“I see the line in the sand, time to find out who I am…”

Il verso con cui si apre il ritornello della theme song dell'Evolution è, forse, quanto di più adatto possibile per descrivere la situazione attuale dello Shield; infatti, la “line in the sand” di cui parlano (o meglio, cantano) i Motorhead rappresenta quel bivio cui ognuno si trova di fronte ad un certo punto della propria vita, il quale, una volta raggiunto, ci rivela, in maniera definitiva e irreversibile, chi siamo veramente e se, da un lato, può sancire il nostro trionfo e, quindi, dare un senso e un seguito a quanto si è fatto fino ad allora, dall'altro lato, invece, può concretizzarsi in un terribile fallimento che vanifica tutto ciò che si è posto in essere per giungere fino al momento della verità.

E' quantomeno curioso che questa “line in the sand” per lo Shield sia costituita proprio dall'Evolution; del resto, gli Hounds of Justice hanno debuttato ormai un anno e mezzo fa, hanno superato qualunque ostacolo essi abbiano trovato sul proprio cammino (rimediando, sotto questo punto di vista, all'errore commesso con il Nexus) e, dopo qualche dissidio interno che sembrava poter condurre alla dissoluzione della stable, Seth Rollins, Dean Ambrose e Roman Reigns sono tornati sulla stessa lunghezza d'onda e, adesso, sono pronti ad affrontare quella che, probabilmente, è la più dura delle battaglie da quando i tre sono giunti alla corte dei McMahon, ossia la rinata Evolution.

Quest'ultima si è riformata a sorpresa, ma a dir la verità neanche tanto visto che, fin da quando è tornato in WWE, Batista si è avvicinato all'Authority e quindi a Triple H e al suo “pupillo” Randy Orton. I rimandi a quella che è stata la principale fazione del decennio scorso nel mondo del wrestling si sono sprecati, fino a culminare nella reunion dell'ultima puntata di Raw, dove i tre veterani hanno inferto il colpo di grazia ai tre giovani in rampa di lancio, inevitabilmente stremati dall'inarrestabile assalto di ben undici Superstar, nel corso di un handicap match punitivo voluto dallo stesso Triple H.

Ora, sulla scelta di resuscitare l'Evolution si può discutere: chi è scettico al riguardo afferma, e non a torto, che sia venuto meno l'obiettivo originale della stable, ossia quello di unificare in un solo gruppo il meglio che il wrestling avesse offerto nel passato (Ric Flair), potesse offrire nell'allora presente (Triple H) e avrebbe potuto offrire per il futuro (Randy Orton e Batista). D'altronde, Triple H è ormai semi-ritirato dalla competizione in-ring e sempre più proiettato verso ruoli dirigenziali, Batista e Randy Orton si sono già affermati negli anni, seppur con alti e bassi, come main eventer o comunque elementi di spicco della federazione di Stamford, mentre Ric Flair, per ovvie ragioni anagrafiche, ha appeso gli stivaletti al chiodo e, per adesso, è l'unico membro il quale non ha ancora preso parte a questa rimpatriata.

Tuttavia, a mio parere, sono diversi gli aspetti positivi che si accompagnano alla rinascita dell'Evolution: innanzitutto, checché se ne dica, l'effetto nostalgia (almeno nel breve termine) non ha mai fatto male a nessuno, e sfido chiunque segua il wrestling da una decina d'anni a dire di non avere provato nulla nel sentire nuovamente “Line In The Sand” e nel vedere quel simbolo campeggiare sul Titantron.

Inoltre, il ritorno dell'Evolution trova risvolti felici anche sul piano pratico, in quanto consente di prendere i proverbiali due piccioni con una fava; con una sola mossa, infatti, si riesce, in primis, a giustificare l'allontanamento, anche soltanto temporaneo, di Batista e Randy Orton dal giro titolato senza veder compromesso più di tanto il loro status di #1 contenders, messo in freezer per permettere a Daniel Bryan di consolidare il proprio regno da WWE World Heavyweight Champion con una difesa del titolo contro un solido avversario di transizione (chi ha detto Kane?); per di più, in questo modo, si viene a creare una faida con lo Shield dalla quale quest'ultima potrebbe trarre grande giovamento. Non a caso, nel corso di questa settimana, sono emerse voci non meglio precisate su un possibile incontro fra le due stable, che dovrebbe avere luogo in quel di Extreme Rules e che potrebbe consacrare la più giovane delle due. Del resto, i tre membri dell'Evolution, pur avendo ormai una certa età (Orton a parte), sono figure affermatissime nel panorama mondiale della disciplina, ed è proprio per questo motivo che un'eventuale vittoria dei tre “giustizieri” andrebbe sicuramente a rafforzare la loro credibilità e importanza all'interno della federazione di Stamford; per farla breve, battere Triple H, Batista e Randy Orton in un'unica volta “fa curriculum”!

