Backlash svanisce pian pianino sullo sfondo della nostra memoria, lasciandoci un immagine indelebile: Jinder Mahal come Campione WWE. Come si colloca questa scelta nell’ambito dello show blu? E lo Special Event, in generale, può essere bollato come complessivamente positivo o negativo? Più pentita di Randy Orton dopo un tentato omicidio, ecco a voi la consueta Review di ZW! Get ready to disagree…
Dolph Ziggler VS Shinsuke Nakamura
La scelta malsana di mettere Nakamura nell’opener dello show l’ho apprezzata poco e capita meno. La scelta poco saggia di non rendere l’entrata di Nakamura in nessuno modo speciale la reputo un’occasione mancata. Pensate al match di debutto del Giapponese in quel di NXT: un candidato a MOTY contro Sami Zayn (un worker non di troppo superiore all’ottimo Dolph), dove Shinsuke è sembrato sin da subito qualcosa di speciale, unico ed imperdibile. Un incontro stiff, violento, brillante ed eccezionale: un biglietto di presentazione da main eventer, senza troppi fronzoli. Il match con Ziggler è stato un buon opener e poco più. Nonostante il minutaggio consistente, la partecipazione totale del pubblico di Chicago ed il ritmo tutto sommato elevato in quasi tutta la contesa, questo match non è assolutamente riuscito a rispondere alle aspettative della vigilia, forse proprio a causa dell’elevatezza astronomica delle stesse. La fase finale è stata comunque degna di nota: dopo un DDT di DZ ed un Zig Zag ben’assestata (ed uno sputazzone che nemmeno Josemite Sam), Nakamura archivia la pratica con una serie di ginocchiate molto stiff, un esploder suplex e la sua Kinshasa: 1,2,3. La faida potrebbe anche proseguire, intendiamoci, ma il primissimo match di Nakamura nel main roster avrebbe potuto ergersi a grande classico, e così non è stato. Do not spit in a twister.
Winner: Shinsuke Nakamura in 14’50” Voto: (6,5 / 10)
SD Tag Team Championship Match: The Usos (c) VS Breezango
Dose eccessiva di comedy per un match Titolato, e su questo non ci piove. Tuttavia Tyler Breeze ha fatto di tutto per poter rendere questo incontro un momento di intrattenimento puro, travestendosi da bidello prima (?) e da nonna poi: il perché di questi due travestimenti francamente mi sfugge, tuttavia il tutto è stato accolto con un certo coinvolgimento del pubblico, dunque va bene così. Sul commento tecnico del match, invero, c’è veramente poco da dire: gli highlight sono rappresentati da un chirurgico lancio del vestito da nonnina (chiaro segno del ritorno di Big Vito) su JBL e da una senton di Fandango fuori dal ring, con il finale immediatamente susseguente alla stessa. Bravi comunque gli Usos a gestire “seriamente” la pratica comedy, e bravi i Breezango ad interpretare al meglio una gimmick più fallimentare di una fabbrica di sci nel deserto: oggettivamente, questo match ha offerto più di quanto non fosse lecito aspettarsi. Vecchie nel wrestling.
Winner: The Usos 09’18” Voto: (6,5 / 10)
Sami Zayn Vs Baron Corbin
Un midcarder ancora non rinverdito dal Superstar Shakeup ed un jobber di lusso dal potenziale, forse, sopravvalutato: gli ingredienti alla vigilia gridavano fallimento a prescindere, e la storia che i due avrebbero raccontato sul ring era così prevedibile dall’essere quasi interamente pronosticabile. Il canovaccio del big man che attacca e dell’underdog che subisce, tuttavia, ha toccato nuove vette: pochissima l’offensiva concessa a Zayn e dominio quasi totale di Corbin, che riesce a danneggiare la schiena dell’esile avversario. Dopo 14 minuti di mazzate prese, tuttavia, Zayn riesce inaspettatamente a tirar fuori l’upset dal cilindro, assestando la sua devastante finisher e suggellando la sua vittoria inaspettata. Un incontro, come detto, eccessivamente prevedibile a dal ritmo abbastanza addormentato: il finale a sorpresa l’ho gradito, ma non ha eccessivamente contribuito a rendere memorabile lo show nel suo complesso. Resta ora da capire se Corbin, a seguito di questa sconfitta, avrà un diavolo per capello. Istituto Helvetico Sanders.
