Qualcuno storcerà il naso nel vedere quale sia la mia Wrestlemania preferita, avendo scelto una delle edizioni meno celebrate. Ma attenzione, qua si parla della preferita, non della più bella, le due cose spesso non coincidono. Se avrete voglia di leggere vi spiegherò il perché.

Siamo nel 2006, avevo ventuno anni e mi dividevo tra Milano e Sanremo non per motivi ciclistici ma universitari. Passavo ormai più tempo nel capoluogo lombardo e ne avevo sempre per la mia città sul mare, così come quello per frequentare i miei vecchi amici. Il wrestling da un po’ avevo iniziato riuscito a seguirlo non solo sulle reti in chiaro ma anche tramite Sky e finendo per sistemi che mi tenevano più aggiornato (se non sbaglio ai tempi in Italia avevamo un paio di settimane di ritardo rispetto agli USA). Iniziando a leggere i siti di settore sono passato quindi a seguire il wrestling in maniera più critica rispetto ai primi tempi, ma a posteriori era ancora forte il lato mark in me.

Questa è dunque la storia della mia prima Wrestlemania in diretta, l’edizione 22! Complice il rimpatrio a Milano posticipato al lunedì avevo l’occasione per veder finalmente il ppv più importante dell’anno in tempo reale e non c’era miglior occasione che farlo insieme ai miei vecchi amici sanremesi, che in quel periodo come detto riuscivo a incontrare poco. Così in quattro ci organizzammo per vederlo a casa mia, facemmo il pieno di Fonzies e schifezze varie, con i popcorn fatti sul momento. Da bere oltre le birre c’era della Coca cola per il mio amico astemio e tanta Redbull, non sapendo quanto saremmo riusciti a stare svegli a quelle ore della notte seduti in una stanza semibuia. E come se la caffeina non fosse abbastanza una bella moka veniva in nostro soccorso.

Ma partiamo con Wrestlemania! Il primo incontro riguardava i World Tag Team Championship difesi dai giganti Kane e Big Show contro il duo Carlito e Masters. Io tifavo per gli heel, sia perché ai tempi avevo dei capelli che ricordavano vagamente il portoricano che per simpatia per l’inventore della Masterlock. L’incontro fu breve e a senso unico, i pronostici ahimè rispettati.

Il secondo incontro fu invece il secondo MIB match della storia, che si aggiudicò RVD lanciando da lì a breve il ritorno della ECW, con esiti nefasti. Ad ogni modo l’incontro fu spettacolare, non uno dei migliori di sempre con quella stipulazione ma molto divertente, aiutò a entrare nel clima giusto per la nottata e sia io che i miei amici eravamo contenti per il vincitore.

Nel terzo match si sfidavano per il titolo degli Stati Uniti JBL e Benoit e con dispiacere di tutto il gruppo il canadese venne sconfitto (l’americano era davvero intifabile). Annegammo il dispiacere stappando qualche nuova birra.

Si passò poi a uno dei momenti che attendevo di più, l’hardcore match tra Edge e Foley! Ai tempi ero un po’ deluso per questo feud, nel senso che dopo aver visto finalmente il canadese aggiudicarsi il titolo del mondo me lo ero goduto troppo poco, il dirottarlo verso una rivalità con niente in palio non mi andava per niente. Poi per tutta la faida si parlava di Foley che non aveva mai avuto un suo Wrestlemania moment e dunque temevo una sua vittoria (a posteriori l’esito dell’incontro era proprio scontato, ma come detto ero ancora ingenuo). Il match fu uno dei più belli che abbia visto disputare dalla Rated R Superstar, la sua spear con atterraggio sul tavolo infuocato è ancora oggi uno dei ricordi più belli che ho dei suoi incontri.

Dimostrò di non essere un fuoco di paglia e di meritare le posizioni più alte della card.
Si passò poi a uno dei segmenti più trash della nottata, con Booker T e Sharmell che affrontavano The Boogeyman. Ne approfittammo per la pausa bagno e per prepararci un po’ di caffè visto che la stanchezza iniziava a farsi sentire.

