Gobbledy Gooker, schiudendo un gigantesco uovo di polistirolo. 25 anni dopo, la WWE termina la frittata iniziata cinque lustri fa con l’edizione 2015 delle Series, dove a sopravvivere di certo non è stato il buonsenso. Scusa Pistocchi, King Hunter si infortuna il capezzolo sinistro al quinto del primo tempo, al suo posto entra uno scalpitante Danilo…buona lettura!
Roman Reigns sconfigge Alberto Del Rio in 14 minuti e 10 per accedere alla finale del WWE World Heavyweight Championship tournament.
L’incontro più godibile della serata. I due non si sono assolutamente risparmiati, dando fondo a tutto il loro arsenale e disputando una contesa dall’ottimo ritmo complessivo. Il pubblico di Atlanta, non sempre partecipe durante lo show, ha seguito Reigns e Del Rio con trasporto, ed i due hanno raccontato una storia semplice ma efficace, con ADR impegnato in una continua offensiva e Reigns sempre pronto ad esplodere con qualche powermove ad effetto, compresa la spear finale che ha suggellato il risultato. Breve considerazione su Del Rio: lui e Zeb Colter non hanno assolutamente senso, ne nello stare assieme e nemmeno nell’essere percepiti come heel. Cioè, due persone di etnie diverse che teorizzano una nazione dove tutti possano vivere in pace, non pagando le tasse ed unendo le comuni risorse. Wow, che cattivoni…altra breve considerazione: o ADR ha gli elettrostimolatori attaccati 24/7, oppure potrebbe star navigando nella pericolosa Billy Gunn-Zone. Non è mai stato così pompato, nemmeno all’esordio.
(3,5 / 5) Match of the night!
Dean Ambrose sconfigge Kevin Owens in 11 minuti e 20 per accedere alla finale del WWE World Heavyweight Championship tournament.
Altro match estremamente godibile, anche se non all’altezza del precedente per intensità e storia raccontata. I due contendenti hanno dato vita ad una lunga fase di brawling “studiato”, rompendo il tutto con qualche spot di rilievo come due suicide-dive continuativi di Ambrose ed un notevole fisherman’s suplex effettuato da Owens dalla terza corda (spot visto live a Roma, molto d’impatto). Il ritmo del match è stato scandito principalmente da Owens, ed il finale è arrivato con una Dirty Deeds ben assestata al centro del quadrato. US Champion ed IC Champion a casa, largo agli ex mastini della giustizia.
(3,2 / 5) Live was better.
Ryback, gli Usos ed i Lucha Dragons sconfiggono il New Day, King Barrett e Sheamus 17 minuti e 50. Unici sopravvissuti: Jay Uso, Ryback e Kalisto.
I New Day hanno effettuato un promo iniziale abbastanza lungo, decisamente al di sotto dei loro eccellenti standard recenti (quando Xavier Woods è comparso qualche settimana fa sulle note dell’evocazione dei Guardian Force di Final Fantasy VIII stavo per svenire). Il primo eliminato è stato il vincitore del King Of The Ring 2015, che interrompe il suo momento di anonimato venendo schienato nientepopodimenoche da Sin Cara al minuto 8, con Michael Cole che in momento Hardy/Amarcord ha definito la Senton del luchador discount come una “Swanton”. Appena un minuto e mezzo dopo l’azione congiunta Kofi/Xavier porta all’eliminazione di Jimmy Uso, mentre due minuti dopo Sheamus con un brogue kick (che tanto dolore inflisse agli Achei e non solo più tardi in serata) elimina Sin Cara. Big E viene schienato poco dopo dall’Uso superstite, ed il New Day in modo solidale decide di interrompere la partita di calcetto, lasciando il povero futuro Campione del Mondo WWE solo contro tre jobber che, di fatto, lo asfaltano dopo qualche minuto di resistenza. Incontro tutto sommato sufficiente, dove a mancare è stato non l’impegno dei contendenti ma l’interesse di tutti, compreso quello della federazione che si è ben guardata, che so, di annunciare questo classico e tradizionale riempitivo da midcard.
(3 / 5) Let’s go Hardy!
Charlotte sconfigge Paige in 14:10 mantenendo il Divas Championship.
Queste due ragazze ci hanno provato, per amor del cielo. Certo, ci sono state notevoli fasi di resting tra uno spot e l’altro, ma l’intensità tutto sommato non è mancata…ma è stata ancora una volta eccessivamente diluita. Per andare oltre il minuto 8, un match femminile (o maschile, o transgender) ha bisogno di contendenti all’altezza, in grado di costruire una struttura solida quasi in ogni minuto. Vedasi gli incontri disputati durante gli speciali di NXT nella loro quasi totalità, compreso il primo tra Paige ed Emma. L’heat che la federazione voleva fornire a Paige con l’uscita infelice di lunedì scorso si è tradotto in uno sbuffo di tiepido vapore, e Charlotte non ha dato seguito a tutto quell’ardore mostrato con convinzione durante la rissa che ha concluso lo show rosso. Match lungo, troppo lungo che ha finito con il diluire eccessivamente la sostanza sufficiente mostrata dalle due atlete. La sconfitta di Paige la rende, di fatto, una heel debole e perdente, che verrà necessariamente allontanata dal gito Titolato almeno per un po’: peccato per lo spot della spear dal cordolo degli spalti, eseguita male e con eccessivo timore. Piuttosto che fare una mezza cosa arrabattata (nemmeno riproposta con replay, a ragion veduta) conviene non fare assolutamente nulla o semplificare. Figure 8, tap, tutti a nanna. Nota che ha fatto alzare il voto (e non solo quello per gli spettatori dotati di testosterone): Paige era più invitante del solito. Just sayin’.
