Martedì, in quel di Smackdown Live, è accaduto un fatto curioso: Jinder Mahal, un atleta fino a quel momento considerato null’altro che un jobber come tanti, è diventato primo sfidante al titolo WWE.

Per usare un’espressione ormai ampiamente usata: l’indignazione dei fan ha potuto accompagnare solo! Dopotutto, come biasimarci: Mahal non brilla per qualità nel lottato né, tanto meno, per carisma; fino a poco tempo fa perdeva perfino da Sami “Mai na Gioia” Zayn e il suo fisico tutt’altro che naturale pone fortissimi dubbi sulla validità del Wellness Program (se cercate Mahal su Google al terzo posto delle voci consigliate troverete “Mahal Steroids”). Ma allora perché la WWE, presupponendo che il ritorno di Jeffone Hardy non abbia influenzato la dirigenza in maniera stupefacente, ha deciso di compiere questa scelta?

Secondo alcune voci, assai attendibili (https://zonawrestling.net/wwe-reale-motivo-dietro-il-push-di-jinder-mahal/) alla base di questa decisione ci sarebbe la volontà, da parte della federazione, di potenziare la loro presenza sul mercato indiano. Ciò spiegherebbe, inoltre, perché a Mahal sono stati affiancati i Bollywood Boyz. Dimenticandoci per un istante del fatto che Jinder sia Canadese, la manovra non è sbagliata. L’India, pur con le sue note problematiche sociali, è un paese in forte sviluppo economico (la quinta potenza economica al mondo) e un mercato appetibile per la federazione. Dare rilievo ad atleti “locali” è una manovra vecchia quanto la disciplina che dà sempre, o quasi, i suoi frutti.

Per quanto l’idea possa essere considerata, dal punto di vista squisitamente economico, anche accettabile, la realizzazione non è stata delle migliori. Ad un upgrade di status, così improvviso, sarebbe stato preferibile un push più graduale e diluito nel tempo. Anche il momento non è altrettanto discutibile, con quell’Orton Campione che, con la testa già all’interno della Casa degli Orrori, non ha minimamente considerato il suo prossimo rivale.

Cosa aspettarsi, dunque, da questo push?

Dovendo azzardare un’ipotesi, forse avventata, la vittoria di Mahal è soltanto una tappa del grande disegno che porterà a Raw il titolo WWE. Dopo essermi tolto la maschera da luchador e aver indossato quella di Adam Kadmon, posso esporvi il mio pensiero. Il primo passo è stato quello di spostare Wyatt, ex campione, a Raw e, nonostante questo, far continuare la sua rivalità con Orton. A questa considerazione, i più potranno rispondermi, con voci colme di disapprovazione e dito indice puntato: “Eh no LuchaKappa, Wyatt aveva diritto, in quanto ex Campione, al suo rematch!” D’accordo con voi, ma la storia ci insegna che la WWE, quando ha voluto, ha omesso di applicare questa, supposta, regola del Ruestling. La vittoria di Bray, infine, dovrebbe siglare il definitivo passaggio del titolo WWE allo show rosso. Alla luce di questo, acquisterebbe maggior senso la scelta fatta dalla dirigenza di avvicinare Styles al titolo degli Stati Uniti e condurre, invece, un jobber verso il titolo mondiale. Pur essendo a conoscenza di qualche rumor secondo il quale non ci sarà il titolo in palio nel match Orton/Wyatt, rimango convinto che lo scenario sopra descritto possa avverarsi.

In definitiva, il push di Mahal sarebbe di portata nettamente minore di quella che, attualmente, appare: quel ruolo di primo sfidante ad un titolo appartenente ad un altro show, si potrebbe trasformare, come per incanto, in un diritto a partecipare ad un torneo o ad un incontro a più uomini per l’assegnazione del nuovo titolo di Smackdown, portandolo, dopo la sconfitta, nel midcarding.

 

Oppure, come in un film di Danny Boyle (se pensate a Trainspotting siete in malafede), potremmo assistere alla vittoria del titolo di Mahal e ad un vero: Indian Miracle.

 

 

 

 

 

Nel sito dal 2014, editorialista occasionale, blogger di 205 Live, nonché una delle voci del ZWRadio Show. Orgogliosamente sardo, venne folgorato da un Velocity su Italia 1 in giovane età; da allora non ha più smesso di seguire il Wrestling.