Per fortuna poi ci riprendemmo per uno degli incontri tra divas che preferisco, ovvero la sfida tra Trish Stratus e Mickey James. Ancora oggi lo reputo uno dei momenti più alti per le donne in WWE, dato che soprattutto in quegli anni le rivalità femminili erano delle vere e proprie schifezze, così come la caratterizzazioni dei loro personaggi. Invece la loro storyline fu curata come e meglio di quanto non accadesse per le controparti maschili, con Mickie inizialmente fan della rivale che pian pianino fece uscire fuori la sua follia. Il pubblico amava Trish, ma fu fatto un lavoro così bello in quel feud che iniziarono ad acclamare la James che meritava quell’affermazione, vittoria che la consacrò tra le divas.

L’incontro successivo fu uno dei meno memorabili del Becchino a Wrestlemania, che in quella edizione sconfisse Mark Henry in un casket match. Nonostante la mia ingenuità di allora eravamo tutti sicuri della vittoria di Taker, cosa che avvenne in un incontro per fortuna neanche troppo lungo.

Il match successivo fu un altro spreco, perché una stella come Shawn Michaels fu impiegata in un feud con Vince McMahon aiutato da Shane e Spirit Squad. Anche qui senza troppo pathos aspettavamo solo di veder l’arbitro alzare il braccio a HBK come vincitore. E via di Redbull per stare svegli.

Arrivammo dunque a un altro dei momenti più attesi, il match a tre per il titolo dei pesi massimi difeso da Kurt Angle contro Rey Mysterio e Randy Orton. In casa mia il messicano non era molto amato, la vittoria della Rumble era rimasta indigesta così come il suo reinserimento a Wrestlemania tramite il moviolone di Teddy Long. Il tifo era equamente diviso tra il campione e Orton. Potete immaginare dunque il clima non dei migliori nel vedere il vincitore. Si cercò di placare il nervoso con gli ultimi pacchetti di Fonzies rimasti.

In penultima posizione fu inserito un non-incontro, perché non so come definire il Playboy Pillow Fight tra Torrie Wilson e Candice Michelle. Lì ce ne fregammo di vincitrice e perdente, quando ci sono gnocche semivestite che si tirano cuscinate vincono tutti.

E infine il main event. Su quattro amici io e un altro eravamo con Triple H, uno per Cena e uno più o meno imparziale. Per quel che mi riguardava il bostoniano era quello che dopo aver tenuto il titolo per una vita lo aveva poi perso per troppo poco, togliendolo tra l’altro al mio preferito: non potevo non odiarlo. E poi il look da re con cui si presentò Hunter era davvero troppo bello per non tifarlo. Il match lo vivemmo intensamente, come una partita di calcio, con gli occhi fissi ad ogni conteggio arbitrale. La delusione fu davvero grande alla fine, ma l’adrenalina scaturita dal match almeno mi aveva tolto un po’ di sonno e nonostante fossero le cinque del mattino eravamo ancora su di giri.

La nottata era stata divertente, una bella occasione per stare tra amici e condividere una passione. Il fatto che fosse una cosa nuova poi ha reso il tutto ancora più saporito, tra le risate, le delusioni, le schifezze mangiate, l’alcol e tutta quella caffeina ingerita. A distanza di undici anni è davvero un bel ricordo. Da lì a poco uno dei miei tre amici mollo il wrestling (aveva già perso molto entusiasmo dopo la morte del suo preferito Eddie Guerrero). Un altro dopo un paio d’anni smise di seguirlo e in più mise su famiglia e uscì sempre meno. Altri anni dopo anche l’altro amico mollò e da lì in poi finì l’epoca dei ppv in diretta visti in compagnia. Da solo non era la stessa cosa e ormai li vedo il giorno dopo. Non è la stessa cosa, ma pur diminuita la mia passione per il wrestling sopravvive ancora. Credo che anche se quest’anno o in futuro verrà disputata la più bella edizione di Wrestlemania di sempre continuerò a preferire quella che vi ho raccontato, con i suoi alti e bassi ma vista da quattro amici che hanno riso e scherzato tra un pacchetto di Fonzies e l’altro fino alle cinque del mattino di una notte di tanti anni fa.

Sergedge – EH4L