella, tre o quattro match di spessore diverso ma con un minimo di storia alle spalle, un buffer match ed un opener ben lottato per far partire il tutto con il piede giusto. Pensateci bene: pur non avendo avuto picchi di eccellenza assoluta o candidati a match dell’anno, Summerslam è stato uno dei PPV maggiormente graditi e gradevoli degli ultimi anni, in cui tre ore e mezza sono sembrate tutto fuorchè un’eternità. Una struttura tutto sommato logica, semplice e non difficile da costruire in virtù delle 7 ore settimanali a disposizione della WWE: molto meglio un segmento tra Brie e Steph piuttosto che Titus e Slater contro gli Usos, di gran lunga preferibile una vignetta tra Rusev e Swagger piuttosto che Sheamus Vs Jobber versione 18.0.

Partiamo dall’inizio, ossia dall’opener. Ziggler è esattamente ciò che un Campione Intercontinentale (in senso storico) dovrebbe essere, ossia quel worker in grado di garantire 10-15 minuti di qualità contro chiunque in qualsiasi occasione. E Miz ha finalmente trovato la sua reale connotazione: un heel da midcard, a tratti comedy ma non troppo, in grado di suscitare un interesse medio in caso di sconfitta netta o vittoria immeritata. Bene, sono convinto che il ruolo di “portiere degli show” sarà ben interpretato da un wrestler completo come Ziggler, così come sono convinto che in quest’ottica vi siano (poche) possibilità per il Titolo Intercontinentale di riacquisire un minimo di prestigio. Detto questo, passiamo alla “sostanza” di Summerslam.

Jericho Vs Wyatt è sicuramente un match attaccabile, ma solo ed esclusivamente in virtù del fatto che le aspettative alla vigilia erano forse ingiustificatamente elevate: il lavoro microfonico svolto dai due ha avuto un crescendo apprezzabile nelle ultime due settimane, mentre sul quadrato l’ex Husky Harris ha dimostrato di andar forte in compagnia di worker in grado di trainarlo (Bryan e Rollins su tutti) ma di peccare leggermente in termini di “autonomia da ring”. A questo aggiungiamo che Jericho resta un ottimo worker ma andrebbe protetto con avversari un tantino più giovani ed allenati (anche qui, Bryan e Rollins su tutti oppure Ziggler nel precedente stint) ed il risultato è stato un match, a mio avviso, non eccellente come romanticamente ma irrazionalmente ci si aspettava ma comunque più che sufficiente, con il corretto minutaggio e l’uomo giusto ad andare over.

Il vero “capolavoro del midcarding”, tuttavia, è stato Rusev contro Swagger. Nel 2014 una gimmick come quella del Bulgaro è piuttosto anacronistica, così come i discorsi da guerra fredda estinti quasi 25 anni fa. Tuttavia il suo character sta funzionando, e la credibilità da heel “serio” continua a crescere nonostante l’assurdità della gimmick: la chiave del suo successo non è soltanto Lana, buona come i pancake caldi serviti da Belen in lingerie su di un’amaca al tramonto, ma anche la tipologia di avversari che il buon Rusev sta annientando. E Swagger, in questo, è stato un piccolo capolavoro dicevamo. Capovolgere la gimmick del Real American, rendendola quasi immutata nei contenuti ma facendo un vero proprio 180° dal punto di vista psicologico, è stato qualcosa di estremamente funzionale alla faida, rendendo Jack non una semplice vittima sacrificale per un nuovo wrestler bisognoso di vittorie, ma un personaggio da cui essere coinvolti e da sostenere contro il brutale despota Bulgaro: in questo senso, anche Mark Henry si presenta come un avversario altamente funzionale alla gimmick del suo avversario. Un bel successo insomma, visto il nulla cosmico che contraddistingue Swagger da molto tempo a questa parte.

Passando rapidamente al resto della card, il match tra i due membri dello Shield è stato uno dei pochissimi Lumberjack match decenti dall’alba dei tempi, l’incontro tra Reigns ed Orton è stato gestito sufficientemente dal punto di vista tattico (12 minuti di abulia e 2 minuti di dinamismo) ma, a mio avviso, ben lungi da una sufficienza da semi-main event mentre il vero Main Event è stato un angle geniale dal punto di vista psicologico, un piccolo capolavoro targato Heyman, Cena e Lesnar che si è reso invalutabile dal punto di vista “tecnico” pur essendo straordinariamente d’impatto e coinvolgente. Tuttavia la vera chicca creativa è stata un’altra.

Tralasciando il vero buffer match di Summerslam valido per il Divas Title, l’angle che ha visto coinvolte Steph e Brie è stato qualcosa di estremamente interessante da molti punti di vista. Nel momento in cui si contrappongono due non-wrestler (perché definire Brie una wrestler sarebbe pretenzioso ed inesatto) non ci si può aspettare un incontro per sofisti della tecnica e puristi dell’eleganza stilistica, a cui raccomando di star lontano dal prodotto WWE e vedere solo il G1 e la ROH. Ciò per cui vale la pena nutrire aspettative, in fin dei conti, è avere un coinvolgimento dal punto di vista emotivo, avere una forma qualsiasi di intrattenimento: per questo, in breve, è molto più interessante avere nella main card questa tipologia di intrattenimento al posto di, che so, un Cesaro Vs RVD messo su senza ne arte ne parte. Il secondo match sarà senza dubbio meglio combattuto, ma assolutamente meno intrigante. Stephanie McMahon è stata in grado di rendere interessante Brie Bella, un’attrice pessima superata in pochezza solo dalla sorella gemella, a testimonianza che il DNA nasconde verità intangibili ad occhio nudo ma scuramente reali. Questo Angle (e l’outfit da denuncia di Steph) ha regalato 15 minuti di buon intrattenimento, ed è più di quanto possa dire del 75% del prodotto attuale in senso lato.

Ciò testimonia il ruolo cruciale di uno dei fattori più importanti e sottovalutati del wrestling: quello creativo. Posso vedere Rollins Vs Ambrose in match da 30 minuti a settimana senza soluzione di continuità, ma senza una storyline alle spalle in grado di catturare il mio interesse e la mia attenzione, gli sforzi che questi due atleti potrebbero compiere mettendo a repentaglio la loro incolumità risulterebbero essere vani, inefficaci e sprecati. Il team creativo ha il compito di valorizzare il gesto tecnico in ring, esaltare con la coerenza nelle storyline i promo dei propri performer, garantire un briciolo di novità in una forma di intrattenimento, per sua natura, diuturna, ciclica e ripetitiva.

Ben venga dunque la creatività applicata non solo al main event, ma soprattutto al midcarding, considerando che in 3 ore di Raw almeno tre quarti dello show sono “occupati” da questo fondante ma spesso dimenticato concetto.

Danilo