Nelson Frazier Jr, meglio conosciuto ai più come Mabel, King Mabel, Viscera o Big Daddy V si è spento a soli 43 anni, aggiungendo un altro nome alla già corposa lista di morti premature nel wrestling. Questo editoriale non sarà una sua apologia, ma solo una piccola finestra per ricordarlo un’ultima volta…buona lettura!
Parlare in modo oggettivo di qualcuno che non c’è più, in qualsiasi ambito, non è mai semplice. La morte è un concetto di una vastità così grande ed assoluta che finisce con il rendere inevitabilmente critiche e difetti elementi incredibilmente marginali, ed è forse per questo che la frase “parleranno bene di lui solo quando morirà” ha assunto oramai sfumature simili ad un clichè da macabro Bacio Perugina.
Mabel, Big Daddy V o Viscera non era un Campione, né tantomeno un Main Eventer. In un periodo (metà anni ’90) in cui essere un Big Man era requisito unico e fondamentale per poter sperare di essere rilevante, questo omaccione di 2 metri e 10 per più di 200 Kg ha avuto il break più importante della sua vita in WWF vincendo il King of The Ring quando questo torneo ancora contava qualcosa, approfittando anche del fatto che, forse, il roster dell’epoca non era propriamente definibile come ricco di talenti. Ma facciamo un piccolo passo indietro.
Nelson interpreta inizialmente, assieme al partner Mo, la gimmick di Mabel, in una stable composta da due uomini di colore impegnati ad aiutare la gente dei ghetti, accompagnati da un manager-rapper, Oscar. La stable prende il nome di “Men on a Mission” , è quasi esclusivamente coinvolta in squash match contro i jobber di turno (cosa assolutamente comune all’epoca) e la ricezione da parte del pubblico è da solidi babyface: i due hanno una personalità gioviale ed allegra, un attire molto accattivante soprattutto per i ragazzini, fatto di colori molto sparati, ed un balletto celebrativo a fine match che riesce ad andare over con il pubblico in modo piuttosto convincente. Questa loro attitudine positiva li porterà anche a conquistare i Titoli di Coppia (per soli due giorni) contro i Quebecers, in seguito ad una vittoria in un House Show a Londra.
La vittoria del King of The Ring, ai danni prima di Undertaker e poi di Savio Vega nella finale, proietta Mabel verso un’interpretazione heel più o meno dello stesso personaggio, che diviene “King Mabel” con il suo ex tag team partner Mo in versione manager, “Sir Mo” appunto. In un periodo storico, come detto, in cui il roster non era propriamente staripante di top heel, Mabel grazie alla sua nuova gimmick, a questo convinto push ed al recente turn viene impiegato a Summerslam contro Kevin Nash, perdendo tuttavia l’incontro. Il feud con Nash segnerà la fine di questo suo primo stint: accusato di aver infortunato altri atleti a causa del suo stile particolarmente “distratto”, Mabel infortuna anche Big Sexy, che dopo essersi lamentato con Vince Mc Mahon convince il patron a trattenere l’omaccione di colore. Tuttavia il danno era oramai già stato fatto, ed il successivo infortunio causato anche ad Undertaker rappresenta l’ultima goccia: in pochi mesi Mabel passa dall’essere top heel a midcarder, e da midcarder ad “unemployed”.
Mabel Ritorna in WWF nel ’98 per soli due anni, dando vita alla sua gimmick più celebre, Viscera, in seguito all’inserimento nella celebre stable dei Ministry Of Darkness, con Undertaker, gli Acolytes e Mideon. Il suo look diventa grottesco, imponente, gotico e spaventoso: lenti a contatto bianche, tomahawk ossigenata ed un attire completamente nero. Purtroppo per lui, una volta sciolta la stable, il team creativo sembra non avere grossi piani e finisce con l’annegare nel marasma rappresentato dalla divisione Hardcore: vince il (poco) prestigioso titolo per qualche minuto (anche questa cosa frequente all’epoca) per poi essere nuovamente rilasciato.
