La Hall of Fame è un momento che, personalmente, vale tanto quanto Wrestlemania. Anche la classe di quest’anno in quanto a discorsi non a deluso: questa breve scheda è sia per chi ha avuto modo di vederla, sia per chi purtroppo ha perso questa bella occasione, soprattutto alla luce del tragico evento di ieri.

Inductee n°1: Amy Dumas aka Lita. Inductor: Trish Stratus. Durata discorso: 30 minuti.

Ottima la scelta di inserire Lita come prima leggenda da introdurre nella Hall Of Fame. La bella wrestler è stata “accompagnata” all’interno dell’Arca della Gloria dalla sua nemesi/migliore amica Trish Stratus, che ha avuto modo di parlare della loro rivalità, della magia di quei momenti, dell’onore di aver disputato un main event di Raw e della loro eterna amicizia, sugellata dal fatto che Lita è stata scelta come madrina del figlio di Trish. Il discorso di Lita è stato molto accorato, sentito e ricco di interazioni divertenti con Arn Anderson, Rey Mysterio e la stessa Trish. Lita ha cominciato dall’inizio della sua carriera, in cui decise di andare a Mexico City in cerca della “lucha libre” solo con un sogno nel cassetto e pochi dollari in tasca (o nel reggiseno, come mostrato durante la cerimonia), passando poi per il breve periodo in ECW e ripercorrendo con maggiore calma i match disputati contro Victoria e Trish, il periodo passato assieme agli Hardy Boys, la storyline con Kane e Snitzky, il sodalizio finale con Edge ed infine un’apologia della scena Punk Rock. Se proprio dovessi trovare un difetto in questo discorso, identificherei come tale la sua eccessiva lunghezza, ma non per il contenuto in se. Pur essendo stata in grado di interagire con il pubblico ed i presenti in modo sicuramente efficace, la sensazione è stata che alcuni dei successivi Inductees come Hall e Carlos Colon siano stati eccessivamente “mozzati” da questa gradevole mezz’ora. A parte questo, molto emozionante l’interazione tra Lita e Victoria così come quella con Arn Anderson. Anche il vestito rosso, invero, donava parecchio alla bella Dumas.

Find your Punk Rock, find your lucha libre, find your Pro Wrestling…and let it lead you to your life!”

Inductee n°2: Jake “The Snake” Roberts. Inductor: Diamond Dallas Page. Durata discorso: 16 minuti.

Il pezzo forte della serata. Punto. Partendo dal discorso di DDP, passando da quello di Jake e terminando con le immagini della famiglia. Un discorso forte, quasi violento, reso poetico dalla voce raspa di un uomo che sembra, dopo anni di oblio, finalmente aver trovato un motivo per vivere a testa alta. Molti di voi avranno visto il documentario “Beyond the Mat”, incentrato quasi esclusivamente sulla triste storia di Jake, sul rapporto conflittuale con il padre (anch’egli wrestler) e sui danni familiari ed umani che alcol, droga, successo e wrestling hanno avuto su quest’uomo. Pochissimo tempo fa, Jake era ripreso in video fatti con il cellulare, barcollante sul ring, debilitato e distrutto da demoni troppo forti per lui…sabato sera lo abbiamo visto lucido ed in splendida forma, in un momento di successo che sa tanto di redenzione. Considerando la vicinanza cronologica di questi due eventi, possiamo dire che il tutto ha un non so che di miracoloso. Il discorso di Jake è stato un momento catartico, di chiusura, un’occasione per far capire a tutti quanto successo e debolezza possano mettere in ginocchio anche un uomo in grado di domare sia folle che rettili giganteschi. Chiedere scusa e ringraziare i propri cari è sicuramente un gesto da veri uomini. Farlo durante la propria induction nella HOF, è un gesto leggendario. La frase di DDP “ogni singola parola, ogni singolo gesto di Jake dentro e fuori dal ring…aveva uno scopo” racchiude alla perfezione la grandezza di questo maestro di psicologia del wrestling. THAT WAS AWESOME!

“Wrestling is the only woman I never cheated on…and I am ashamed of that. I was a rotten son of a bitch.”

Inductee n° 3: Mr. T. Inductor: “Mean” Gene Okerlund and T Jr.. Durata discorso: 20 minuti.

Che ci crediate o no, Mr. T era proprio ciò che ci voleva dopo un discorso forte come quello di Jake. L’ex membro dell’A Team ha voluto approfittare di questa occasione per ringraziare qualcuno di speciale, la propria madre…e credetemi sulla parola, per venti, esilaranti minuti non ha fatto altro. Anzi, per la precisione ha cominciato ringraziando l’Altissimo, per poi passare a ringraziare la propria motha: un giorno, quando avrò un po’ di tempo e mi sentirò annoiato, riascolterò questo discorso surreale per contare il numero di motha dispensato da questo idolo della mia infanzia. Il discorso di T è stato l’equivalente di quello di Bob Backlund dell’anno scorso: un misto di serietà e pazzia, di comicità involontaria (?) ed illogicità studiata. Ascoltate questo discorso fino alla fine, e capirete che vostra madre non va festeggiata solo il giorno della festa della mamma, ma anche il giorno della festa della Repubblica, a Natale, a Pasqua, a Capodanno, il 2 Giugno, il 1 Maggio…ed anche alla festa del papà. Pensate solo che quando ha finito di ringraziare la madre ed ha cominciato con i suoi fratelli, Kane è intervenuto a gamba tesa sul piede d’appoggio per interrompere questo delirio…assolutamente impagabile!

