Vi piace Drew McIntyre? Benissimo, passate oltre a questo articolo oppure direttamente alla sezione commenti a dire quello che volete, perché queste non saranno righe di elogio, tutt’altro.
Forse sono partito troppo aggressivo, in realtà neanche si merita questo sfogo, almeno non completamente, come quasi sempre accade è la WWE che crea cicli emozionali che partono da grandi aspettative e si concludono in fragorose delusioni, ma nel mezzo almeno qualche momento di sincera e infantile esaltazione ce lo regala sempre. Non in questo caso.
A fine gennaio si decide di tracciare una linea tra il McIntyre di una volta e quello programmato per il 2020, una linea netta e dolorosa per certi versi, difficile da gestire nell’immediato come una ferita che fa perdere sangue.
Il McIntyre pre Rumble è un perfetto sconosciuto al grande pubblico e quasi alla fine di febbraio ancora vivacchia in questo limbo; provate a cercare il suo nome su Google, digitando Drew compare dopo un bel po’ di altri suggerimenti. Questo di per sé non può essere certo motivo di accusa, ma la gestione del programmato eroe del 2020 sì.
La percezione di un wrestler è fondamentale, questa può darti il successo o l’insuccesso e scaldare o raffreddare l’hype di un ppv, ma queste sono parole scontate che in linea di principio tutti condividiamo, ma nel caso McIntyre altrettanto oggettivamente ci si dovrebbe porre qualche dubbio e critica.
Tutto sta lì, nella percezione, come percepite McIntyre oggi 25 febbraio 2020? È una star fatta o una star da fare? Nel primo caso potrebbe anche andare bene questa melina con MVP e i vari segmentucci in cui fa lo sbruffone contro “avversari” incomparabili con il suo status, ma chi pensa questo ha una percezione falsata, probabilmente da gusti personali o incapacità di leggere la realtà. Questo Drew McIntyre è un prodotto senz’anima che vogliono farci ingoiare a forza e in questa disamina la mia critica verte totalmente sulla scelta scellerata e anacronistica di Vince McMahon.
Drew McIntyre ha un disperato bisogno di essere legittimato da un avversario importante ancora prima di Brock Lesnar a Wrestlemania. Quando parlo di WWE non pretendo wrestler comparabili ai top mondiali, sarebbe stupido e ingiusto, Drew McIntyre può pure andare bene nella sua appena sufficienza per un performer che si esibisce/esibirà a questi altissimi livelli di esposizione mediatica.
Quando mi approccio alla WWE, soprattutto in vista di Wrestlemania io desidero il pathos e in qualche maniera l’epica, anche raffazzonata e tipica americana di una faida che ti crea aspettative durante la costruzione, col fiato sospeso durante tutto il match e una forte emozione sul finale, che sia di soddisfazione o di delusione è indifferente.
Dovessi “decostruire” questo personaggio cosa rimarrebbe? Una sola e spoglia verità, Drew McIntyre 2020 nasce come operazione di marketing a medio rischio utile per riaprire i rubinetti della fascia di pubblico adolescenziale e poi come build-up tradizionale di un wrestler da lanciare nel main event. Se trent’anni fa poteva essere un’operazione da manuale con Hulk Hogan, vent’anni fa iniziava già a scricchiolare con John Cena e cinque anni fa a mostrare il fianco con Roman Reigns cosa ne potrà uscire con Drew McIntyre? L’ennesimo re che si atteggerà come tale, senza aver ricevuto una vera incoronazione.