Passano quattro anni e dopo aver calcato il circuito indipendente, Viscera torna in WWE per il suo ultimo stint nella federazione. Il primo momento di grosso cambiamento, per il corpulento lottatore di colore, è rappresentato dall’affiancamento a Trish Stratus nel suo feud contro il duo Lita/Kane. Intendiamoci, la storia non è delle più entusiasmanti, ma grazie a questa particolare faida Viscera dà un nuovo spin al suo personaggio, divenendo un “lady’s man”, un playboy per intenderci, in seguito a delle avances immediatamente rigettate dalla bella Canadese. Una volta liquidata la pratica Stratus con un violentissimo splash ai suoi danni, divendendo face nel processo, Viscera inizia uno degli angle più difficili mai realizzati: una storia amorosa con un iper impacciata ed imbarazzata Lilian Garcia. L’annunciatrice storica della WWE era tutt’altro che entusiasta di questo ruolo offertogli, vista la scarsa propensione ad un ruolo “attivo” nel roster: nonostante questo, però, Viscera riuscì a trarre qualcosa di buono anche da tale ingrato compito mostrando un lato comedy piuttosto agile e convincente…prima di turnare nuovamente heel dopo aver respinto Lilian, tra la soprpresa generale. La trasformazione del personaggio era oramai avvenuta: il lato minaccioso di Viscera stava lasciando sempre più posto a quello lascivo, togliendo vita al monster ed alimentando il comedy nella parola “heel”.
Da qui nove mesi di tag team con Val Venis in un duo molto…ammiccante, definiamolo così, per poi approdare, alla fine della sua carriera, nella reincarnazione MacMahoniana della ECW. Qui è Dusty Rhodes che decide di effettuare un robusto “repackage” su Viscera rinominandolo “Big Daddy V”, utilizzandolo inizialmente come guardaspalle di Matt Striker . L’attire ricorda molto quello di Abdullah The Butcher, ma tutto sommato il personaggio non cambia poi molto, evolvendo semplicemente in ciò che era destinato ad essere una volta abbandonato il character da heel puro e spietato. In questo periodo, BDV partecipa in un Elimination Chamber e disputa qualche buon match con CM Punk, prima di essere draftato a Smackdown e, conseguentemente, licenziato senza nemmeno esordire nel roster blu.
Definire la carriera di questo lottatore come “illustre” sarebbe pretestuoso nonché davvero poco opportuno. Eppure Nelson Frazier ha interpretato ruoli estremamente diversi rendendoli, cosa non facile, tutti propri e credibili, senza contare che sul quadrato non era di certo Kurt Angle, ma nemmeno The Great Khali: l’effettuare in modo agile uno spinning heel kick non è così scontato a 200 kg si stazza. Frazier è morto proprio a causa della sua mole, che lo ha reso celebre in un mondo (quello della WWF del ’95) in cui essere un big man, un freakshow, era spesso requisito unico e fondamentale: non è affatto un caso che sia davvero difficile, nel wrestling mainstream di oggi, trovare qualcuno di lontanamente simile al compianto Nelson, come stile e fisicità.
“King Mabel”, forse in modo un po’ ingiusto, è stato sempre associato a Billy Gunn come vincitore di un Torneo senza gloria che, in fin dei conti, non si è rivelato essere poi così importante. Ma all’epoca dei fatti, è giusto ricordarlo, su di lui si stava puntando eccome. Se magari avesse avuto uno stile più attento e protettivo agli albori della sua carriera e se non avesse suscitato le ire di due leader da locker room come Taker e Nash, probabilmente staremmo parlando di ben altri allori. Ma la storia, lo sappiamo, non è scritta in periodo ipotetico.
Riposa in pace Nelson, “che tu possa insegnare la Viscagra agli angeli”.
NM Punk