Nel wrestling ci sono ruoli da coprire. Non si può essere tutti bravi e belli e di successo. C’è chi ha il fisico e il carisma giusto per stare in alto, c’è chi va bene per fare da jobber e c’è chi cerca di navigare in mare aperto facendo del proprio meglio. Sami Zayn in questi anni ha fatto davvero di tutto, salendo e scendendo dalle card di qualunque show con una nonchalanche che non si nota tanto in tanti suoi colleghi. E lo ha fatto così bene che, nonostante sia stato un wrestler molto apprezzato nelle indies, nessuno ha il coraggio di dire che lo stanno sprecando.
Però nell’ultima puntata di Smackdown è come se si fosse tracciata una linea. Tra quello che si poteva fare e quello che non si può più mostrare. Sami esegue con bravura tutto quello che gli dicono di fare, va là fuori a coprire un ruolo anche a costo di rendersi ridicolo (e lo è stato tante volte in questi anni).
Ha accettato di fare la sua parte anche al cospetto di Brock Lesnar e Roman Reigns, giustamente. Stava davanti a due delle figure più iconiche della WWE del recente passato e di questo presente. In storyline ha coltivato il sogno di vincere il titolo Universale, ha provocato Brock subendone le conseguenze ed ha perduto in pochi secondi con Roman, chiudendo un cerchio.
Sì, ma ora?
Ora non può tornare a fare quello che faceva prima in un loop continuo. Non dico che debba essere promosso main eventer. Ma è bene che la WWE gli trovi una strada differente da quella del recente passato. Che può passare da una rinfrescata del suo personaggio – che funziona, ma ormai ha detto tutto – o da un passaggio di roster. O anche da una chiusura del rapporto. Il suo contratto scade a fine mese e se non ci sono altri piani, conviene ad entrambi lasciarsi andare. Anche perché Zayn, le stagioni per fare del suo meglio, le ha terminate.