Quante volte si è infranto quel cuore. Ha cominciato a spezzarsi e a cicatrizzarsi da quando era appena una bambina, di fronte alla pericolosità della vita e alla paura di viverla. Già da quando non capiva esattamente cosa fosse quel dolore al petto, fino a quando quel dolore al petto non imparò a conoscerlo bene. La prima volta aveva 4 anni, l’ultima 48.

In quei 44 anni di vita, fra la prima e l’ultima fitta, ha goduto di tutte le emozioni che la vita potesse regalarle, che queste fossero belle o brutte, ma sempre con un ombra alle spalle, qualcosa di stranamente appiccicoso, che nonostante gli sforzi non l’ha lasciata mai. Si posò la prima volta su di lei in un motel di Atlanta, Georgia, dove era nata. I pianti della madre spezzavano i vetri e l’odore della morte inebriava ogni stanza, come nel più classico dei film del terrore. Suo padre si era ucciso, e l’unica difesa che aveva da quell’ombra appiccicosa, con sua madre in stato pietoso, si materializzò come un profeta, in mezzo alla luce, quando si aprì quella porta che la separava dalle fetente realtà del mondo.

La prese in braccio, si fece carico di lei e di sua madre, frapponendosi per un bel pezzo fra di lei e il suo peso. Fu in quel momento della sua vita che iniziò a crescere con un nome nuovo, un nome importante, un nome che l’avrebbe fatta diventare uno di quei personaggi dei film del terrore che tanto aveva sognato dalla morte di suo padre. Quel nome era Vachon.

Suo padre, colui che da quella tragica sera lo sarebbe stato, si chiamava Paul, e insieme a sua madre Rebecca convolò a nozze. Gertrude, che sin da bambina preferiva essere chiamata Elizabeth, cominciava a capire che cosa fosse quell’uomo e a cosa fosse legata la sua famiglia. In quegli anni, alla luce di una nuova vita, la parola Wrestling entrò nel suo sangue per non uscirne mai.

Nonostante i tentativi di dissuaderla, Gertrude divenne Luna, e senza pensare troppo al come o al dove, stava già allenandosi su un Ring di Wrestling. La sua prima Manager, come per tante all’epoca, fu Fabulous Moolah, e grazie a lei, perché da lei, all’epoca, bisognava passare, comincia ad affacciarsi in TV. Debutta nella Florida Championship Wrestling col personaggio di una ragazza immagine, li soltanto per premiare un lottatore con un award. C’è un alterco e Kevin Sullivan la prende a schiaffi. Da li in poi, in un parallelo psicologico che anni più avanti farà rabbrividire, nasce Luna Vachon, quel personaggio del terrore che non aspettava, nella sua vita, che di esplodere.

Non cambia molto del suo personaggio durante la sua carriera. Ciò che cambia sono altre cose. Luna è bella, nonostante negli schermi appaia “strana”. Si sposa tre volte e ha due figli. In tutti questi alti e bassi, però, c’è qualcosa che non ha mai smesso di ammorbarla: quell’ombra appiccicosa è ancora sulle sue spalle e non la lascia. A bordo Ring, nella FCW, quel giorno, una ragazza dolce e pura diventò un demone. Nella sua vera vita, una donna dolce e pura, divenne un demone.

Le fu diagnosticato un disturbo bipolare e i suoi rimedi non erano certo i migliori. Alla mente le tornavano tutti i brutti eventi della sua vita, dalla morte di suo padre ai tentativi di sfruttamento di Moolah, dai divorzi alle delusioni naturali della vita di chiunque. Gertrude era morta, Luna era l’unica persona ad abitare quel corpo e la droga, l’alcol e l’autocommiserazione, divennero vizi mortalmente vitali.

Tornò nella WWF nella seconda metà degli anni 90, stavolta a cercare di far vedere a tutti quanto era brava a fare la lottatrice, perché non era solo un mostro, ma ironia della sorte fu utilizzata proprio da mostro, per far vedere a tutti quando belle fossero le altre, seppur sfoggiando un corpo che non aveva niente da invidiare al resto. Cercò di gridarlo, con la sua voce consumata dal suo stesso modo di essere, ma a parte qualcuno negli angoli più estremi degli Stati Uniti, nessuno aveva capito che lei era davvero una Pro Wrestler, non solo un demone.

Sottovalutata dal suo mondo e dalla sua stessa vita, non ebbe la forza di combattere ancora quell’ombra che incombeva su di lei. Finì per soccombere e cadde a terra inerme. Il colpo di grazia, dopo che aveva provato a fare qualcosa per gli altri aiutando giovani lottatrici a venire a galla, soprattutto Natalya, arrivò quando la sua casa prese fuoco e lei perse tutto, anche quei cimeli conservati in anni di Professional Wrestling. Rifiuta i lavori, perché afferma con forza di essersi ritirata, e alla fine si addormenta, senza serenità, fra i fantasmi dell’oxicodone, l’ultimo capitolo di un film del terrore che non finisce con la vittoria del bene. Che bel regalo le ha fatto il signore, dopo che lei le aveva giurato fedeltà eterna.

Riposa in pace Luna Vachon, una delle tante incomprese donne di questo mondo. Pulisciti quel trucco dalla faccia e mostrati in tutto il tuo splendore. Adesso non c’è nessuna ombra dietro di te, adesso ci sono soltanto angeli, e tu fra di loro, sei la più bella.

Direttore di Zona Wrestling. Appassionato di vecchia data, una vita a rincorrere il Pro Wrestling, dal lontano 1990. Studioso della disciplina e della sua storia. Scrive su Zona Wrestling dal 2009, con articoli di ogni genere, storia, Preview, Review, Radio Show, attualità e all'occasione Report e News, dei quali ha fatto incetta nei primi anni su queste pagine. Segue da molti anni Major ed Indy americane e non.