Winners: Sami Zayn in 14’36” Voto: (6 / 10)
Naomi, Charlotte & Becky Lynch Vs Tamina, Natalya & Carmella
In genere i match femminili tre contro tre sono dei meri riempitivi, quasi mai in grado di appassionare e di raccontare una bella storia di lottato. Questo match, invece…no, non ha fatto eccezione, è stata una mezza ciofeca: d’altronde la presenza di Carmella anche solo nel pubblico sarebbe capace per osmosi di rovinare anche Angle vs HBK di WM 21, dunque in effetti c’è poco da recriminare. A parte gli scherzi, questa ragazza non è capace di assestare nemmeno uno stomp senza sembrare in preda ad una crisi epilettica: va bene tutto, ma un livello di decenza in ring anche solo minima sarebbe auspicabile se non richiesta. Niente turn dunque, niente scorrettezze e niente interferenze: Natalya sottomette Becky, candidandosi come potenziale n°1 contender per il regno di Naomi: magari un match a tre con la stessa Campionessa e Charlotte (risparmiatissime come presenza sul quadrato) potrebbe trovarsi neanche troppo down the line. Tutto molto interessante.
Winners: Tamina, Natalya & Carmella in 10’01” Voto: (5 / 10)
WWE United States Championship Match: Kevin Owens (c) Vs. AJ Styles
Match della serata a mani basse, anzi, #senzamani. Si, lo so, il finale è stato “sporcato”, tuttavia il tutto ha seguito un tracciato psicologico ben chiaro e preciso: Owens che infortuna la gamba di AJ, che non riesce ne ad assestare la sua finisher (un botch “voluto” magistrale, un piccolo capolavoro che incapsula in pochissimi secondi la grandezza di questo performer) ne tantomeno a liberarsi dal buco del tavolo di commento, vedendosi costretto a soccombere al proprio rivale per count out. Così come per Dolph e Nakamura, le aspettative per questo match erano astronomiche…e, contrariamente all’opener, non sono state assolutamente deluse: tra i tanti spot degni di nota un northen light neckbracker su AJ, un colossale superplex, una sunsetflip powerbomb effettuata su Owens veramente perfetta e, come detto, la phenomenal forearm “botchata” a seguito dei colpi subiti dall’arto dell’ex TNA. Un incontro psicologicamente ineccepibile, tecnicamente magistrale e con un finale aperto, ma assolutamente logico e consequenziale alla storia raccontata nel corso del match: Kevin Owens è un heel eccellente ed un character perfettamente sviluppato, mentre AJ è semplicemente il miglior wrestler ancora in attività…non vedo l’ora di vedere il prosieguo della faida. MOTN.
Winner: Kevin Owens by C.O. in 20’05” Voto: (7,5 / 10)
Eric Rowan VS Luke Harper
Cosa c’è di meglio di un sorso di aceto dopo una kinder paradiso? Questo incontro, designato come buffer match tra i due main event della serata, aveva aspettative medio-basse che ha addirittura disatteso. I due colossali ex membri della Wyatt Family hanno provato, in poco meno di 10 minuti, a raccontare una storia, ad assestare mosse di impatto e coinvolgere il pubblico…ma l’emotività di Chicago è stata messa in naftalina prima del main event, e l’incontro non ha praticamente avuto particolari note di merito se non l’esigua durata. Luke Harper lo adoro, dico davvero, ma tenetelo almeno a 67 metri da Rowan e dalle sue maschere da abbacchio. O almeno dategli il Berlusca come Manager, cribbio. Mi cosenta.
