Mercoledì mattina sono tornata ad essere una di voi.
Mi ero ormai convinta di poter guardare il wrestling con un certo distacco, non lasciandomi sconvolgere da niente; ciò mi permetteva di analizzare ciò che vedevo lasciando da parte l’emotività: Kurt Angle si ritira contro Baron Corbin? E vabbuò, non è chissà quale scandalo; Kofi Kingston viene gestito come un supereroe sconfiggendo gente del calibro di Randy Orton? Ma sì dai, ci sta, è over, va bene così; l’Undertaker disputa l’ennesimo match demmerda e a quanto pare si ritira? . . . a fatica, ma ok, il tempo passa per tutti. E invece, mercoledì mattina, mentre scrivevo il report di SmackDown e il match tra Asuka e Charlotte terminava, incoronando Charlotte nuova campionessa femminile di SmackDown, ho perso il controllo: fulmini e saette, porci e bestemmie, improperi e macumbe. Al diavolo il controllo, il distacco emotivo, la razionalità; c’è mancato poco che volassi il gatto fuori dalla finestra, così, per scaricare la tensione.
(NB: “facessi volare” sarebbe corretto, ma concedetemi la licenza poetica in questo caso)
Mi son sentita in colpa. Ho scritto un editoriale, che vi era anche piaciuto se non sbaglio, in cui provavo a spiegarvi perché un Kofi Kingston sfidante e forse campione WWE a WrestleMania non sarebbe stato uno scandalo, che una sconfitta per roll up non era chissà quale onta sulla carriera di Orton o Samoa Joe. E adesso? Adesso mi son ritrovata a gridare allo scandalo e a pretendere vendetta. Perciò, ho deciso che proverò ad analizzare quanto avvenuto a SmackDown nel modo più imparziale possibile e poi tirerò le somme, per stabilire se l’incazzatura che mi ha pervaso fosse o meno giustificata.
Tanto per cominciare, va stabilito che tipo di storyline sia quella che coinvolge il titolo femminile di Raw: pare evidente la decisione della WWE di caricare al massimo tale match. Tale decisione è stata palese quando si è deciso di inserire pure Charlotte, in modo da avere i tre top name della divisione femminile nello stesso match (nota: top non inteso necessariamente come bravura in ring, quanto per interesse generato attorno a tali nomi); ancor più palese quando si è stabilito che sarebbe stato il primo main event femminile di WrestleMania. Chiarito ciò, io mi domanderei se sia giusto o meno caricare così tanto un match e quanto del resto può essere sacrificato in suo nome. Facciamo un esempio: è possibile sacrificare quasi un’intera puntata di SmackDown, congelando la maggior parte delle storyline, per dare spazio ad un gauntlet match di sessanta minuti per mandare over un singolo wrestler? In questo caso io risponderei di sì. Si può, in tale match, far subire una sconfitta ad un nome che tecnicamente sarebbe molto più importante? Sarebbe meglio farlo nel modo giusto, in modo da non penalizzarlo troppo, ma sì, si può fare.
Tornando al triple threat: si può, per aumentare ancora di più lo status di uno dei partecipanti al match, metterci dentro pure la cintura di SmackDown facendola perdere a Asuka?
Non devo lasciarmi trascinare dalle emozioni. Calma Celeste, calma che puoi farcela
Dunque. Volendo fare l’avvocato del diavolo, una spiegazione l’avrei trovata: Charlotte Flair è stata percepita da molti come l’intrusa nel match tra Becky Lynch e Ronda Rousey. Sebbene l’anno scorso già molti ipotizzavano uno Charlotte vs Ronda per la WrestleMania di quest’anno, è innegabile che Becky Lynch tra il 2018 e il 2019 abbia riscosso un successo di pubblico forse neanche del tutto previsto dalla WWE stessa. Dopo la Rumble e dopo l’infortunio (in work ma anche no, giusto per star tranquilli) di Becky, la WWE ha deciso prolungare la storyline della wrestler “fregata” dalla dirigenza togliendo la title shot a Becky e consegnandola a Charlotte; le cose poi sono andate come sono andate e il triple threat si è concretizzato. Stanti così le cose, è possibile sia che la WWE si sia lasciata prendere la mano, come fa spesso, caricando sin più del necessario questo match; ma è anche possibile che si sia voluto ricordare a tutti che Charlotte sì si trova nel match perché qualcuno glielo ha offerto, ma non per questo vale meno delle sue avversarie, anzi, la Flair è un’avversaria talmente temibile da riuscire a sconfiggere una campionessa femminile (e che campionessa) e strapparle il titolo. Che fosse questo ciò che la WWE cercava di comunicare? Che Charlotte Flair potrà esser pure raccomandata, ma resta dannatamente brava e pericolosa?
Questa la motivazione in chiave più mark. L’altra, quella di retroscena, vedrebbe la WWE intenzionata a proporre le quattro Horsewomen come campionesse a WrestleMania, avendo quindi Becky e Charlotte come campionesse singole e Sasha e Bayley come campionesse di coppia.
Ultimo punto prima di trarre le conclusioni è se e quanto Asuka sia stata affossata dal match. Qui devo essere coerente con me stessa: Asuka non è mai riuscita a sconfiggere Charlotte, dunque non stiamo parlando di un’avversaria che fino a ieri batteva senza problemi e oggi, dal nulla, l’ha sconfitta. Inoltre, ho sempre affermato che qualsiasi wrestler, anche con lo status più infimo, può essere risollevato e ricostruito degnamente quando arriverà il momento di un feud importante. Quando sarà il tempo, sarà così anche per Asuka.
In conclusione, ciò che emerge chiaramente, per me, da tutta questa storia, è innanzitutto la solita tendenza della WWE a voler esagerare a più non posso. E poi, il fatto che non riescano a gestire degnamente una divisione femminile se non con un’unica grande storyline che inglobi più nomi possibili. Ho ripetuto spesso che è difficile parlare di rivoluzione quando in una categoria (qualsiasi categoria, che sia femminile, tag o cruiser) ci si concentra su una sola storyline o un solo feud tralasciando tutto il resto. Tuttavia, dall’altra parte la WWE potrebbe dire “sì è vero, abbiamo investito tutto su questo feud trascurando il resto, ma avete visto che main event di WrestleMania vi abbiamo tirato fuori?”. La WWE, in effetti, è riuscita a creare un main event che allontana qualsiasi critica del tipo “ci hanno messo le donne ma non se lo meritavano”, perché è palese che questo sia “il” feud della card di quest’anno e che si meritasse sicuramente il main event. E quindi cosa fai? Ti arrabbi e voli i gatti (licenza poetica) dalla finestra perché non ci sarà il match per il titolo femminile di SmackDown e perché la suddetta divisione femminile non conterà niente; oppure gioisci perché ti hanno comunque costruito un grande match femminile, investendoci tutto e caricandolo al massimo, come solo la WWE sa fare?
Perciò, probabilmente dare il titolo a Charlotte è stata la scelta giusta, la scelta migliore che potessero fare arrivati a questo punto; inutile stare a rimuginare ancora su un singolo tra Becky e Ronda o un rematch tra la Flair e Asuka. Arrivati dove erano, forse è stato giusto così. Forse è stato giusto sacrificare tutto in nome di questo primo, storico, forse unico, main event di WrestleMania tutto al femminile.
Però io rosico lo stesso. Maledetti.