Adam Page è il miglior storyteller della AEW e sicuramente nel podio dei wrestler meglio scritto degli ultimi 15 anni. Un dato oggettivo che giusto pochi anni anni fa sarebbe stato anacronistico anche solo pensare. Invece oggi abbiamo un main eventer che può essere utilizzato in mille modi diversi, senza veder mai scendere di livello. Stiamo comunque parlando di quello che era ritenuto lo “sfigato” del fu Bullet Club, quello che non ce l’avrebbe mai fatta.
Oggi invece siamo qui a elogiare la sua presenza. Su di lui la AEW ha lavorato e lavorato meglio che con chiunque altro. Page ci ha messo del suo. È stato in grado di trasmettere televisivamente ogni input arrivasse dal booking team. Segno che quando Tony e gli altri hanno voglia, sanno andare in profondità. E la storyline con Kenny Omega è ancora lì a dirci quanto è stata bella e completa.
Oggi la situazione non è cambiata. Mentre tanti si lamentano del main event di All In che non chiuderà la storia tra Page e Swerve, in realtà Hangman ha un percorso ben delineato, con diverse traiettorie coerenti sia col suo passato che col suo presente.
Andiamo a vederla nel complesso. L’Elite sospende Page per il suo odio su Strickland. Per tornare si iscrive al torneo e ritrovarsi davanti a Swerve, stavolta per il titolo. Nel frattempo anche l’Elite ha problemi col campione e prova a reclutare Page, che però rifiuta inizialmente. Nel momento in cui perde il torneo, il Blood & Guts è l’unico modo per raggiungere il campione.
È qui che ammanetta Strickland all’esterno della gabbia e infierisce su di lui fregandosene del match. Sancendo i dissidi interni con l’Elite, e quindi con Okada. Dissidi che portano alla sconfitta.
Page ora può andare dove vuole. Può combattere con Okada a All In. Con Danielson o Swerve dopo. Senza mai perdere di vista la coerenza narrativa del suo personaggio. Senza contare che il suo focus futuro sarà proprio l’Elite e la guerra che vorrà fargli assieme ad un rientrante Kenny Omega. Con gli status ribaltati rispetto al 2020.