E’ rosso il colore principale che si manifesta durante lo Show di punta della WWE: Raw. E’ rosso il colore dell’attenzione, del pericolo. E’ rosso il momento che sta attraversando la World Wrestling Entertainment. E’ rossa la spia accesasi sulle scrivanie di chi conta nella NBC Universal. E’ rosso il colore degli occhi di Vince McMahon, che vede settimana dopo settimana abbassarsi l’apprezzamento della sua creatura.

Insomma c’è da preoccuparsi intorno alla stanza dei contratti televisivi. C’è da preoccuparsi non poco. La WWE è una compagnia che fa tanti soldi, certamente, con il WWE Network, con il Merchandising, con gli House Show. Ma è anche una compagnia che ha potuto costruire tutto questo grazie anche a un elemento fondamentale: i contratti televisivi. La NBC e nella fattispecie USA Network, sono stati per anni la casa di Monday Night Raw, oggi anche di Smackdown, a parte quella piccola parentesi quasi insignificante su Spike TV. Adesso però, sta succedendo qualcosa che nonostante gli allarmi degli anni passati, non era stata pienamente prevista.

Si sta perdendo interesse verso il Pro Wrestling? No. A mio avviso l’interesse verso il Wrestling sta aumentando, stabile negli Stati Uniti e in espansione nel mondo. Il problema continua ad essere il rosso. Il rosso di Monday Night Raw. Perché quel colore è la spiegazione di tutto. Intendiamoci, non è il colore in se il problema, bensì ciò che rappresenta. Quel rosso rappresenta non solo un prodotto che non attira più come un tempo, spingendo i fan di Wrestling verso altre realtà che al contrario stanno guadagnando, seppur molto lentamente, terreno, e rappresenta anche un passato molto, molto ingombrante.

Da anni infatti, il colore in questione invade il Lunedì sera americano ogni singola settimana. Ha cambiato pelle, stile e maniere spesso, ma mai cosi tanto. Mai per un cosi lungo periodo, il Wrestling del Lunedì si è stabilizzato verso un pubblico che non può decidere quale tasto del telecomando schiacciare: i bambini.

Io non so bene se USA Network fa più soldi oggi o faceva più soldi ieri vendendo gli spazi pubblicitari durante gli Show WWE, so soltanto che quell’8.1 del 1999, del 10 Aprile 1999 per l’esattezza, oggi sembra cosi lontano che un giovane fan potrebbe soltanto mettersi a ridere se ne sentisse parlare. Il 9.5 del 28 Giugno del 1999, quel segmento più visto di sempre, sembra un gigante se paragonato ai 2.700.000 di oggi. Non ci si arriverà mai più. Per tante regole del mercato e della tecnologia che oggi sono cambiate, ma non si arriverà nemmeno ad un risultato paragonabile se proporzionato all’epoca. Perché mentre un giorno si accendeva la TV per un prodotto adulto e basato sulla realtà cruda, oggi ci si basa soltanto su un prodotto caotico, che non copre i suoi difetti con situazioni al limite e perde, settimana dopo settimana, quei fedeli ascoltatori che da anni si sintonizzavano per guardare la WWE.

USA ci ha messo del suo, per carità, perché sono loro ad aver voluto le tre ore, saturando in maniera scandalosa gli occhi e le menti di chi si prepara a guardare un prodotto tanto lungo quando gonfio, di pubblicità e di ritocchi. Non si può più organizzare qualcosa a lungo termine, perché programmare su tre ore porta a troppi cambi, troppe esigenze televisive, troppi intoppi.

Eccoci quindi, a quel momento che prima o poi sarebbe dovuto arrivare. Quello nel quale USA Network ha dei dubbi. Quello nel quale la WWE ha dei dubbi. Quello nel quale bisogna fare un passo indietro per tornare a cavalcare avanti. L’ultimo rinnovo contrattuale fu nel 2014, quando i Ratings, di media, parlavano di 4.000.000, o giù di li. Nel 2019, fra esattamente un anno e mezzo, il contratto sarà da negoziare di nuovo. Cosa succederà? La WWE riuscirà a darsi una scossa? I Ratings saliranno di n uovo? Potranno avere di nuovo tutti quei soldi per il loro programma? No. Non succederà. Non succederà perché i Ratings rimarranno esattamente come sono adesso. Il prodotto continuerà ad essere sviluppato per bambini e solo per loro. Perché la WWE continuerà a sfornare Live Event come fossero puntate settimanali e la gente, con un abbonamento al Network, si fregherà sempre di più di Raw e di Smackdown sentendosi già abbastanza informata. Cosi gli spazi TV di USA saranno poco vendibili, i soldi che proporranno alla WWE saranno molti meno e Vince McMahon dovrà decidere: stiamo qua o andiamo via? Entrambe sarebbero decisioni con le quali bisognerebbe ammettere gli errori.

Bisogna ammettere che: i Live Event sono troppi e chiunque si abboni al Network si sente abbastanza soddisfatto ed informato per essere “costretto” a guardare Raw e Smackdown. Bisogna ammettere che: tre ore di Show sono talmente pesanti che in pochi riescono a stargli dietro e preferiscono guardare lo Show col Fast Forward sulle pubblicità, il giorno dopo. Bisogna ammettere che: il prodotto che hai cominciato ad offrire dieci anni fa ai bambini adesso devi aggiornarlo, perché quei bambini sono cresciuti. Bisogna ammettere che: nonostante abbiano trovato il modo per regalare intrattenimento e Wrestling nella giusta dose accontentando ogni tipo di fan, la libertà creativa è ciò che ha sempre dato il meglio, dal trash dell’Era Attitude alla fantastica Extreme Championship Wrestling.

Alla fine la soluzione si troverà, anche se non so se sperarlo. Mi piacerebbe vedere una WWE meno attaccata al denaro immediato e più propensa a lavorare per raccogliere, come faceva un tempo. Mi piacerebbe che si tornasse alle due ore, con un taglio di denaro si, ma che in quel caso non servirebbe più alla compagnia. Mi piacerebbe infine, non dico di rivedere un 8.1 su una puntata di Raw, o un 9.5 su un segmento dello stesso, ma almeno un numero paragonabile se rapportato a questa epoca. Un numero degno di quello che è stato e che dovrebbe essere il nostro amato Show. Un numero che non abbia lo stesso colore dello spottecolo, che non indichi pericolo, ma soltanto il fuoco che arde negli occhi di chi osserva. Un numero che non sia rosso.

 

Direttore di Zona Wrestling. Appassionato di vecchia data, una vita a rincorrere il Pro Wrestling, dal lontano 1990. Studioso della disciplina e della sua storia. Scrive su Zona Wrestling dal 2009, con articoli di ogni genere, storia, Preview, Review, Radio Show, attualità e all'occasione Report e News, dei quali ha fatto incetta nei primi anni su queste pagine. Segue da molti anni Major ed Indy americane e non.