Possono 55 giorni definire il meglio di un wrestler? Nell’estate del 2005 bastarono così pochi giorni per dare luce massima ad uno dei wrestler che già allora aveva scritto pagine straordinarie di wrestling. Una sola storyline, poi copiata (male) dalla WWE, con una escalation dove il pubblico divenne partner di un primo, unico protagonista: CM Punk.
Nell’estate del 2005, Punk era già una icona del wrestling indy. Chi seguiva la Ring Of Honor aveva già potuto apprezzare il match per il titolo Pure con AJ Styles, il lungo e sanguinoso feud con Raven, la battaglia al meglio dei tre match con Samoa Joe e i regni da campione di coppia nei Second City Saints al fianco di Colt Cabana. Paul Heyman aveva convinto la dirigenza WWE a prenderlo con sé e ovviamente il nativo di Chicago aveva accettato. C’era uno step superiore da compiere, e ormai in ROH aveva raccontato tutto. O quasi.
Mancava una cosa chiamata ROH World Title. Per quanto fosse davvero al top, non era mai arrivato a tanto. L’occasione si presenta il 18 giugno 2005 quando sconfigge Austin Aries a Death Before Dishonor III, e così diventa campione tra il giubilo del pubblico. Pubblico che ammutolisce e fischia nel post match quando Punk prende il microfono e attacca la storia della compagnia, le sue leggende e gli stessi proprietari. Conia il termine di “pipebomb”, annuncia di aver firmato con la WWE e minaccia di portar via il titolo con sé.
Nasce ufficialmente la Summer Of Punk. A mettersi di traverso è Mick Foley, al tempo commissioner della ROH. Cerca di indurlo a rispettare la federazione, i suoi colleghi di backstage. Gli mette di fronte due atleti di buone speranze (Jay Lethal e Roderick Strong) per convincerlo a tenerlo buono, ma Punk è nel pieno del suo egotismo e non smette di sommare scelte osteggiate dal pubblico. Ad esempio firma il contratto con la WWE sopra la cintura della ROH, minaccia di andarsene un sacco di volte, manca di rispetto a tutti, causa una sconfitta a Christopher Daniels contro Matt Hardy perché aveva osato sfidarlo tempo addietro per la cintura.
Con il Fallen Angel finisce in parità per tempo limite di 60 minuti. Al termine del match viene attaccato da Samoa Joe, in quello che sarà il preludio della fine: a Redemption Punk difende il titolo da Daniels, Joe e James Gibson. Quest’ultimo, sebbene infortunato, riesce e a connettere la Tiger Driver e a strappargli la cintura. Si conclude qui un breve ma intenso regno da re protagonista che gli tornerà utile poi in futuro. L’ultimo match sarà contro l’amico Colt Cabana in un 2 Out of 3 Falls che ovviamente perde, chiudendo tra gli applausi del pubblico per tutto l’amore dato nella storyline estiva.
CM Punk andrà in WWE e tra tante vicissitudini diverrà una icona del wrestling tra il 2010 e il 2012. Gibson terrà il titolo appena un mese per poi passarlo a Danielson e aprire per la ROH una nuova era. Perché scelsero proprio lui? Fu una imposizione della WWE che non avrebbe voluto vedere il proprio neo acquisto, già definito il miglior al mondo, perdere con un collega che non avesse mai avuto nulla a che fare con loro. Gibson infatti tornerà dai McMahon pochi giorni dopo la sconfitta con l’American Dragon, delineando la longa manus di Stamford su quanto accadde in quella rovente estate.