Salve a tutti amici di ZonaWrestling, ben ritrovati sul nostro portale! Sono Giuseman e quest’oggi ha inizio un nuovo progetto che ci porterà, da nord a sud e da est a ovest, a scoprire il lato “oscuro” del wrestling italiano.

Un connotato sconosciuto ai più, un dietro le quinte che parte mesi/mesi prima di uno show di wrestling, il prodotto finito venduto ai propri acquirenti, ovvero voi fan. Cavalcando l’onta mediatica, tra circa un mese The Great Beyond si prenderà le scene italiane. Io stesso sarò presente ad Almenno San Bartolomeo, specifico per chi non conoscesse ma dubito, per un evento italiano/internazionale, come l’ASCA ha sempre abituato in questi anni, dove è cresciuta esponenzialmente come “portatrice sana di sogni” qui nella nostra penisola.

Ma, e poi prometto di chiudere quest’enorme/pallosa introduzione, non si parlerà di The Great Beyond, sostanzialmente… almeno non di quello che andremo a vedere, bensì della sua costruzione. L’idea, la ricerca, la condivisione, le discussioni, i biglietti aerei, il booking… e via discorrendo. Per far questo, c’è qui oggi con noi uno dei Four Horsemen dell’ASCA Wrestling, Andrea Tagliabue.

Ciao Andrea e benvenuto su questa nuova rubrica di ZonaWrestling! Essendo il primo ospite, ti spiego brevemente. Questo pezzo spiegherà ai più cosa c’è dietro l’organizzazione di un evento di wrestling, ovviamente con vista sul prossimo show proposto da voi, The Great Beyond, con ospiti internazionali di livello mondiale. Partiamo dall’idea: cosa c’è alla base di uno show di wrestling? Qual è la prima cosa che pensi quando ti svegli al mattino e decidi (in questo caso decidete) di proporre uno show di wrestling?

Cosa c’è alla base di uno show di wrestling? Innanzitutto secondo me tre cose, le tre domande a cui dobbiamo rispondere sempre immediatamente appena concettualizziamo l’idea di proporre un nuovo show. Escludendo le domande “dove” (dato che abbiamo trovato nell’Almenno Dome la nostra fissa dimora) e “con chi” (visto che in quanto gruppo di persone abbiamo la nostra federazione, l’ASCA appunto), le tre domande riguardando fondamentalmente:

A) il capitale da investire

B) il concept dello show

C) la strategia per rientrare il più possibile del capitale investito

Sono tre domande, ma in realtà sono strettamente collegate dal punto B, perché il concept dello show contiene in se sia una stima del capitale necessario a realizzarlo, sia i motivi per cui un fan dovrebbe acquistare questo show, e perciò appunto la strategia messa in campo allo scopo di rientrare. Ci sono nomi che in certi momenti vendono ed in certi altri no, ma soprattutto è fondamentale dare al proprio show un’identità che risulti perfettamente comprensibile ai fan. Perché è proprio questo che li attrae e spinge a voler partecipare ad un evento.

Si tratta di un fattore che pur nella sua assoluta indefinitezza ha un peso reale, e fa si che ad esempio due show sulla carta identici per star power, magari risultino l’uno interessantissimo per il pubblico e l’altro di scarso interesse. E’ come se ci fosse un momento storico adatto per svolgere uno show e tutto il resto dei momenti fossero inadatti….e si tratta ovviamente di intuire qual è quel momento adatto. E’ chiaro che in paesi dove il wrestling è nella cultura popolare, oppure con quelle federazioni che danno ai loro show una cadenza almeno mensile, il problema del “momento storico” quasi non si pone… noi però agiamo in un panorama ancora giovanissimo, dove fondamentalmente quasi non esiste un pubblico “fisso”, ma il fan tende piuttosto alla sottrazione, a voler vedere tra tanti eventi in competizione solo quell’unico che risulta come il più interessante. Ovviamente è molto difficile agire in una situazione del genere… ma il panorama lo si sta costruendo. La scena del wrestling italiano sta finalmente nascendo.

