Durante la sua intervista ad una radio di New York Bryan Danielson ha ribadito il suo essere mentalmente dipendente dall’azione. Alla domanda del perché Daniel sentisse l’estremo bisogno di tornare sul ring ha risposto “perché è una cosa che amo fare”.
Daniel Bryan ha aggiunto di non amare tutto quello che c’è attorno al business, tipo non ama viaggiare ai ritmi imposti dalla Federazione di Stamford. Ama stare su un ring col pubblico, ma ama farlo lottando. Ora ha una lavoro che gli permette di stare sul ring, sicuramente ha apprezzato che la WWE glielo abbia concesso, ma non è soddisfatto. Qualcuno potrebbe fargli notare che è una bella responsabilità essere il General Manager di Smackdown, sicuramente lo è, ma a lui non basta. Ha informato che il suo fisico sarebbe pronto a tornare anche subito sul ring, visto che si allena ancora regolarmente in Jiu-Jitsu e KickBoxing.
Il former ROH champion ha ribadito che la sua ossessione è il wrestling, ci pensa tutto il giorno, pensa ancora a quante cose può fare e che può dare al business. Ha preso ad esempio Tom Brady ex giocatore di football americano. Bryan è consapevole di avere 36 anni e la sua finestra utile per lottare, nel caso tornasse un giorno sul ring, si sta accorciando. Ha poi confidato che i mesi successivi al suo ritiro era molto sereno, voleva fare dei cambiamenti nella sua vita. In fin dei conti si era ritirato per un motivo serio e per il bene suo e della sua famiglia che andava costruendosi. Ma poi ha iniziato a rendersi conto, anche attraverso alcuni medici, che poteva lottare. Stare in un arena WWE sapendo che può lottare ma non gli viene dato il permesso è frustante. Il fatto che non gli viene accordato il permesso a lottare lo percepisce come un “disservizio” sia per lui che per altre persone che potrebbero trovarsi nella sua stessa situazione.