Winner: Luke Harper in 8’55” Voto: (5 / 10)
WWE World Heavyweight Championship: Jinder Mahal Vs Randy Orton (c)
Ebbene si. Come da personale pronostico, Jinder Mahal si porta a casa il Titolo da Campione WWE. Le critiche che possono essere mosse sono ripetute e chiare a tutti: come worker è essenzialmente scarso come i peli inguinali dello showbiz, sino a qualche anno fa era il meno over dei 3MB, sino a pochi mesi fa era un jobber in grado di vincere solo il premio di consolazione ad una gara di rutti. Lo so. Eppure…la sua etnia e le sue vene, nelle cui scorre sangue assolutamente naturale e privo di qualsivoglia sostanza dopante, lo hanno portato dove il talento non poteva: nel main event di Smackdown, anche se in un periodo morto e di transizione. Diciamo che si sono allineati un bel po’ di pianeti: la possibilità di fare una stable con i Bollywood Boys, il suo miglioramento al microfono, la sua forma fisica, il fatto di essere Indiano, la brand split e, soprattutto, la presenza di un Campione come Randy Orton. Sfidante per eccellenza, i regni di Orton hanno sempre fatto mediamente pietà: la loro durata media ne è la riprova. Il personaggio di Randy eccelle nel rincorrere, nel colpire a tradimento, nell’ergersi a sfidante di lusso in periodi non troppo “caldi”: in tal senso, la Vipera è il Campione ideale da sacrificare per poter lanciare, almeno nel medio termine, un nuovo volto. L’unico punto che non tollero in senso assoluto è stato il cambiamento forse troppo repentino affidato allo status di Mahal: il paragone con JBL non regge, mi dispiace…innanzitutto perché quest’ultimo aveva alle spalle un trascorso da tag team e non da jobber, ed in seconda istanza perché la sua “cottura” come main eventer fu rapida, si, ma non così repentina. Il match in se è stato abbastanza bruttino (ho contato ben 4 hammerlock nei primi 7 minuti di match, una durata di quasi tre minuti), caratterizzato da un tentato omicidio ai danni di uno dei malcapitati galoppini del Maharajah e dal finale a sorpresa, con Randy schienato dall’half nelson slam di Jinder…1,2,3. Le espressioni del pubblico, incredule, divertire, sconcertate, raccontano la storia meglio di qualsiasi editoriale: in un periodo in cui le Cinture contano veramente poco, questo “esperimento” ha il solo, grande difetto di essere stato eccessivamente affrettato, minando la credibilità di uno show già di per se inverosimile per dinamiche umane e fisiche. Staremo a vedere sin dove la WWE vorrà spingersi con l’Indiano, ma una cosa è certa: un performer in grado di effettuare incontri demmerda con AJ Styles e Sami Zayn dovrà pregare Shiva e Visnù per andare oltre la sufficienza in qualsiasi S.E.. Bring Back Khali.
Winner: Jinder Mahal in 15’50” Voto: (6 / 10)
Voto complessivo Allo Special Event: (6,5 / 10)
Un agglomerato di match a tratti più che sufficienti ed a tratti noiosi produce uno Special Event decente, in grado di intrattenere ma assolutamente non eccelso. Memorabile forse, ma non eccelso. Resta comunque il fatto che mi sono sentito molto intrattenuto nel complesso, e che il finale con Jinder chiude uno show in grado di interessare gli utenti in vista delle prossime settimane…peccato per Dolph e Nakamura, una vera occasione perduta.
Sugli scudi: Kevin Owens, AJ Styles, Tyler Breeze, il pubblico di Chicago che non ha scassato i maroni con cori per CM Punk.
Dietro la lavagna: Carmella, Eric Rowan, Baron Corbin, l’istinto omicida di Orton.
Danilo