In un mondo utopico, dove i lottatori si ritirano semplicemente perché non hanno più voglia di lottare, ci sarebbero, molto probabilmente, ancora Edge e Daniel Bryan nel main event. L’infortunio, più o meno grave che sia, è una spada di Damocle sempre presente durante ogni match e non esiste precauzione che porti il wrestling a rischio zero. Ci sono stati nella storia lottatori fortunati che hanno avuto lunghissime carriere relativamente fortunate e altri invece l’esatto opposto.

Prendete Ric Flair, qualche giorno fa ho riascoltato il promo del suo ritiro, nel Raw post Wrestlemania 24 e tra le tante cose, sottolineava correttamente, che ha avuto la più grande carriera della storia. Ecco, puoi pensare quello che ti pare di Ric Flair, che sia stato fortunato e un privilegiato e ha vissuto per più della metà della sua carriera di gloria riflessa, ma non certo che non abbia avuto una carriera, al netto dei fisiologici infortuni, praticamente perfetta. Ritiro compreso. E poi ci sono stati casi che ci hanno spezzato il cuore. Alcuni che veramente ci hanno “ucciso” emotivamente, con un distacco doloroso e improvviso e che nella forma ricordiamo come una perdita quasi personale.

Per come è andata al signore nell’immagine il destino è esageratamente in credito con tutti i fan. Ma non è mia intenzione cercare di toccare certi tasti emotivi, ci è venuto in mente di parlarne in seguito all’infortunio di Katsuyori Shibata (sì, so chi è, ma non ditelo agli ascoltatori del mio podcast…). Sapete come è andata. Non è neanche mia intenzione stare a sbandierare il realismo e i rischi di certe manovre per legittimare il wrestling di fronte a chi lo sbeffeggia. Sono dati di fatto, ci sono altre ragioni per farci prendere in giro, ma questa non è una di queste. Spesso ce ne dimentichiamo, nel nostro sospendere il giudizio, ci approcciamo al wrestling come fosse una serie tv, in questo la genialità di Vince McMahon che coniò il concetto di Sport Entertainment, rende giustizia a ciò che vediamo. Un potenziale rischio continuo, che negli anni la WWE ha cercato di abbassare il più possibile, cercando di limitare il rischio per permettere ai performer di avere un calendario di impegni il più fitto possibile.

Seguo il wrestling da tanti anni e come molti di voi, ho visto finire le carriere di tantissimi atleti per varie ragioni, alcuni che ingiustamente non hanno potuto ottenere la visibilità necessaria e penso a Nigel Mc Guinness e quando capitano momenti così delicati, oltre provare empatia per chi vediamo e apprezziamo ogni settimana, dovremmo provare anche gratitudine per quando le cose vanno bene. È una regola che è buona per tutto, figurarsi per qualcosa che, anche per noi fan, non dovrebbe essere una ragione di vita.