Esattamente non saprei dirvi il numero esatto di debutti che ci sono stati in AEW dal 1° gennaio ad oggi, ma per certo possiamo assistere ad almeno 2-3 ogni settimana. Uno stillicidio, che passa da top name ex WWE come Andrade e Black, per passare a quelli di basso profilo, fino alle collaborazioni temporanee.
Un sistema talmente consolidato, da essere diventato parte integrante dello show del mercoledì, che va a toccare ogni “sezione” del roster: main eventer (o potenziali tali), donne, tag team, cruiser etc, senza distinzione tra heel e face, senza neanche farsi la domanda esistenziale “ma a che serve?”, una vera e propria dipendenza nella scrittura dello show, che mette nelle condizioni lo spettatore di Dynamite, di provare sempre stupore.
Non entro nel merito dei singoli debutti, ma semplicemente sottolineare quanto siano fondamentali per la AEW, che vive quasi in uno stato “gassoso”, tra chi ha debuttato la settimana scorsa, chi debutterà nella settimana corrente e chi potrebbe debuttare al prossimo PPV.


Quando si dice che la AEW è una compagnia attentissima ad internet, ne si possono leggere i tratti delle loro strategie anche da questa efficace campagna promozionale. Viene terminato un contratto rilevante dalla WWE e subito tutti i siti e i social si riempiono di commenti, pensieri e potenziali storyline che si concludono quasi sempre con “sarebbe un ottimo leader del Dark Order”, ma questo è un altro discorso.
Inoltre, abbastanza frequentemente, gli stessi richiedono una conoscenza media di molte altre compagnie e “costringono” lo spettatore casuale a cercare su wikipedia chi sia Nick Gage, Kamille o Hiku Leo mentre sfida Lance Archer.
Io non so dirvi esattamente dove stia il giusto equilibrio tra la monolitica e ripetitiva WWE degli ultimi dieci anni o la frizzante e mutaforma AEW degli ultimi otto mesi, in questa mettiamoci una percentuale di gusto personale, quello che è oggettivo è che la AEW richiede uno sforzo di curiosità allo spettatore, che la WWE non implica, compreso, per assurdo, seguire la concorrenza.


Questo stile di prodotto “web-oriented”, crea una forte affezione dello spettatore fedele verso il brand, perché lo rende attivo e non passivo nella fruizione del programma televisivo, regalandogli la sensazione di essere parte di qualcosa che va in contrapposizione con una concorrenza che produce show dallo stile opporto e fini a sé stessi, motivando al minimo indispensabile l’interazione successiva alla fine degli show.
Naturalmente tutto ciò potrebbe essere solamente un periodo per rinforzare il roster, vedere come va con Rampage ed eventualmente iniziare a sfoltire a inizio 2022, il che potrebbe essere estremamente probabile, ma la cosa che un po’ mi preoccupa è quando penso se con questi debutti veri o presunti in futuro di CM Punk e Daniel Bryan, la AEW si fermerà oppure dovremmo abituarci a questo mare di esordi di lottatori che compaiono un paio di settimane per poi sparire?


La risposta è complessa perché non abbiamo precedenti storici attendibili per la situazione attuale, l’augurio è che, aldilà delle apparizioni one-shot, ci sia lucidità nelle acquisizioni che faranno e che non si facciano prendere la mano perché troppa gente su internet pensa che “sarebbe un ottimo leader del Dark Order…”