Un milione di dollari. In una borsa, data a fine evento. Tutti felici, tutti contenti. Un milione… lo avete mai visto tutto assieme? Io no, mai. Non vedo un dollaro da vent’anni e non ricordo nemmeno come sia fatto, devo basarmi su google immagini. Un milione bello spiegazzato, profumato, avvolto in elastici gialli per tenerlo stretto, casomai voli via senza pietà. C’è solo da guardarci dentro quella borsa e capire come farla passare in America senza destare sospetti. Anzi no, è meglio un assegno o un bonifico, di quelli che le banche sbiancano e non sanno come porvi rimedio.

CM Punk è lì che sorride, ci pensa e magari accetta. Il problema principale è che il wrestling gli fa schifo, non lo vede dalla sua dipartita dalla WWE del 2014, non ne vuol sentir parlare. Lui invece ne parla, ogni tanto sciorina aneddoti e accuse, malumori e amarezze. È schifato, ma è anche vero che la sua generazione non esiste più. Daniel Bryan si è ritirato, lui si è ritirato, il vecchio wrestling è sorpassato. Oggi c’è la generazione di colui che non amava, che ha rivoluzionato a suo modo gli ultimi tre anni di wrestling (casualità?) portando in dote una sfilza di talenti da far paura e che oggi popolano quando non il main event, almeno i match migliori di Raw e Smackdown. Ed NXT? C’è tanto tanto talento, talvolta sfruttato e talvolta no. E i britannici? Vogliamo parlare della perla tirata fuori da Pete Dunne e Tyler Bate all’ultimo Takeover? Due che a settembre saranno in Italia sotto l’egida dell’ASCA assieme a Trent Seven, che daranno altro spettacolo e non potrà essere altrimenti visto che sono il wrestling del momento, quello bello che fa sobbalzare, tra voli e botte, tante botte, troppe botte. British Strong Style si chiamano, non a caso. L’unione tra lo stile british e quello giapponese, la fusione perfetta per quello che sarà il wrestling dei prossimi 10 anni.

E proprio loro, i britannici, hanno avuto l’ardire di rigirare la frittata. Loro che sfornano atleti in sequenza, come facevano le indies americane fino a 5 anni fa prima di vedersi depredate in maniera invereconda. Più la WWE tenta di tagliare la coda al sistema britannico, più questa ricresce. Più vanno via Scurll, Ospreay, Sabre, Dunne, Seven, Andrews, Grado, Bate, Wolfgang, Havoc, Margera e più crescono William Eaver, Chris Brookes, Kid Lykos, Kip Sabian, Chris Ridgeway, Ryan Smile, Josh Bodom, Morgan Webster, Zack Gibson, Iestyn Rees, Travis Banks, Joe Coffey, Joe Hendry. Insomma, il sistema funziona, fa soldi e garantisce la buona dose di wrestling che tutti vorrebbero. La gente risponde in massa, c’è un fiorire di promotion incredibile che permette sempre più eventi e agli atleti di vivere di wrestling, garantendosi una buona paga ogni settimana con 3/4 eventi.

E proprio i britannici nella persona di Daniel Hinkles (patron della 5 Star Wrestling) hanno avuto l’ardire di proporre a CM Punk la bellezza di 1 milione di dollari. Una follia, ma se la può permettere dopo aver messo nello stesso roster calibri come John Morrison, Rey Misterio, Alberto El Patron, Drew Galloway, Magnus e tanti tanti tanti altri. Se lo può permettere dopo aver indetto un torneo a 128 uomini per incoronare il primo campione della propria realtà. Se lo può permettere pensando a quel che accadrà economicamente: sponsor sponsor sponsor; copertura mediatica planetaria; pubblico impazzito e pronto a spendere cifre astronomiche. Per un milione speso arriverebbero almeno dieci milioni di introiti, una occasione unica che nessuno si farebbe sfuggire tanto facilmente. Hinkles ci ha provato fin qui in tutti i modi sin dal 2015: tramite amicizie, agenti, mandando mail al suo sito, ai suoi amici. Non ha mancato di provarci in ogni modo.

E Punk? È nel limbo, alla ricerca della forma migliore. Non sa se proseguire nelle MMA, balla una offerta della Bellator ma sarebbe un declassamento rispetto alle aspettative riposte tre anni fa. Il wrestling? Lo odia… forse. Anche la NJPW ha provato a smuoverlo, ha provato a farlo tornare. Invano. E la scena inglese? Può farcela, ma deve insistere tanto. Ci vorranno settimane, sicuramente mesi, probabilmente anni. O forse mai. Ma conviene? Sì, costa poco e il guadagno è immenso. Non occorrerebbe nemmeno lottare, basterebbe un semplice meet&greet o un promo, una apparizione basilare giusto per far risuonare nell’arena il grido “CM Punk! CM Punk! CM Punk!”. Basterebbe, per una notte folle e da amarcord. Metti mai che gli torni la voglia e il piacere di tornare sul ring a quattro lati per una nuova fase della sua carriera.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.