Tocca a me iniziare i primi editoriali “a freddo” sui giorni di Wrestlemania, perché a partire da NXT Takeover fino a Raw, di spunti ce ne sono stati decine, molti dei quali verranno approfonditi dai miei colleghi nei prossimi giorni, ma pistola alla tempia devo dirvi che, a parte il successo di Roman Reigns, che non mi ha disturbato più di tanto perché avevo già digerito (contro voglia ormai da tempo) e considero un corpo assestante rispetto a tutto il resto, la questione più affascinante, che questa edizione ci lascia, è l’aria nuova che si è respirato. Che tradotto vuol dire a partire dal debutto di Nakamura fino a Cesaro nel main event di Raw, la compagnia ha fatto un mezzo passo indietro rispetto all’assolutismo del “ciò che piace a internet, non è un buon affare per noi”.
Ciò che abbiamo visto nel match tra Shane McMahon vs Undertaker, per assurdo, ha rappresentato questo concetto molto più nitidamente del debutto di AJ Styles nel palcoscenico più importante della WWE.
Il volo dalla gabbia, che ha ricordato a tutti lo storico di Foley, ha strizzato l’occhio senza nascondersi dietro a un dito, a quel wrestling, che non vediamo negli show ormai da decenni, come a sottolineare un ritorno al passato per tenere alta la considerazione nei confronti del pubblico smart che paga mese dopo mese l’abbonamento al Network.
Perché evidentemente l’approccio che è stato usato per molte situazioni, legato a dati significativi estrapolati da indagini di mercato, ripeto Roman Reigns a parte, e che ha avuto l’apice a Raw, è stato quello di dirci: guardate che voi “fan di internet” per noi contate molto adesso.
Il passo da da pay-per-view venduto sulla tv via cavo a contenuto VOD e streaming a pagamento, mai come quest’anno è stato netto, tanto da influenzare il valore del pubblico smart agli occhi della compagnia. Nakamura, Roode, Aries, Styles e Samoa Joe sono tra i miei lottatori preferiti, parlo a titolo personale, ma ognuno di noi ha solo l’imbarazzo della scelta nel pescare dei nomi sotto contratto con la WWE. In questo albero della cuccagna, c’è bisogno di un elemento regolatore, che comunque non potrà essere sufficiente per vedere bruciati alcuni talenti. Se off-screen Triple H ha coordinato bene fin ora il tutto, coadiuvato da ottimi collaboratori, la necessità di una sorta di padrino on-screen per questi talenti potrebbe essere una figura anche innovativa per certi versi. Il segmento non parlato tra Shane e Apollo Crews a Raw mi è piaciuto moltissimo e ricordato per certi versi la figura del mai troppo rimpianto Dusty Rhodes.
In fin dei conti il match contro Undertaker, estremamente spettacolare in alcuni frangenti, non ha portato alcuna conseguenza per entrambi e resto fermamente convinto che se ci hanno voluto “ingolosire” con la prospettiva di Shane a capo di Raw, non può finire così….