Con l’inverno alle porte si comincia a fare i conti con le occasioni sfruttate e perse. La WWE si ritrova con protagonisti lontani dall’immaginario originario, ascolti che scendono sempre più (2.1 Raw, 1.7 Smackdown) nonostante un impegno costante a rendere buono il prodotto grazie all’innesto di numerose superstar delle indy e alcune superstar del passato.

E se il problema fosse proprio quello? E se fosse l’aver portato gli indy guys? Portare gli indy guys a casa propria avrà pure avvicinato qualche indy fan, ma pare abbia allontanato buona fetta di quel pubblico nato e cresciuto con John Cena e Batista. Non è un caso il ricorso a Goldberg e Brock Lesnar in vista dei big four, ma ormai anche la moda dei ritorni d’autore non acchiappa più. È un modo per sorridere, gingillarsi su match che sarebbero stati fighissimi 5/6 anni fa (chi ha detto Aj Styles vs Shawn Micheals), ricordare il passato. Ma quei 20/30enni che si esaltavano su Goldberg, oggi sono padri di famiglia immersi nella quotidianità che, forse, ha poco ha a che fare col wrestling ( e soprattutto col wrestling attuale). Ha a che fare con una nostalgia: quando vede il figliolo esaltarsi per Rollins, Reigns o Owens, pensa che lui si gustò Bret Hart, The Rock, Steve Austin, Randy Savage come un ciclo che si rompe e ripropone le classiche sfide padri-figli. Cosa manca rispetto al passato? Di certo non il talento. Certamente il carisma: al di là di quanto la WWE si sia speso e si stia spendendo per lui, questo è il motivo principale del flop di Roman Reigns. Certamente le storie: oggi sono molto edulcorate, rivestite o di ironia o di passato andato a male. Oggi sembriamo ancora rivivere il 2000, con Foley e i figli McMahon, con questa patina di miele che non passa mai ma che assume ogni giorno di più capelli bianchi. Il tempo passa, se non rinnovi lo stile di gioco rischi sempre di rimanere indietro.

Però qualcosa di buono c’è. Come segnalato da alcuni commentatori, ci sono tre wrestler che, volenti o nolenti, hanno saputo catturare l’attenzione tenendo sempre l’asticella delle proprie prestazioni. Si chiamano The Miz, Chris Jericho e AJ Styles.

– Di The Miz dimentichiamo che non molto tempo fa è stato sul trono del mondo. Ci dimentichiamo che per la WWE ha fatto veramente di tutto, senza quasi mai fermarsi, ed anzi prendendosi uno spazio importante sia a Raw che a Smackdown. Quest’anno è stato campione intercontinentale per lungo tempo, i suoi match con Ziggler sono stati pregevoli, così come il mini feud con Bryan che, se porterà a qualcosa, lo dirà solo il tempo. È figlio dell’era Cena, della gavetta ad ECW on Sci-Fi, delle tante gimmick, dei film, dei svariati regni con qualunque cintura. È l’usato sicuro di questo tempo che ha ancora 5/6 anni di alto livello dalla sua parte. Buca il video come pochi sanno fare, pur non essendo un modello di wrestler WWE. Dai reality di Mtv ad oggi, è scorso un fiume in piena.

– È un fiume in piena Chris Jericho: la dimostrazione di come smessi i panni del grande campione, si possa trovare una nuova dimensione. Forse questo è stato il suo miglior anno da 10/12 anni a questa parte. I frequenti ritorni non avevano entusiasmato anche perché il ruolo previsto era simile a quello interpretato da Lesnar in tempi recenti. C’era un problema, ovvero la poca convinzione di Chris Jericho nell’interpretare quel ruolo. Perché quando gli anni passano, hai voglia di star lì a bumpare come un pazzo con atleti molto più grossi e grandi di te. Ha saputo reinventarsi, reinvestire su se stesso smettendo la giacca luminosa ed indossando l’elmetto da combattimento. È diventato come Madonna una volta incontrati Pharrell e Timbaland: primo in classifica, top 3 in tutto il mondo, motivo costante d’ammirazione, uno dei pochi a tener passo passo le aspettative WWE.

– AJ è AJ. Non potevano esserci dubbi su di lui, sulla sua esperienza, sulla sua capacità di trovare il meglio ovunque. È un top player, un “fenomeno” nel vero senso della parola. Non credevo si sarebbe adattato, non credevo sarebbe diventato campione, non credevo sarebbe andato così bene. Non si tratta di mancanza di fiducia, ma per un TNA Original Fan come me, AJ Styles e la WWE hanno sempre rappresentato due mondi distanti anni luce. Due cani che si guardano in cagnesco, un pezzo di De Gregori ed uno qualsiasi di Amici di Maria. Poi alla fine De Gregori ad Amici ci è andato, così come AJ ha firmato per la WWE. Ha reso decente Reigns, ha feudato bene con Jericho, ha portato alla luce un bel feud con Cena. Oggi è campione del mondo e già si parla di sfide stellari, di premi, di opportunità. Quelle che la TNA gli ha sempre sottratto, come nel 2010 quando la coppia Bischoff-Hogan decise di affidarsi a Rob Van Dam “perché aveva l’X Factor” (salvo constatare poi un calo degli ascolti e di interesse, ma ormai il treno era passato). AJ Styles è sicuramente il wrestler del 2016 per quanto concerne la WWE, senza ombra di dubbio. Non esiste as oggi altro wrestler che possa scavalcarlo nelle gerarchie. Il fenomeno ha conquistato anche Stamford.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.