Non basta una bella finisher per avere un gran wrestler, ma se presente può dare una marcia in più. Parliamo oggi del ritorno del Curb Stomp e più in generale del perché certe mosse finali hanno successo.

Nell’ultima puntata di Raw il momento che più ha scaldato i cuori degli spettatori presenti all’AT&T Center di San Antonio e dei fan a casa è stato un ritorno. Non quello di un wrestler, di un manager o di un personaggio storico, ma di una finisher, più precisamente il Curb Stomp di Rollins. Inatteso in quanto bandito da tempo in WWE è stato davvero un piacere vedere il membro dello Shield riportarlo in scena. Ammettiamolo, da quando era stato vietato nei match di Seth c’era sempre la sensazione che mancasse qualcosa.

Il pedigree gentilmente offerto di Triple H sembrava un buon sostituto. L’iconica finisher di Hunter ha un ottimo impatto sul pubblico e vista la storyline che ha coinvolto Rollins e The Game era perfettamente sensato che il primo rubasse la mossa al rivale. Tutto questo in teoria, perché nella pratica il risultato è stato diverso da quanto si potesse pensare. Seth così longileneo e meno pesante del King of Kings non dava quella sensazione di brutalità nel mettere ko l’avversario.

Bocciata poi in fretta la front facelock drop si è passati alla King’s Landing, che altro non è che una ginocchiata al volto con un nome figo. Mossa che può starci benissimo nel repertorio del lottatore, ma come finisher è sembrata sempre un po’ forzata. Ci sono stati tanti casi di finisher semplici ma vendute ottimamente, come la Masterlock (una semplice Swinging Full Nelson), ma non è questo il caso. Può sembrare un dettaglio, ma fino allo scorso episodio di Raw la sensazione di un wrestler monco c’era nel vedere gli incontri di Rolins (discorso ancora valido anche per il compagno di stable Ambrose con la sua banale Dirty Deeds). Bei match chiusi però senza un grande impatto. Basta ora risentire il boato del pubblico nel riassistere alla Blackout, il vecchio/nuovo nome del Curb Stomp, per capire la differenza. Speriamo solo che il ritorno della mossa sia in pianta stabile e non solo una tantum.

Da Seth possiamo allargare il discorso finisher all’intero roster WWE. Ce ne sono alcune che funzionano da sempre (F5, Attitude Adjustement, Anke Lock, Coquina Clutch…) e c’è chi da una vita è debitore per gran parte del suo successo alla mossa finale: mi riferisco ovviamente a Orton, che anche nei periodi più piatti riesce sempre ad entusiasmare i fan con la sua RKO, così iconica da essere divenuta soggetto di mille e più videomontaggi.Un caso simile poteva essere Chris Master nel suo primo stint con la citata Masterlock: la finisher pur banale è stata venduta benissimo, sembrava davvero inarrestabile, ma come può accadere alle mosse di sottomissione, una volta “rotta” ha perso molta presa sul pubblico e il wrestler pure.

Il successo di una finisher può essere dovuto anche al fatto di spiccare rispetto alle altre. Certo, per un big man si possono fare le cose semplici, ad esempio vedere uno come Strowman sbattere a terra l’avversario come nel caso della sua running powerslam fa sempre effetto. Altri invece hanno bisogno di differenziarsi. Così abbiamo Balor che esegue la Coup de Grace in un periodo in cui in WWE si eseguono poche finisher dal paletto, stessa cosa per AJ Styles che oltre la sua storica Style Crash è l’unico a saltare dalle corde laterali per eseguire la Phenomenal Forearm (decisamente meno d’effetto la Calf Crusher). Oppure c’è Kevin Owens che è il solo che prima di eseguire la sua finisher (Pop-up powerbomb ) debba lanciare l’avversario verso le corde.

A volte è invece la mossa è più classica e per distinguersi occorre una personalizzazione. E’ il caso della Sister Abigail di Wyatt, una semplice Swinging Reverse STO che può sembrare una sciocchezza, ma che con il bacio dà un effetto più sinistro, come se l’avversario fosse niente più che un bambino in balia di Bray, che puntualmente gli dà la buonanotte. O come Reigns che prima di partire con il suo Superpunch “carica” il braccio.

Ci sono anche casi in cui la finisher non aiuta particolarmente il wrestler che la esegue, come la bruttina Khallas di Mahal (magari fosse solo questo il problema dell’indiano). Più particolare è la questione di The Miz. Se la Skull Crushing Finale ci può stare (applicazione abbastanza rapida coerente con le vittorie spesso di rapina del Magnifico) più complicato è il discorso per la Figure-Four Leglock. La mossa adottata da Ric Flair è ottima di per sé, peccato che il marito di Maryse non sia un wrestler tecnico e tale carenza venga rimarcata dalla pessima esecuzione. Questo passaggio di consegne di finisher era francamente evitabile.

E voi cosa ne pensate? Contenti del ritorno della Blackout? Quale wrestler avrebbe bisogno di cambiare finisher? Quali sono le vostre mosse finali preferite?

Sergedge – EH4L