 

Uno dei principali compiti, da molti sottovalutati, è la simbiosi con gli atleti. Quanto confronto c’è con coloro che porteranno alle luci della ribalta l’idea iniziale? Quanto influiscono sul cambiamento e la riuscita del tutto?

Questo è un campo di cui si occupa più direttamente Silvio Saccomanno, tuttavia posso rispondere anche io questa domanda un po’ perché so quanto sia fondamentale il suo ruolo, un po’ perché incidentalmente anche io ho avuto a che fare con gli atleti nei giorni degli show, e con il soddisfacimento dei loro bisogni. Anche qui, è fondamentale riuscire a creare una certa identità all’ambiente, comunicarla ai wrestler invitati così come lo si fa con i fan, in modo che si sentano a loro agio e capiscano come comportarsi. Nell’essere umano la massima paura, quella che causa il vero e proprio panico, a mio modo di vedere è il non capire dove ci si trova e perciò non sapere nemmeno in che modo comportarsi. I nostri codici comportamentali, di noi “persone normali” sono molto, molto, molto più restrittivi di quanto appaiono… e questo risulta evidentissimo quando si ha a che fare con persone nuove, con stranieri magari, che non sanno cosa aspettarsi da te. Riuscire a comunicarglielo ancor prima di aprire bocca, riuscendo appunto a “vendere” anche a loro un certo ambiente, rende il tutto più semplice.

La simbiosi in questo senso, ha prodotto ad esempio l’attaccamento di Trent alla nostra realtà, ma anche quello di molti altri atleti meno ricorrenti nelle nostre card come Zack Gibson, Damian Dunne, Chris Renfrew, i 2 Unlimited e via dicendo…

Ora, non ho parlato minimamente di quel che riguarda ciò che succede in-ring, ma è evidente che l’ambiente che tu proponi al wrestler ha un’incidenza diretta su ciò che lui farà sul ring. Il nostro calore, corrisposto dal calore dei fan presenti agli eventi, generalmente ha sempre spinto gli atleti a capire che tipo di match mettere in scena. L’ASCA punta su pochi show dalla grande importanza (per noi), e normalmente i wrestler capiscono la storicità, per noi, dei match che devono disputare. Chi rimane affascinato dall’idea di scrivere la storia di questo piccolo paese alla periferia dell’impero del wrestling è proprio chi poi abbiamo richiamato più spesso.

 

Abbiamo parlato di atleti, ma siamo già al prodotto finito, o quasi. Ci sono un miliardo di attività secondarie da fare e, una di queste, è la pubblicità. Sia diretta sia via social, ormai la via telematica per eccellenza nel divulgare informazioni, anche nel nostro ambito. Quanto è importante programmare un certo annuncio ad una determinata ora di un giorno x?

Sarò sincero, non l’ho ancora capito. Abbiamo il sentore che sia molto importante, e abbiamo visto quanta differenza fa anticipare la pubblicità in modo eccessivo e trovarci con l’hype in discesa nei pressi dello show (a “This Means War” ad esempio), oppure a ritardarla troppo, come nel caso di “Unlimited Ambition”, rispetto a vie di mezzo come la “Super 8 Cup III” e questo “The Great Beyond”. Non abbiamo ancora trovato la formula giusta, ammesso che ce ne sia una che vada bene anche solo per due eventi consecutivi. Quel che è certo è che bisogna organizzare una scansione delle news da dare (e almeno questo però lo sapevamo fin dall’inizio), che sia il più possibile in salita… è necessario, inoltre, dare indizi e far partecipare il fan anche alla decriptazione degli stessi, i tifosi si devono sentire parte attiva nel disvelamento dell’identità dei vari partecipanti, e non li si deve mai abituare all’idea di avere (o non avere) un contenuto quotidiano. Valga un esempio, riguardo ad una cosa con la quale mi sono divertito troppo… il giorno in cui dovevamo annunciare Pete Dunne (wrestler la cui presenza ormai era stata intuita da tutti), ho iniziato un countdown, riuscendo a concentrare un po’ di attenzione….poi ho interrotto il countdown sul -2, per una mezz’ora buona, ed è stato lì che davvero si è catalizzata l’attenzione massima (nel nostro piccolo, non siamo né la WWE né la PROGRESS ovviamente, abbiamo a che fare con decine di persone, non con centinaia o migliaia chiaramente). Sembrano cavolate, ma sono a dir poco fondamentali. Per fare una buona pubblicità per me bisogna giocare con i propri tifosi e divertirsi. Ed è molto bello, secondo me. Per quanto riguarda invece l’orario dell’annuncio… secondo me quello conta molto di meno. Considerando che al giorno d’oggi l’attenzione su un fatto dura massimo dalla mattina alla sera, prima dai la notizia meglio è.