(2,7 / 5) Too long. Like, “Rocco” long.
Tyler Breeze sconfigge Dolph Ziggler in 6 minuti e 40.
Le ragazze hanno sforato con il tempo, probabilmente. Intanto Ziggler prima del match entra a casa di Shawn Michaels, ed in mezzo ad una miriade di jeans attillati, gilet, tanga e cappellini da due euro trova un attire dell’HBK del ’96 ed un uniposca scaduto. Che gioia! Finalmente DZ può travestirsi dal suo wrestler preferito (peccato per la mancanza degli occhiali sferici, venduti su ebay quando il sorriso era stato perduto) tributandolo anche con una “carica” tipica dell’ei fu Sweet Chin Music. Discorsi amarcord a parte, questo incontro è stato un jobber match rapido, disimpegnato ed indolore. Roba da special event insomma. Breeze è condannato ad essere Fandangoed in due mesi o poco più, e Summer Rae è solo il primo segnale dell’imminente tragedia: Jericho si sta tenendo libero per Wrestlemania, non si sa mai.
(3 / 5) He thinks is cool, he knows he’s sexy.
Undertaker e Kane sconfiggono Bray Wyatt and Luke Harper in 10 minuti e 20.
Quasi impossibile dare un voto equo a questo match. Potremmo quasi definirlo un angle, una celebrazione, una parentesi esclusivamente messa su per celebrare, giustamente, la carriera dell’uomo universalmente più rispettato della storia del wrestling, senza dubbio alcuno. L’entrata di Taker è Kane da sola merita più di una sufficienza piena a prescindere dell’azione bell to bell, che può essere racchiusa in un: heat su Kane, hot tag per Taker, Tombstone su Harper, celebration. Strowman e Rowan vengono messi entrambi a tappeto da un’azione congiunta dei Brothers of Destruction, e Bray Wyatt viene tolto dall’equazione dopo la stereo-chokeslam effettuata su di lui e su Harper, prima della pietra tombale a suggellare il tutto. Valutando nel complesso si può senza dubbio alcuno ritenere questa parentesi godibile, complice anche la partecipazione unanime del pubblico, risvegliato dal torpore contagioso che ha contraddistinto tutta la fase centrale dello show. Ciliegina sulla torta: il finale con i due che trionfanti rientrano avvolti da fulmini a tenebre.
(3,2 / 5) Brothers of Celebration
Roman Reigns sconfigge Dean Ambrose in 9 minuti e 05 vincendo il WWE World Heavyweight Championship.
Una finale tra i due top face della compagnia, culmine di un torneo estenuante con match dal minutaggio importante, dove i prefati atleti hanno un rapporto simile alla fratellanza: lecito aspettarsi un incontro incerto, combattuto, dove a prescindere dal risultato possano uscirne entrambi in modo positivo. Invece, per una questione di tempi calibrati male (penso che questa serata sia stata particolarmente infelice in tal senso) questo incontro è durato quasi la metà di quello femminile, o di quelli delle semifinali. Certo, i due sono andati full steam sin dai primissimi minuti con colpi molto stiff, uscendo dalle reciproche mosse finali circa a metà incontro (cioè a 5 minuti dall’inizio della contesa), tuttavia il match si è concluso in modo improvviso ed anticlimatico, facendo uscire Ambrose con le ossa rotte non solo in senso figurato. Il match di per se, visto il minutaggio, è stato sufficiente o poco più, ma il voler rendere la prima vittoria titolata di Reigns, destinato ad essere un cardine della compagnia in futuro, frutto di scelte frettolose e temi risicati…beh, lascia molto a desiderare.
(2 / 5), Wasted opportunities.
Sheamus sconfigge Roman Reigns in 35 secondi vincendo il WWE World Heavyweight Championship.
Il Campione più freddo di sempre, che ruba il primato anche a Jack Swagger. Sheamus non era nemmeno percepito come midcarder, ma come jobber puro (lui e Barrett hanno perso pulito contro i Lucha Dragons non molte settimane prima), ed ora dovrebbe essere proposto come top heel solo per l’attaccamento all’Authority? Bitch, please. Capisco che tutto sia posto al fine di far percepire finalmente Reigns come babyface (le sue calde lagrime al fin della pugna son state pungoli per il core di pulchre damigelle), ma i modi per poter arrivare allo stesso risultato c’erano eccome. Si è voluto semplicemente danielbryanare Reigns: a Summerslam di due anni fa finalmente DB vince il Titolo nel main event, viene tradito da HHH e l’allora Money In The Bank winner Randy Orton incassa a tradimento. Tuttavia Reigns non è Bryan, mai lo sarà ed è inutile tentare di farlo percepire come tale. Sensazione di deja vu?
S.V., ma se potessi darei un 2. NONSENSE.
Danilo