Durante il weekend di WrestleMania c’è stato un grandissimo corale grazie a Triple H, con il discorso di Heyman alla Hall of Fame che ha espresso massima fiducia per lui e persino Stephanie McMahon che invece di ringraziare il padre per i servigi svolti nell’aver creato questa macchina titanica che si chiama WWE ha reso onore a Triple H per la nuova era in cui promette di portare la compagnia. Sono passati quasi tre mesi ed al momento la luna di miele tra Triple H e i fan sembra continuare malgrado comincino a palesarsi le prime grandi criticità croniche nel suo modo di gestire la narrazione della WWE. Una delle più grandi problematiche che si è evidenziata in questi mesi è la gestione delle stable, di cui è emblema la nuova Bloodline di Solo Sikoa.

Problemi nella Gestione della Bloodline

A parte il poco credibile presupposto che ci possa essere un Roman Reigns completamente assente che non si interessa di quello che succede finché non torna, al momento la Bloodline rischia di diventare un’attrazione secondaria. La squadra di Solo Sikoa è sorretta unicamente da Paul Heyman con gli altri componenti della stable che per quanto siano famosi per i fan del wrestling internazionale (i famosi syco cari a Tony Khan), al momento per tutti gli altri spettatori sono grossomodo alla stregua degli Author of Pain. Solo Sikoa non ha un briciolo del carisma di Roman Reigns, questo si sapeva, quello che non sta funzionando è il modo in cui la WWE sta cercando di caratterizzare la nuova formazione, cioè grazie alle doti attoriali di Paul Heyman.

La Gestione di Heyman e il Nuovo Mood della Stable

Sostanzialmente Heyman e il suo continuo timore di quello che questa nuova generazione della Bloodline è capace di fare è il nuovo mood della stable. L’idea mi sembra quella di fare di Solo Sikoa un personaggio alla Andy Garcia che sostituisce Michael Corleone come nuovo padrino. Anche le giacche particolari di Solo Sikoa mi ricordano molto Vincent Mancini. Un nuovo modo di essere leader, irruento, quasi scriteriato.

Il problema, al momento, è che questa crudeltà, questa irruenza, è stata somministrata con il contagocce al pubblico. Vediamo sempre Heyman terrorizzato, sottomesso al nuovo Tribal Chief, ma non si capisce di cosa abbia paura. Dimostrazioni di crudeltà fino ad oggi ne abbiamo viste poche, anzi così a memoria solo una: quella ai danni di Jimmy Uso nel post-WrestleMania.

Decisioni Discutibili

L’unica persona che poteva renderli credibili era Paul Heyman ma si è deciso di relegarlo a questo ruolo di sottomissione passivo-aggressivo che rende Heyman quasi ostile al gruppo. Un’idea per trasmettere il nuovo carattere della stable poteva essere quello di tenere Jimmy nel gruppo, almeno per qualche settimana, in modo da avere un po’ il surrogato temporaneo di Roman Reigns e far capire quale poteva essere il destino del tribal chief una volta tornato. Altra decisione discutibile è stata quella di fargli vincere il primo e unico match importante in modo sporco, con l’inserimento (per altro fuori tempo) di Tanga Loa. Ok che è sempre la Bloodline ma forse una dimostrazione di forza sarebbe stata necessaria.

La nuova Bloodline al momento non è crudele, non domina, non vince titoli e non appare nemmeno in PPV. Il gruppo era assente a King and Queen of the Ring e in queste settimane si è destreggiato in una mini faida incrociata contro una delle creature meno riuscite della gestione Triple H, cioè la stable di Lashley. Incroci decisamente trascurabili che temo non porteranno nemmeno ad un match a Clash at the Castle. Sarebbe il secondo PLE consecutivo in cui non vediamo la Bloodline.

Uno schema che si ripete: Triple H e le stable

Non voglio scatenare inutili allarmismi ma si sta palesando il grande limite di Triple H, quello di imporre le sue tante stable. Come è accaduto per il Pride di Bobby Lashley come è accaduto per l’LWO di Rey Mysterio, come è accaduto per il Testament o persino con le Damage CTRL, questi gruppi creati e voluti da Triple H finiscono con il fallire nel diventare interessanti. Persino il Judgment Day, che non ha creato Triple H ma che ha gestito lui per molto tempo, è stata quasi sempre una stable mediocre, buona a jobbare ai face di turno quando il momento lo richiedeva. Il problema è questo, si fanno le stable ma poi non si ha il coraggio di puntarvi in modo deciso e si procede con un booking altalenante degno del miglior Vince McMahon. Poi magari vincono un titolo, vincono anche il titolo principale, ma non con un percorso che dia l’idea di una narrazione progressiva e ben studiata. L’esempio delle Damage CTRL è sotto gli occhi di tutti: prendono calci in faccia da chiunque, perdono sempre, letteralmente per anni steccano tutti gli appuntamenti importanti, svolgendo più un ruolo da cuscinetto per le altre stelle del brand che necessitano di push. Poi finalmente l’acuto con l’arco narrativo di Iyo Sky, delle giapponesi e della Rumble di Bayley.

Quanto di rendita dovrà vivere Triple H perché si possa vedere oltre ai suoi enormi meriti? Aver svecchiato il booking della WWE gli da’ un grande credito ma è forse arrivato il momento di notare anche gli aspetti critici della sua gestione. Le tante stable che ha creato, sulla carta fighissime, alla fine non hanno portato da nessuna parte i suoi componenti e temo che anche per la nuova Bloodline il rischio sia questo.

Il tempo non è tantissimo. Per quanto generosa sia l’agenda concessa a Roman Reigns, prima o poi dovrà tornare e – teoricamente – sarebbe quello il momento in cui Gesù scaccia i mercanti dal tempio. Quando il Tribal Chief tornerà a reclamare il suo trono, quello che si troverà davanti cosa sarà?