La capacità di Chris Jericho di reinventarsi occorrerebbe insegnarla nelle scuole di wrestling. Da oltre trent’anni sta riuscendo a intrattenere i fan, proponendo via via personaggi e situazioni diverse. Con risultati sempre abbastanza importanti, in termini di attenzione e di ascolto televisivo.
Qualcuno che si lamenta c’è. Jericho ha 53 anni, quando deciderà di lasciar spazio ai più giovani? Vista anche una forma fisica non adeguata (eufemismo), messa in difficoltà proprio dagli anni che passano e dallo storico che si porta dietro. In più, sempre qualcuno dice, i suoi segmenti sono cringe.
Posto che Chris è quasi sempre stato cringe, proprio quello cringitudine è il suo punto di forza. Non infastidisce, è anzi divertente, creativo, leggero. Spezza la routine di uno show serioso, magari autoreferenziale, con match super intensi. Se la Jericho Appreciation Society era una evoluzione dell’Inner Circle, questa nuova versione con Big Bill (al posto di Jake Hager) è l’evoluzione smaccata della JAS.
Jericho non dà fastidio a nessuno. Prende uno spazio residuo, che generalmente in WWE abbiamo visto appannaggio di The Miz. È una posizione di low-midcarding dove corre come in una prateria. Copre una serie di minuti con un prodotto che nessun altro avrebbe portato in tv. Cerca di portare leggerezza e nel contempo aiutare un giovane (Hook) a crescere come si deve. Se vogliamo trovarci un paragone, somiglia tanto al Luka Modric del Real Madrid: chi avrebbe il coraggio di dire che “ruba un posto”?
Lode dunque a Jericho. Al suo essere cringe, e non fuori luogo. A voler continuare a contribuire alle sorti della AEW, nel miglior modo possibile.