Oggi, vi presento il primo numero di una rubrica un po particolare.

Da anni vi parlo del Wrestling Italiano, oggi faccio parlare chi il wrestling italiano lo fa; un veterano della scena italiana (di cui al momento non vi sveleremo il nome) ha deciso di raccontare storie e aneddoti vissuti su quel quadrato, per farci sentire le emozioni, le vittorie, le delusioni e le storie che vive chi “Ogni Maledetta Domenica” sale sul ring per farci divertire e appassionare.

Buona Lettura.

IL TUO MIGLIOR AMICO, IL TUO PEGGIOR NEMICO

Ormai sono anni che vivo e gravito nell’ambiante del wrestling italiano, ho girato in varie realtà da nord a sud, ho conosciuto lottatori, promoter, allenatori di ogni tipo e questo mi ha portato a trarre le mie impressioni su questo ambiente e su questo meraviglioso sport/spettacolo.

Il tuo miglior amico nel wrestling è, e sarà sempre, la persona con cui costruisci il tuo incontro, con cui dai al pubblico emozioni e divertimento.

Questo è un dato di fatto per varie ragioni.

In primo luogo metti nelle mani dell’avversario la tua incolumità fisica, ogni spot, ogni mossa hanno  quella possibilità di errore che può mettere a repentaglio la tua e la sua salute fisica, se quindi non hai in lui la più assoluta fiducia i rischi aumentano.

Ho visto match dove spot acrobatici ad alto rischio si sono risolti con una semplice sbucciatura o livido, perchè tra i due c’era intesa e tutto è andato bene.

In secondo luogo la giusta alchimia con l’avversario rende il “prodotto” che stai dando al pubblico piacevole e scatena il tifo, per favorevole o avverso che sia,  questo è l’indicatore più evidente che si sta lavorando bene. Ho personalmente assistito ad un incontro titolato di una realtà nostrana dove campione e sfidante hanno dato vita ad una gara di pop da parte del pubblico che ha visto lo stesso diviso quasi a metà tra face e heel, già prima che cominciassero il pubblico era ben diviso e acclamava i due lottatori.

Se sul ring con te non c’è la persona giusta questo non può avvenire.

In terzo luogo se dall’altro lato non hai una persona che come te vuol arrivare al risultato della buona riuscita del vostro incontro, ma magari vuol solo mettersi in evidenza, la prestazione e di conseguenza il prodotto ne verrà a risentire.

Può succedere, e chi è salito sul ring almeno una volta o ha seguito da vicino un lottatore, che ci si possa dimenticare uno spot o la giusta sequenza degli stessi, se il tuo compagno non ti da una mano a ricordarli ma si accontenta di far bene il suo i giochi sono già fatti: match di merda.

Da qui arriviamo a definire quello  che secondo me è il peggior nemico di chiunque nel mondo del wrestling: l’ EGO.

Si, ogni volta che si mette se stessi o la propria voglia di apparire davanti al buon esito di uno show non può che uscirne uno spettacolo penoso.

In questi anni ho visto più di un lottatore o di un presidente di federazione o promoter, anteporre il proprio EGO alla buona riuscita del “prodotto” dando così danno alla già scarsa credibilità che ha il wrestling in Italia.

IO so fare la 450 fuori dal paletto e la faccio, IO so sollevare 150kg sopra la testa e lo faccio, IO so come si fa a costruire uno show e lo faccio, IO so chi sono i lottatori bravi e li prendo.

Tutte queste affermazioni sono una incommensurabile cazzata.

La 450 dal paletto la puoi fare si, ma se fuori dal ring hai un lottatore o più lottatori in grado di  contenerla, se ci sono i margini di sicurezza per farla, se ha senso nella psicologia del match non perchè IO LA SO FARE E LA FACCIO.

Sollevare 150 kg sulla testa, complimenti, ma se il pubblico ti vede alto un metro e mezzo che sollevi un bestione sopra la testa come farà a pensare che il wrestling è credibile?

Saper fare uno show non vuol solo dire chiamare i lottatori e fare pubblicità all’evento, ma anche saper costruire una card valida con il materiale che si ha per le mani, dare le giuste indicazioni ai lottatori e allo staff e non dire “tizio contro caio vince tizio il match lo fate come cazzo vi pare tanto sapete fare” come ho sentito più volte, avere arbitri in grado di gestire un match non che si  perdano perchè non sanno come deve andare a finire o non sanno cosa i lottatori hanno preparato, saper organizzare il post show per chi magari deve riposare prima di ripartire, specialmente se si tratta di stranieri chiamati per dare risalto che altrimenti smetteranno di accettare chiamate dall’Italia per colpa di un presunto promoter che li tratta a pesci in faccia; credere nel prodotto che si sta realizzando e saper affrontare i mille disguidi che ci possono essere senza dare colpe ad altri ma assumendosi le proprie responsabilità.

Se a te piacciono solo lottatori dai 100 kg in su, o solo lottatori che volano dai paletti non vuol dire che sia così per tutti quelli che vengono a vedere lo show, non vuol dire che siano solo quelli che piacciono a te i lottatori  bravi.

Io, ad esempio, ho un grande amore per i lottatori potenti e quelli tecnici ma  dinamici, non amo i flyer e i lottatori tecnici macchinosi, ma questo non vuol dire che se fossi io ad organizzare un evento non chiamerei lottatori simili se sapessi che sono validi, dovrei solo costruire la storia del loro match per renderla bella per il pubblico.

Umiltà e cervello possono fare molto.

In conclusione vorrei solo dire alcune cose per chi veramente crede in un progetto di wrestling sia come lottatore che come promoter:

Fidati di chi ha già sbagliato saprà dirti dove correggerti per non rifare gli stessi errori, sempre che si sia reso conto di aver sbagliato ovviamente;

Gli incontri si costruiscono in due e in accordo con l’andamento dello show;

L’ EGO lascialo a casa qui non serve a nessuno tantomeno a te.

 

Buon wrestling a tutti