“I’m not an 80s “heel” trying to rile people up. I post dog pics here dude. I’m not gonna’ downplay my hard work and the records I’ve shattered or the opinions of thousands of fans because your frail constitution can’t let go of your singular-company security blanket”

Cody è il miglior heel del mondo, ma vallo a spiegare a chi segue unicamente la WWE…ma, ovviamente, la questione non è che chi segue solo una compagnia, sia ottenebrato o molto confuso, perché la questione si estende anche a chi, con più tempo a disposizione, riesce ad avere una visione più ampia del pro-wrestling mondiale.
Ci sono decine di modi per definire le epoche storiche del wrestling, tra queste, a mio avviso ci possiamo inserire anche come vengono percepiti i face e gli heel.
In un’epoca nel quale gli antieroi sono amati forse più degli eroi, dove Joker è più interessante di Batman, dove anche nel wrestling questa accezione si è evoluta, disciolta e ricostituita sotto una nuova forma; cosa è che definisce un eccellente heel? Nel wrestling, John Cena ha rivoluzionato il concetto di face, che per molti è contemporaneamente heel, ha riscritto la forma mentis del fan adulto verso il prodotto. Oggi è data quasi per scontata una figura di quel tipo.
Cody è un’attrazione, riuscendo a toccare le corde del fan esigente, quello che segue un po’ tutto. In un rapporto quasi scientifico come tra cane e gatto, si può dire che Cody e il gatto e i fan che lo denigrano sono i cani che non comprendono il suo linguaggio, così ben radicato nella tradizione ma allo stesso tempo rivoluzionario e innovatore.
La definizione di heel è cambiata, all’interno non c’è solo più l’atteggiamento e lo stile di lotta, ma un’aura che si è espansa tra social e show, chi oggi sa gestire e padroneggiare questi mezzi è il migliore. Con questa evoluzione, aggiungendo una terza dimensione, quasi tutti i wrestler della WWE sono limitati da social manager della compagnia, terrorizzati che escano pensieri, opinioni o altro che possa compromettere l’immagine della società stessa.
Un wrestler indipendente è teoricamente più libero di raccontarsi e di gestire, senza terzi, il proprio personaggio. Uso il termine “teoricamente” perché, dati alla mano, di lottatori che in passato sono stati capaci di gestire questa dimensione sono stati pochissimi, tanto da contarsi sulle dita di una mano. La creatività non è cosa da tutti: un conto è saperla riconoscere, un altro è saperla usare.
Cody, dicevo, tocca quelle corde che lo fanno funzionare su vari livelli: “Non è abbastanza bravo sul ring”, “E’ uno scarto della WWE”, “In Giappone esaurita la novità non verrà considerato” e la più pesante “Se non fosse il figlio di Dusty Rhodes, non sarebbe nessuno”.
Ha avuto la maturità per prendersi tutte queste critiche, mettersele alle spalle e, non solo averle superate, ma riuscendole a capovolgere a proprio vantaggio. La faida con Kenny Omega, passata tra NJPW, ROH e YouTube dovrebbe essere studiata negli anni come un capolavoro.
Il wrestling più genuino, quello che passa tra i ring delle compagnie indipendenti, come in Giappone, è sempre stato dannatamente autoreferenziale, come se, per funzionare, si dovesse autoalimentare di apprezzamenti fini a sé stessi. Cody è entrato in questo mondo e ha cambiato le regole del gioco. Non ripetendo la storia di tutti gli ex WWE che hanno fatto questo passaggio, non riuscendo mai a comprendere e calarsi in questa dimensione, ma, non solo in storyline, “distruggendo” tutto dall’interno.
In NJPW non gli è chiesto di essere al livello di Okada, Naito, Tanahashi e Omega, il suo ruolo è stato, insieme ad altri, di internazionalizzare il prodotto, che sta cercando di migliorare anche nei termini di qualità produttiva televisiva. Cody può risultare indigesto e in parte è comprensibile, ma se la WWE sta internazionalizzando il prodotto con Nakamura, Almas, il British Strong Style, che possono essere veicolo di novità, dall’altra parte della barricata il movimento dovrebbe essere opposto.
Cody è la chiave di volta di una contaminazione che ha portato lui stesso, dettando nuove regole e requisiti minimi per chi fa il percorso inverso. Ovviamente il titolo dell’articolo è provocatorio, voleva farsi notare e farvi arrabbiare sin da subito, perdonate il trucchetto da quattro soldi, sto cercando di imparare dal migliore in circolazione.