 

Parliamo ora di condivisione, rompendo un po’ la quarta parete. Dunque di booking. Quanto volte lo script di un evento subisce variazioni? Quante volte al giorno un promoter, come te e voi dell’ASCA, pensa all’evento venturo mettendo mano agli appunti o parlandone tra voi?

I miei soci in ASCA credo odino la mia tendenza a voler modificare parti della card all’infinito, in cerca della soluzione migliore. Mi odiano, ma secondo me sono anche loro così, e la cosa buona è che ogni volta che si riapre la discussione su qualcosa, tutti partecipano, ed immancabilmente troviamo SEMPRE una soluzione che non solo soddisfa tutti, ma che è sempre proprio la preferita da tutti. C’è sempre unanimità nel booking. Non so come ciò sia possibile, ma credo che sia ciò che sta tenendo in piedi l’ASCA negli anni. Comunque, di norma, succede solo una volta al giorno che mi sveglio col desiderio di modificare qualcosa nella card. Solo una volta al giorno, ma quasi tutti i giorni, finché la card non si stabilizza nella forma migliore. E normalmente questo accade ancor prima dell’inizio degli annunci, però.

 

Capitolo stranieri. Voi vi siete sempre proposti più come una realtà internazionale, ovviamente, affiancando ad italiani di livello altissimo, come Lupo, Charlie Kid, Iceman per citarne tre storici, atleti di fama mondiale come Zack Sabre Jr, Trent Seven, Tommy End… e potrei citarne decine, fino ad arrivare a Pete Dunne, Tyler Bate e Davey Richards che, non me ne vogliano gli altri nomi spettacolari che porterete a Settembre, sono i vostri pezzi da 90. Com’è il rapporto con loro? Cosa c’è dietro l’ingaggio di uno straniero così importante ed in voga?

Avendo seguito una strategia specifica per ingrandirci, non capita spesso che qualche straniero ci ignori. Non capita spesso, ma capita purtroppo. Capita perché ovviamente chi non sa chi sei nemmeno ti risponde… nessun wrestler vuole combattere in una federazione che non conosce. Fortunatamente la maggior parte dei wrestler europei ora ci conosce… e l’obiettivo è essere conosciuti anche oltre al continente, almeno dagli addetti ai lavori, ossia i wrestler ed i promoter. Le stesse dinamiche di espansione di un prodotto dal punto di vista delle vendite, dalla realtà regionale a quella nazionale, da quella nazionale a quella continentale, e di lì al mondo, accadono ancor prima all’interno della federazione, con le persone che devi coinvolgere per poter realizzare i tuoi spettacoli. Potrei fare un esempio anche partendo dal piccolissimo… se io fossi Fernando Rossi, una persona che non conosce direttamente nessun wrestler italiano, e mi mettessi ad organizzare uno show, farei una fatica enorme a trovare wrestler ITALIANI da far combattere al mio evento… o anche solo, se non ho un ring, ad affittarlo. Serve sempre o qualcuno che mi faccia da garante… oppure mostrare i soldi in anticipo. E non è detto però che i soldi siano il passpartout definitivo. Questa stessa dinamica che vi ho descritto, funziona ancor di più a livello di wrestling europeo, o se si tratta di far muovere atleti da un’altro continente. Perché questi dovrebbero prendersi l’impegno di muoversi dall’America all’Europa e segnarsi la data sul calendario? Solo sulla parola? Se però ti chiami RevPro, Insane Championship Wrestling o OTT, allora cambia tutto. Prima ancora di costruirsi una fama all’interno, con i tifosi, è necessario sapersela costruire all’interno, con i wrestler appunto. Non è difficile immaginare, ad esempio, che senza la mediazione di Trent Seven sarebbe stato ben difficile avere nella card di “The Great Beyond” Pete Dunne e Tyler Bate, atleti ad oggi tra i più richiesti al mondo. La sua funzione di mediatore e garante per noi è ovviamente stata fondamentale.

