Veniamo da un bel ppv, come Forbidden Door. La AEW ha confermato di essere molto piĆ¹ avanti di qualunque altra federazione di wrestling nella qualitĆ  in ring. Almeno tre match sono ampiamente sopra le quattro stelle, uno si candida ad essere sul podio dei migliori incontri a fine anno (Swerve vs Ospreay). PerĆ², nel lungo corso di una card cosƬ imponente, qualche inciampo ci puĆ² essere. E quello capitato prima del main event si ĆØ notato platealmente.

Premessa: regola vuole che l’incontro posto prima del main event non debba essere abbastanza bello. Deve, di norma, sgonfiare l’attenzione in attesa di quello che poi dovrebbe essere l’incontro piĆ¹ atteso della serata. Visti i fuochi d’artificio sparati da Strickland e Ospreay, dunque, ci sta che Moxley vs Naito non venisse particolarmente bene. Nessuno, perĆ², si aspettava facesse schifo. Probabilmente nemmeno in AEW.

Naito si ĆØ presentato direttamente in infradito. Il suo ĆØ stato un ciabattare di primo livello, che fa il filo ad una serie di ciabattate che l’attuale campione IWGP ha messo in piedi negli ultimi mesi. Con questi presupposti, la chimica con Jon ĆØ venuta del tutto a mancare e quel modo iper safe di lottare dei due alla lunga ĆØ parso persino stucchevole. Una mancanza di rispetto alla loro storia personale, ai fan, e all’alta valenza della cintura in palio.

Purtroppo, il problema non ĆØ stato solo Naito. Qui serve qualcuno che si siede al tavolo con Jon Moxley e ragioni con lui cosa sia meglio per il futuro. Ha rinnovato da poco per altri cinque anni. Dunque avremo a che fare con lui fino al 2029. Le condizioni fisiche attuali perĆ² sono terribili: ĆØ uguale a quella di Jericho. Solo che Chris ha 15 anni di piĆ¹ e sente il passare degli anni. Se vediamo i membri dello Shield oggi, Jon ĆØ quello piĆ¹ in difficoltĆ . E nel match con il giapponese ne abbiamo avuto l’ennesima riprova. E’ un anno che le cose non girano piĆ¹ come un tempo.

Tanti possono essere i fattori. L’artrite che gli sta procurando qualche fastidio significativo. Lo stica**i per non essere piĆ¹ nelle zone della card che contano. La gestione un po’ schizofrenica del BCC. I troppi bladejob che si prende un po’ ovunque (terribile quello nel Bloodsport).

Credo che Bryan Danielson abbia aperto una strada. Quando concluderĆ  la sua run da full timer, passerĆ  ad una dimensione diversa. Meno problematica per il corpo. Ecco, Moxley dovrebbe seguire lo stesso percorso. Rallentare. Mettersi a disposizione. Prendersi un nuovo ruolo. Nel momento in cui la stable andrĆ  rilanciata dopo l’addio (presumibile) dell’American Dragon, Jon puĆ² diventare una sorta di “capitano non giocatore”. Lo stesso ruolo che ebbe William Regal all’inizio, ricordandone attitudine, durezza, capacitĆ  di comandare per raggiungere uno scopo, un obiettivo.

Jon Moxley da manager funzionerebbe. Questo non significherebbe un addio al wrestling. Ma un utilizzo piĆ¹ oculato delle proprie abilitĆ . Anche per rimettersi in sesto, riprendere fiato, ricostruire il corpo. E rilanciarsi in un mondo del wrestling che deve ricordarlo come uno dei nomi piĆ¹ grandi, non come un grande caduto in disgrazia. Il tempo ĆØ a suo favore. Ecco, si/ci faccia un favore: si prenda cura di sĆ©. Ne gioveremo tutti.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 ĆØ redattore di Zona Wrestling. Negli anni ĆØ stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.