Ad Adam Copeland è saltata una tibia dopo uno spot chiaramente sbagliato dal wrestler durante il Cage match contro Malakai Black a Double Or Nothing. Nelle ore successive al ppv ho letto tantissime critiche alla AEW e ai wrestler stessi per aver scelto di approdarvi.
Premessa: prima di addentrarmi nel discorso che leggete nel titolo, vorrei rispondere a chi scrive solitamente “in AEW sono troppo pericolosi e si rompono facilmente, in WWE più protetti”. In particolare dopo l’infortunio di Copeland. Tra il 2023 e il 2024, secondo quanto riportano i principali media americani (Fightful e PWinsider) in WWE ci sono stati 19 infortuni. In AEW invece sono stati 13. Quindi delle tre l’una: o alcuni in WWE non sanno lottare e mettono in pericolo se stessi e gli altri; o gli atleti non sono poi così protetti come la narrativa generale vuole farci credere; o semplicemente gli infortuni accadono, sia che tu sia protetto e sia che tu non lo sia. Io propendo per questa terza ipotesi. Chiusa la premessa.
Cosa spinge wrestler affermati a scegliere la AEW invece che la WWE? Si dice: i soldi. Può essere tanto plausibile quanto paradossale. La E è una compagnia multimilionaria, con un business enorme rispetto alla All Elite. Dunque i soldi può darsi siano uno stimolo, ma non il primo fattore. Aiuta di certo un calendario maggiormente flessibile. Rispetto al passato, dove non c’erano alternative, oggi i wrestler vogliono stare di più in famiglia, viaggiare meno garantendo una resa superiore sul ring. Pensiamo a Will Ospreay che ogni settimana fa la spola tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti.
Un altro fattore sembrerebbe essere lo stimolo. In AEW ci sono meno limiti che in WWE. Questo non significa far di tutto, ma sicuramente dare al wrestler l’opportunità di esplorare nuove vie, evitando di esautorare presto la sua carriera. Spesso, gli atleti si trovano ad aver fatto di tutto nel giro di 5/6 anni. Dunque è giusto che possano andare altrove per: a) avere nuovi avversari; b) abbracciare un nuovo pubblico; c) sviluppare nuovi scenari del proprio personaggio.
Non accadrà mai. Però leggo già il timore di “tradimento” da parte di Becky Lynch dopo la decisione di non rinnovare con la WWE. Posto che si tratta di una professionista, pertanto non deve per forza legare il suo nome ad una compagnia. Ma perché non dovrebbe provare, in futuro, nuovi stimoli in AEW dopo aver fatto veramente di tutto con Stamford?
Oltre a ritrovare la fu Sasha Banks, Rebecca Quinn può sviluppare nuove storyline, generare un nuovo buzz intorno a sé, sfidare altre ragazze mai viste prima, visitare luoghi mai battuti prima, avere a che fare con un pubblico più hardcore e più legato alle sue origini. Magari prendersi anche qualche rischio in più, perché no?
La storia di Danielson, Copeland, Christian Cage, il primo Jericho, e di diversi altri approdati alla corte di Tony Khan dimostra che non ci può essere un limite all’entusiasmo e alla volontà di trovare nuovi stimoli. Tutti stanno dando fondo a desideri che altrove non sarebbero stati mai esauditi. E nessuno di loro si è pentito o si sta pentendo della scelta. Poi in WWE ci torneranno. Sicuramente lo faranno. Ma intanto chi siamo noi per negare loro di divertirsi e di trovare nuove energie dentro?
I fan devono capire questo: che non esiste solo la WWE; che non esistono i tradimenti, ma professionisti che lavorano e possono andare dove gli pare; che i wrestler si prendono dei rischi, ma sono adulti e lo fanno con coscienza. Copeland sapeva benissimo che saltando dalla gabbia sarebbe potuto andare bene o male. Nessuno lo ha obbligato a farlo. Lui stesso ha spiegato che la scelta è stata personale e concordata col booking team. Quindi non si gridi allo scandalo. Semplicemente sono due compagnie diverse che fanno scelte diverse. Ma gli atleti sono adulti e vaccinati. E sanno a cosa vanno incontro.