 

Arriviamo, ora, al pre-show. Ovvero gli ultimi preparativi, gli ultimi accorgimenti a 48/72 ore prima dell’evento in sé. Quali sono le cose fondamentali da non scordarsi, ancora ora c’è diversa ansia dietro quella che sarà, ormai, l’ennesima volta che vivrete una vigilia così?

Io sono già mesi che sogno sempre, in modi diversi, di svegliarmi il sabato 16 settembre alle due del pomeriggio, e di essermi scordato tutti i vari atleti all’aeroporto. Siccome ogni altra cosa l’abbiamo già sbrigata precedentemente, ed il palazzetto è praticamente già pronto in ogni cosa con giorni e giorni di anticipo, all’interno del mondo della mia ansia c’è posto solo per questo: il terrore che qualcosa vada storto con i voli. Dagli uragani (come a This Means War) a voli inspiegabilmente atterrati in altri aeroporti (sempre This Means War) a wrestler che escono dall’aeroporto e vanno a farsi un giro (sempre This Means War, LOL) è capitato di tutto. E poi ovviamente c’è la paura che accada qualcosa di imprevisto. C’è SEMPRE qualcosa di imprevisto. Ho scritto un file di trenta pagine a riguardo, relativamente alla sfighe capitateci nella costruzione dei nostri show. TRENTA PAGINE.

 

Chiudo con il capitolo economico. Non entrando nel dettaglio, in Italia è molto difficile portare un qualcosa del genere, sul filo tra hobby/secondo lavoro come una realtà importante, dando seguito di show in show ad un filo conduttore che li unisca tra loro. Il tutto, ovviamente, dipende sia dal tempo sia dal fattore economico, con le varie spese che comporta uno show come il vostro o come qualunque, anche se in maniera minore, qui in Italia. Cos’è che vi spinge a fare questo, oltre alla passione che si vede lontano un miglio? Cosa vi spinge a sbattersi a destra e manca, investendo così tanto su una scena wrestling che in Italia fatica assai ad emergere rispetto ad altre nazioni Europee? 

Qui parlo per me perchè non so effettivamente cosa spinga gli altri, e immagino che sia per ciascuno qualcosa di diverso. Nel mio caso, quasi ogni volta giuro che sarà il mio ultimo show finchè poi non mi capita di vedere i match, dal vivo o su schermo, oppure di partecipare nel pubblico all’evento. Ovvio che sono di parte, ma i match che proponiamo mi piacciono praticamente tutti ed infatti non riesco mai ad accettare di mettere in card qualcosa che considero mediocre… mi fa star male. Vedo i match e sono ripagato di tutto: delle fatiche, del tempo perso, dei giramenti di cazzo, dei dolori di stomaco, delle tensioni, dei soldi spesi, dei rischi… di tutto. Il giorno in cui questo dovesse spegnersi è estremamente probabile che smetterei. Poi invece dal lato più concreto c’è un’altra cosa, c’è il fatto che effettivamente, anche se nella nostra particolarissima maniera, stiamo crescendo. Pure in maniera impetuosa, aggiungerei, numeri alla mano. E attorno a noi crescono anche gli altri, e mi piace pensare che ciò sia anche dovuto a qualcosa che abbiamo fatto noi. Probabilmente mi sbaglio, ma mi piace pensarlo. 

Ti ringrazio per il tempo speso e ti saluto a nome di tutti i membri dello staff di ZonaWrestling! Ci vediamo ad Almenno a breve! Grazie ancora!