Immaginate di essere nel campo della tecnologia: un grande capo decide di mettere assieme le due grandi menti del novecento, Bill Gates e Steve Jobs. Cosa potrebbe uscirne fuori? Ecco, questa è stata l’ idea della WCW a metà 2000: mettiamo assieme le due grandi menti del successo del wrestling e avremo un doppio-triplo successo. E fu così che Vince Russo e Eric Bischoff si trovarono dalla stessa parte per rilanciare Nitro.
Il punto di partenza
La WCW aveva vissuto tre mesi orrendi sotto la direzione di Kevin Sullivan. Schiacciato dalle forze di potere del backstage, il booker aveva combinato dei gran pasticci.
Così la dirigenza decide di richiamare Vince Russo, silurato a gennaio, ma ha essenzialmente 2 problemi: lo stesso Russo è un cavallo pazzo e certe sue scelte talvolta sono fuori logica; i conti sono in rosso e c’è da fare piazza pulita nel roster, in particolare dei contratti più grossi. L’unico che può mediare in entrambi i casi è Bischoff: può coordinare la retta via di Russo e può far da filtro con la montagna di superstar che aveva deciso di mettere sotto contratto.
Decidono così di creare l’idea più bella ci potesse essere: uno scontro generazione tra i giovani e i vecchi, un passaggio del testimone utile per consentire alla WCW di aprirsi nuovi varchi. Dopo tutto era una delle critiche più accese del tempo: la WWF si è rinnovata, Nitro deve fare lo stesso. Nel mezzo però ci sono altri due problemi non da poco: un film in uscita (Ready to Rumble) con annesse pressioni; la necessità di fare tutto e subito.
La storyline New Blood vs Millionaire’s Club
Il 10 aprile del 2000, Nitro è annunciato come lo show in cui tutto cambierà. E cambia per davvero: Russo si presenta con un gruppo nutrito di wrestler, lancia strali verso i vecchi e toglie le cinture a tutti i campioni. Basta, si riparte daccapo.
Tutto molto bello, ma già in questa scena ci sono una serie di errori non da poco.
- Al fianco di Vince Russo si presenta Eric Bischoff. Se contrapposizione ci deve essere, Bischoff deve assolutamente fare il manager del Millionaire’s Club, di cui è stato l’incarnazione per molto tempo. E invece decide di schierarsi a favore dei ragazzi.
- Il gruppo dei New Blood è infarcito di heel. Se il pesce puzza dalla testa, qualcosa andrà storto. Ed infatti…
- Quando i “vecchi” si presentano, sono pochi rispetto alla schiera presente dietro Russo e Bischoff. Inoltre quest’ultimo prende in giro Vicious, DDP e Nash traendo spunto da fatti accaduti nel backstage. Siamo nel 2000, i social e il web non esistono ancora come oggi, e dunque il pubblico ne è all’oscuro. Quando Bischoff chiede a Vicious dove tiene le forbici per infilzarlo come fece con Anderson, il pubblico non reagisce perché non sa.
Il paradigma all’incontrario
Se è giusta la lamentela secondo cui i vecchi tolgono spazio ai nuovi, la scelta dei ruoli dovrebbe vedere il New Blood come face pronti a conquistare un posto al sole e il Club come heel pronti a difendere quella posizione. Invece si crea un paradigma all’incontrario: Hogan e compagnia fanno i face e Jarrett e compagnia fanno gli heel. È un chiaro errore, ma Russo e Bischoff non possono fare altrimenti.
Sarebbe stato impossibile far fischiare contemporaneamente Hogan, Luger, DDP, Nash, Vicious, Sting, Flair, Henning, Savage. Troppo starpower, troppa storia alle spalle. E sarebbe stato impossibile far innamorare il pubblico di Jeff Jarrett, Booker T, Scott Steiner, Mike Awesome, Shane Douglas, Vampiro o gli sconosciuti Shawn Stasiak, Mark Jindrak, Chuck Palumbo, Reno e Johnny The Bull. Tutti questi avevano performato quasi sempre da heel.
Si poteva far tifare Billy Kidman, era abbastanza conosciuto e apprezzato, ma chissà perché Bischoff lo sceglie nel confronto sbagliato.
Gli incontri e gli scontri tra le due fazioni
Russo e Bischoff scelgono di usare la loro logica, in parte distante da quella della realtà. Le combinazioni sono diverse e non tutte azzeccate. Vediamole:
- Jeff Jarrett combatte per il titolo del mondo con DDP. I due si intendono a meraviglia, e JJ è un vecchio pallino di Russo che lo aveva soprannominato “The Chosen One. Tutto giusto, ma fino a poco prima il campione era stato Vicious, che viene fatto sparire per mesi.
- Shane Douglas si piglia Ric Flair. Giusta opposizione, sia per fisico che per bionditudine, anche se i due non riescono mai a connettere tra loro.
- Mike Awesome sfida Kevin Nash per definire chi ha la powerbomb migliore. L’idea viene accantonata nel giro di poche settimane.
- Shawn Stasiak riprende la vecchia gimmick di Mr. Perfect e sfida Curt Henning. Ma era e resta nel midcarding.
- Vampiro coglie la sfida più consona andando rompere le palle a Sting. I due non legano mai nel backstage ma mettono in piedi il miglior feud della storyline per spettacolarità e imprevedibilità.
- Chuck Palumbo invece si fa chiamare “The Main Event” e sfida Lex Luger. Ovviamente anche qui non accade nessun passaggio del testimone.
Ma il nocciolo della storyline rimane Hulk Hogan vs Billy Kidman. The Hulkster aveva spiegato in una intervista che non riteneva Kidman pronto fisicamente e atleticamente a sostenere una posizione di rilievo. Aveva ragione. Ma Bischoff ci tenne a metterli l’uno contro l’altro, ben sapendo che non avrebbero mai potuto legare.
L’ex capo della NWO gli concesse ben 2 job (mai accaduto prima e mai accaduto dopo quella data) che in sostanza non servirono a nulla. Billy era e rimase un cruiserweight che il pubblico non vedeva in altro modo. E infatti nel giro di qualche mese tornò nella tana dei Filthy Animals con Rey Mysterio e Konnan.
Un flop annunciato
Russo e Bischoff cambiano idee, storyline, titoli e feud di settimana in settimana. Col proposito di dare al pubblico sempre qualcosa di sorprendente, finiscono per saturare la pazienza di chi li segue. Mettiamoci nel mezzo anche la piccola run da campione a David Arquette, il turn heel di Goldberg che si chiude in un flop, la contrapposizione tra giovani e vecchi che si evapora, continua confusione.
Fino a Bash at the Beach 2000 dove cambia qualcosa, dove serve un gesto estremo per garantire un po’ di calma dopo mesi di assoluta follia che hanno rovinato una idea che poteva essere innovativa e al passo coi tempi.