L’immagine che accompagna l’articolo e il titolo sono una gigantesca provocazione, decisamente forzata e non sinceramente vicina alla realtà, ma avevo bisogno di un pretesto per iniziare ad abbracciare quello che è successo a Dominion. Lo abbraccio perché si è trattato di uno degli eventi più belli ed emozionante che abbia mai visto nella mia “carriera” di fan di wrestling.
Il social manager della WWE, lo stesso giorno, ci avverte che nella prossima puntata di Monday Night Raw si terrà il match tra Jinder Mahal e Roman Reigns; aiutatemi a sottolineare la scelta infelice, che sia veramente in ferie il tizio del marketing a Stamford? Battute a parte, non voglio portare lo scontro tra i valori in campo dei quattro ritratti nell’immagine di accompagnamento e neanche portare lo scontro in un becero WWE vs NJPW, non è questo davvero il punto.

Poche ore prima di Dominion, ricevo la notifica del canale YouTube della NJPW, tra i vari video promozionali c’è anche quello di presentazione di Harold George Meij, nuovo CEO e Presidente della compagnia. Non nella classica forma e con i discutibili valori produttivi tv, ma con una nuova voglia di approcciarsi al mercato, anche nella forma. Gli stessi risultati di Dominion sono figli di questo rivoluzionario spirito, molto attento a ciò che l’occidente chiede; come se implicitamente il buon Harold ci avesse detto “Volete Omega campione? Benissimo, io ve lo darò, perché NOI vi ascoltiamo”. Il tutto mantenendo e tutelando la tradizione recente della New Japan.

Perdonate la premessa per arrivare alla fredda cronaca che ci da talmente tanti spunti, da avere l’imbarazzo da dove partire. Non voglio entrare nel tecnico del main event, chi ha occhi per vedere si sarà reso conto che il livello è stato oggettivamente elevatissimo e come i grandissimi match c’è una base di imparzialità che tutti riconoscono e poi i fronzoli che lo classificano come migliore di altri che sono arbitrari. Seppur non sia molto attento alle valutazioni e magari i miei parametri sono sicuramente non oggettivi, faccio fatica a immaginarmi a fine anno di non indicarlo come il miglior match della New Japan, perché l’epica che si è respirata è stata innegabile.

La rincorsa dal G1 Climax del 2016, le varie vicissitudini, la storyline principale e secondaria che hanno costruito il personaggio meraviglioso di Kenny Omega. Quando spesso si critica il booking della WWE è a ragione se paragonato a quella della New Japan, che riesce a mantenere tese le corde di due storyline contemporanee dei top name; prendete Naito che da gennaio ad adesso ha avuto varie rivalità, il titolo intercontinentale e sullo sfondo la faida con l’eccelso Jericho oppure Kenny Omega che si è divincolato tra Bullet Club, Okada, Golden Lovers e Cody, mantenendo viva la priorità per il titolo e potrei fare anche altri esempi. Merito di questo livello raggiunto a Gedo e Jado, i due co-head booker, che hanno valorizzato tutti i più meritevoli negli ultimi anni, non lasciando senza soddisfazione nessuno.

Kazuchika Okada che ha segnato un record impressionante, si è fatto crocifiggere per un anno buono sulla croce del “vince sempre lui e mi disturba, anche se è bravo” e in questo periodo si è collocato come l’asset societario che ha dato valore e aiutato la ricostruzione di Naito e del perfezionamento di Omega. Quando tra un po’ di anni staremo a ricordare questo periodo, a Okada verranno riconosciuti meriti che ancora non riusciamo a focalizzare.

L’emotività di varie storyline che si sono concluse e hanno unito i puntini dopo anni e mesi di costruzione è stato il vero plus di questo Okada vs Omega: è questo è il fattore X di questo match che non si può negare.
Poi se vogliamo proprio valutare il valore del match, mi sentirei tranquillamente di dire che solamente il primo fall dopo trenta minuti valeva da solo il prezzo del biglietto (o del mese di NJPW World nel nostro caso), il climax finale mi ha fatto letteralmente balzare dalla sedia. I valori espressi sono stati infiniti e assoluti.
Difficilmente riesco (e riusciamo) a trovare difetti quando parlo di New Japan, ma mai come in questo momento sono colmo di fiducia nel futuro, alla luce dello straordinario biennio del regno di Okada, alla luce dei molti campioni non giapponesi scelti e alla luce di una visione ancora più avanzata che il nuovo Presidente sembra avere. Cosa c’è da migliorare lo sappiamo e lo ripetiamo da tempo

È stupido pensare di competere sotto ogni punto di vista con il colosso finanziario che è la WWE, è approssimativo pensarlo e spero prima di commentare siate arrivati a questo punto e non solo al titolo. La lotta, se così vogliamo chiamarla, è per essere un prodotto alternativo ma con la propria anima, con un occhio al fatturato e il cuore sulla tradizione. Non avrebbe senso rincorrere qualcosa che è irraggiungibile, bisogna stare attenti a non confondere la linea che separa il difficile dall’impossibile. Quello che è possibile è una crescita sostanziale in alcuni termini, perché per altri c’è solo da insegnare agli altri.