I wanna take a minute…to thank my MOTHA

Inductee n°4: William Moody aka Paul Bearer. Inductors: Daniel and Michael Moody.

Poco da dire in questo caso, vista l’induzione postuma per Paul Bearer. Molto bello il discorso di Kane, che è riuscito a ricordare il proprio “padre” in modo scherzoso e scanzonato senza trascendere nella tristezza, così come molto bello è stato il gesto di Undertaker, comparso rigorosamente in gimmick per l’ultimo saluto al manager ed amico William. Un momento davvero da brividi.

“Ouh Yeeeeeeees!”

Inductee n°5: Scott Hall, aka Razor Ramon. Inductor: Kevin Nash. Durata discorso: 5 minuti.

“Hey yo!”. Sono bastate queste due parole a far esplodere il pubblico presente nell’arena, assieme ad un lancio di uno stuzzicadenti in “faccia” alla telecamera. Anche qui valgono le stesse parole spese per Jake: sapere che un uomo caduto così in basso è stato capace di risalire così in alto è un qualcosa che fa bene al cuore, e sapere che il filo che accomuna queste due storie di redenzione è il “DDP Yoga” fa davvero riflettere. Kevin Nash è stato un inductor discreto, capace di attirare pochissimo l’attenzione su di se e definendo RR come uno dei suoi maestri: il buon Scott invece ha fatto un discorso brevissimo ma coerente ed intenso, descrivendo parte della sua carriera e sottolineando come, anche nei momenti più bui della sua vita, lottare sul ring gli dava un senso di potere e controllo…e tutto questo gli piaceva eccome. Il suo più grande onore è stato avere un rapporto con il pubblico da “performer”: alla fine di questo discorso, avrei voluto almeno altri 10 minuti! Bellissimo anche il momento finale con tutta la Kliq ripresanella stessa posa della loro iconica fotografia.

Hard work pays off, dreams come true, bad times don’t last…but Bad Guys do!

Inductee n°6: Carlos Colon. Inductors: Primo, Epico and Carlito. Durata discorso: 7 minuti.

Anche qui, davvero poco da rilevare se non uno scatenato Carlito, che in pochi secondi è riuscito a sparare a zero sul taglio non preventivato del discorso introduttivo e di quello del padre…che dire, semmai ci fosse ancora qualche dubbio sul perché un talento del genere ha avuto vita così breve in WWE, oggi non ve ne sono più. Carlos Colon è stato presentato come un precursore della scena Portoricana, come il creatore della WWC e come un mito caraibico, ed a ragion veduta. Se personaggi del calibro di Flair ed Andre The Giant sono approdati nei Caraibi, è stato solo grazie a questo abile intrattenitore,e se il figlio giusto avesse avuto un decimo della sua disciplina, probabilmente sarebbe riuscito a realizzare il suo pieno potenziale.

“Thank you, Abdullah the Butcher!”

Inductee n°7: Ultimate Warrior. Inductor: Linda McMahon. Durata discorso: 40 minuti.

Il discorso più atteso di questa HOF Cerimony. Il più atteso, il più lungo, quello inteso come dulcis in fundo…ed alla luce della tragica dipartita appena tre giorni dopo l’induzione di Warrior nella Hall of Fame, il tutto finisce con l’acquisire tonalità di colore diverso, meno brillanti e più simili ad un triste scherzo del destino. La sensazione che ha lasciato il discorso di Warrior è stato un senso di chiusura atteso da anni, in cui il risentimento per l’offensivo DVD “Self destruction of The Ultimate Warrior” è stato in parte lavato via dall’onore ricevuto sabato sera e dall’accoglienza da figliol prodigo riservata a questo lottatore tanto amato quanto discusso. Linda McMahon, nel suo discorso, ha definito Warrior come una persona così perfezionista dal diventare ossessiva, che ha abbracciato la “via del guerriero” fino in fondo, vivendo la gimmick in modo così intenso da diventare la gimmick stessa, abbracciandone caratteristiche e colori. Warrior in quaranta minuti ha ringraziato la propria famiglia, i propri fans, i propri colleghi ed ha cercato disperatamente di lavare quanto, secondo lui, di sbagliato emerso nel corso degli anni circa il suo atteggiamento nel backstage. Sta di fatto che dopo Bret Hart e dopo Bruno Sammartino, Vince McMahon è riuscito a trovare una tregua anche con un altro pezzo del suo burrascoso passato, ed a prescindere dai difetti sicuramente presenti nella persona di Ultimate Warrior, questa induzione nella HOF ha avuto un tempismo perfetto e tragico nello stesso tempo. Questo articolo, seppur goccia nell’oceano, è dedicato alla sua memoria.

The Legend of the Warrior…will live forever!”

NM Punk