“I am what I am and what I am needs no excuses”
Diceva una vecchia canzone, che non mi piaceva per niente, ma che mi è tornata in mente, mentre dovevo scegliere il titolo dell’articolo di oggi.
Ho appena visto la prima serata del G1 Climax di quest’anno e devo dire che le sensazioni sono state più che buone al termine del main event. Come ripeto sempre, non voglio recensire e valutare numericamente i match, ma cercare di tirare delle conclusioni a ciò che la NJPW propone, senza entrare nel tecnico o nel dettaglio, aspetti che trovo spesso noiosi in generale quando guardo il wrestling.
Per me il wrestling innanzitutto è un modo per divertirmi, emozionarmi e incazzarmi e quando guardo uno show vorrei divertirmi, emozionarmi e incazzarmi in egual misura, arrivando a questo perfetto allineamento di questi tre parametri, ritengo che il promoter di turno abbia raggiungo il suo obiettivo. Nello specifico della prima notte del G1 2019, mi sono incazzato con la vittoria di Fale, emozionato per il match tra KENTA e Ibushi e divertito con la grande prestazione di Ospreay.
Riassunto il tutto, male, in due righe, la NJPW ha proposto, come fa da anni ormai, uno show con i classici archetipi del puroresu, strizzando l’occhio agli entusiasti del cosiddetto mondo AEW, meglio dire indy.
Dicevo un Ospreay, che devo ammettere, mi sta stupendo sempre di più; ero abbastanza certo che lo avremmo perso in favore della AEW e invece, si è legato prima ancora che contrattualmente, con il cuore alla compagnia del Sol Levante. Ciò che ne desumo da questa sua scelta è il forte desiderio di crescere come performer ed è convinto che l’unico posto al mondo dove può migliorare è la NJPW. Togliendo il fattore economico, è uno spot meraviglioso per la compagnia, verso molti wrestler.
La AEW è al momento una creatura appena nata, ma se un nome come Ospreay ha scelto il Giappone, avrà i suoi buoni motivi. La sconfitta con Archer è parte di un percorso lungo e tortuoso, il 2020 potrebbe essere l’anno della sua consacrazione al top. Vedremo.
Passando alla questione Fale, devo dire che seppur venga bookato in questa maniera ormai da anni, è innegabile il fatto che si tratti di uno dei pochi heel della compagnia. La gente ama talmente tanto tifare i cattivi, soprattutto in un contesto come quella della NJPW, in cui spesso si sospende il giudizio in questo senso, che l’unico modo è far interpretare il ruolo da un lottatore mediocre. Non lo scopro di certo io, ma tant’è.
Il trittico finale, ovvero KENTA vs Ibushi, SANADA vs Zack Sabre Jr. e Okada vs Tanahashi, li colloco praticamente tutti sullo stesso livello; ottimi match, niente che verrà ricordato negli annali, ma la migliore vetrina possibile per la compagnia che si presentava negli Stati Uniti con un pubblico “educato” che sapeva interagire perfettamente con i ritmi dei match.
Li metto tutti sullo stesso livello per qualche motivo che tengo a raccontarvi.
SANADA vs Zack Sabre Jr. è stato il match in sé più bello da vedere, questi due si trovano alla grande ed è stato giusto dare lo spotlight del co-main event ad un incontro che sapevamo tutti avrebbe espresso grande lottato. L’ennesimo Okada vs Tanahashi era la volontà di offrire il miglior match nel rapporto stapower/qualità al pubblico americano, difficile andare contro questa scelta.
KENTA vs Ibushi è stato il debutto di KENTA in NJPW, presentato come pupillo di Shibata; KENTA è stato per anni tra i pochissimi al mondo a competere alla pari contro Bryan Danielson, uno che in WWE avrebbe potuto raggiungere meritatamente il top senza spiccicare parola, uno che si si ripresentava al mondo con tutti i dubbi possibili e immaginabili. Siamo onesti, KENTA non è più quello di quindici anni fa, per molti motivi, ma nonostante questo è un performer che merita il top della NJPW attuale e che può dare tantissimo ed essere un magnifico allenatore sul campo.
Il match contro Ibushi è stato molto intenso, bellissimo e fragile allo stesso tempo. Yamato nadeshiko. Se cadi sette volte, rialzati otto volte.