D'altro canto, però, è chiaro che una vittoria dell'Evolution sarebbe, di fatto, inutile ai suoi membri e finirebbe per stroncare i sogni di gloria dello Shield, che farebbero diversi passi indietro nella gerarchia del roster WWE; piuttosto, una sconfitta per i tre ribelli potrebbe avere senso soltanto in una storyline di lunga durata, magari con destinazione Survivor Series, che dovrebbe comunque concludersi con il trionfo dello Shield. Tuttavia, la frenesia dei booker WWE, sempre più dediti all'arte dell'improvvisazione e incapaci di pianificare a lungo termine (basti pensare all'ingresso di Daniel Bryan nella Wyatt Family, prontamente abortito dopo la reazione negativa del pubblico), e il probabile ritorno di Orton e Batista nell'orbita del titolo mondiale sembrano escludere quest'eventualità e suggerire che il match di Extreme Rules possa già concludere il feud tra le due fazioni.

A proposito dell'incontro che sembra, dunque, prospettarsi per il prossimo Pay Per V.., pardon, Special Event, si può ragionevolmente prevedere che si tratterà di un No-Disqualification match in cui l'Evolution, approfittando della stipulazione, potrebbe farsi aiutare da altre Superstar, come accaduto in occasione dell'ultimo Raw, magari capeggiate da un redivivo Ric Flair. Questo lascerebbe, inoltre, qualche spiraglio ad un ipotetico intervento di Daniel Bryan (magari reduce dalla difesa del titolo), il quale restituirebbe così il favore allo Shield che, nella settimana post-Wrestlemania, è più volte giunto in soccorso del nuovo WWE World Heavyweight Champion, a dispetto della rivalità che li ha visti continuamente contrapposti nell'ultimo anno e mezzo.

Nulla di tutto ciò è ancora ufficiale, certo, però, sono sicuro che, se si verificheranno gli scenari prospettati, lo Shield potrà vantarsi di una vittoria di tutto rispetto contro tre fra i più importanti lottatori degli ultimi 10-15 anni e, last but not least, chi si è avvicinato al wrestling una decina di anni fa (come il sottoscritto) non potrà che essere contento nel rivedere, anche se per poco tempo, quella stable che ha dominato in lungo e in largo RAW per ben due anni. In questo modo, inoltre,  avremo così tre Superstars pronte ad essere lanciate in zone sempre più alte della card, a prescindere dal fatto che restino insieme per molto tempo o splittino già tra qualche settimana. 

Meglio di così…

 

 

Cercatore di notizie nonché, occasionalmente, editorialista, reporter e co-fondatore e co-curatore della rubrica "La Theme Song del giorno". Appassionato di wrestling di lunga data che odia l'ipocrisia e l'apriorismo sterile. Il suo compito è portare avanti l'opera di salvezza intellettuale avviata da Damien Sandow, ora noto come Aron Rex, a costo di passare per grammar nazi. Segue, in un'ottica dialettico-inclusiva, tante federazioni, dalla WWE alla PWG, passando per TNA, ROH, NJPW, NOAH e Lucha Underground. Il Nexus, Christian, CM Punk, Daniel Bryan, Seth Rollins, Bray Wyatt, Undertaker, The Brian Kendrick e, ovviamente, Damien Sandow, ora noto come Aron Rex, sono tra i suoi lottatori preferiti, senza dimenticare AJ Styles, Chris Hero, "Broken" Matt Hardy, il Bullet Club, i War Machine, Pentagon Jr, Minoru Suzuki, Satoshi Kojima, Tomohiro Ishii e Togi Makabe.