Wrestling longer matches always challenged me, both mentally and physically. It inspired me to be more creative, which was important because wrestling is my primary artistic outlet. It didn’t boost my confidence at all when William Regal warned me, “Your wrestling career is what you did before this. Anything after is just a bonus.”

Ormai la notizia è vecchia di qualche giorno, eppure sentivo il bisogno di parlare di Bryan Danielson. SI. Bryan Danielson e non Daniel Bryan. Perchè prima dell’entertainer WWE viene l’indy guy.

Non è facile esprimere tutti i pensieri e le emozioni che mi passano per la testa. Bryan Danielson è stato, probabilmente, uno dei 5 wrestler tecnici migliori di sempre. Ha e aveva tutto dalla sua parte. Un carisma innato, in grado di farlo tifare, amare e odiare a seconda del suo allineamento. Un parco mosse praticamente illimitato che lo rendeva in grado di sostenere e regalare match pazzeschi contro CHIUNQUE. E quel look strano, piccolo ma forte, che tanto attiravano la folla e le attenzioni di tutti.

Un wrestler giramondo che ha lottato ovunque: Giappone, Regno Unito, Germania e naturalmente Stati Uniti. Proprio la ROH, come con CM Punk, ha giocato il ruolo predominante in una carriera luminosa e ricca di successi. Ma partiamo dall’inizio.

Gli allenatori di Danielson sono stati Shawn Michaels e William Regal, proprio l’ultimo ringraziato nel suo discorso finale. Prima sotto contratto di sviluppo WWE, poi rilasciato sotto richiesta dell’atleta di Aberdeen, e diremmo fortunatamente. La leggenda vuole che stesse per essere promosso nel MR dove avrebbe dovuto rimpolpare la divisione Cruiserweight. Nonostante tutto, nasce in questo periodo la leggenda dell'”American Dragon”.

Lo stint in ROH merita sicuramente un’ampia parentesi. La ROH deve molto a Bryan Danielson come lui alla federazione di Philadelphia. Non per nulla, nel 2003-2004, lottavano in ROH i migliori talenti del pianeta: Aj Styles, CM Punk, Bryan Danielson, Samoa Joe, Austin Aries… Eppure Bryan Danielson risulta essere una delle punte di diamante. E’ IL wrestler tecnico per eccellenza che riesce a far fare il match della vita a chiunque. Rimarranno leggendari i suoi match contro Punk, Samoa Joe e Nigel McGuinness. Proprio con quest’ultimo ci ha regalato una delle trilogie più belle della storia del wrestling. Il 2006 è l’anno d’oro dell’American Dragon. Il titolo ROH rimane allacciato saldamente alla vita per 462 giorni. Difesa contro i top name della compagnia in match davvero epici, come il match di 60 minuti contro Samoa Joe. Diventa la bandiera della ROH durante l’Invasion della CZW, sconfiggendo Chris Hero e laureandosi, nel mentre, FIP World Champion. Successivamente comincia l’ampia rivalità con Nigel McGuinness. Due dei campioni più longevi nella breve storia della promotion hanno sconfitto chiunque gli si sia parato davanti. Ognuno dichiara di essere il vero campione del mondo e si arriva quindi al “champion vs champion”. I due ci regalano 3 match davvero sensazionali, 3 instant classics che ancora ora, a distanza di anni, sono belli da vedere e rivedere. Conquistando anche il Pure Championship, Bryan Danielson è davvero imbattibile.

It would certainly be fitting to call the match epic. I’d thought about it for months beforehand, every angle, every possibility. The crowd that night was electric and as the match progressed, it drew everyone in. Late in the match I got busted open on the ring post, and nearly counted out. The emotion from the crowd when I rolled in at the last second was one of the most visceral, authentic, reactions I ever felt, and I struggle to describe in words. Jimmy Rave, watching in the wings of that old theater in Liverpool, told me afterwards it was the single biggest reaction he’d ever heard from a live crowd. Fists shaking with rage, we clashed in one more exchange before he finally ended the match with elbows.”
(Dalla biografia di Nigel McGuinness)

In Giappone, Danielson ha lasciato un grandissimo ricordo indelebile. Lottatore incredibile, persona serissima e che non si è mai tirato indietro. Tutti, dalla NJPW alla NOAH, hanno una grande opinione di Bryan. Rimane amico con tanti lottatori nipponici, come Nakamura e KENTA, che tanto avrebbero voluto sfidare ora, al momento del loro approdo in WWE, per regalarci match che sarebbero stati, potenzialmente, stupendi e ricchi di fascino ma con aspetti nostalgici non indifferenti. Naturalmente Bryan ha avuto successo anche in NOAH, in WXW e in PWG. Ha partecipato al torneo per la riassegnazione della cintura NWA dopo la scissione dalla TNA. Ha lottato in DGUSA, in EVOLVE e in tante altre piccole realtà lasciando ovunque un grande ricordo, chiunque si è innamorato di lui.

Dopo l’abbandono di Punk, l’addio di Bryan rimane il ritiro che più mi ha toccato nel profondo. Seguirli fin dall’inizio è stato davvero un’emozione senza pari. Vedere la carriera di un lottatore cominciare e poi finire rimane un qualcosa di unico. Bryan Danielson è l’uomo dietro Daniel Bryan. Consiglio davvero di cuore di leggere l’autobiografia del lottatore. Capirete i sacrifici di una vita, l’amore per il wrestling che regola la vita di un indy guy. Bryan Danielson era ed è il vero PRO WRESTLER. Un total package più unico che raro al mondo. Una persona seria e affidabile che qualunque promoter vorrebbe avere nella sua federazione. Rimarrà un onore anche solo il pensare di averlo visto combattere in TV, non in replica, ma live. Gioire per tutti i suoi successi è stata una grande soddisfazione. Vederlo crescere, soffrire e trionfare è stato un qualcosa di incredibile. La parentesi WWE è stata solo la punta dell’iceberg, non per nulla, il 90% del ghiaccio rimane sott’acqua. Per capire Daniel Bryan dovete conoscere Bryan Danielson, The Submission Specialist, The American Dragon.

The Legend of the American Dragon is now.

  • FIP Heavyweight Championship
  • IWGP Junior Heavyweight Tag Team Championship
  • PWG World Championship (2 times)
  • GHC Junior Heavyweight Championship
  • ROH Pure Championship (1 time)
  • ROH World Championship (1 time)