Siamo ad un punto di svolta nella storia del wrestling: la WWE sta facendo una campagna acquisti milionaria senza precedenti, tale che quelle del Real Madrid, Manchester City e dell’Inter dei primi tempi sono bazzecole. Il perché è presto detto: guadagnare soldi sfruttando tutti i bacini d’utenza possibili.
Al momento attuale, il wrestling ha perso l’appeal conosciuto negli anni ’90. La posizione di monopolio della WWE e l’imposizione di un modello unico ha fatto breccia a correnti alternate, allontanato buona parte dei fan degli anni Attitude, mantenuto a fatica una parte della Ruthless, instaurato un rapporto di amore – odio profondissimo con quelli Pg. Di fatto la WWE è un’anatra zoppa che poggia su una zampa sola, l’altra è costituita dalle indy e dal resto del mondo. E così, in un momento economico non certo favorevole a causa dei crolli in borsa e delle sufficienti risposte generali al prodotto, Vince McMahon ha iniziato ad ascoltare Triple H: per mangiarci tutta la torta, occorre comprarla. È un rischio, calcolato quanto si voglia, costoso e che dovrebbe riportare a casa tanti denari.
AJ Styles, Shinsuke Nakamura, Austin Aries, Samoa Joe, Sami Zayn, Neville, Kalisto, Kevin Owens, Seth Rollins, Dean Ambrose, Paige, Asuka, Cesaro, Johnny Gargano, Tommaso Ciampa, Rich Swann, Apollo Crews, Biff Busick, Finn Balor, Daniel Bryan, Alberto Del Rio, Luke Harper, Hideo Itami: la lista di superstar indy (e major giapponesi e messicane) messe sotto contratto in questi anni farebbe impallidire chiunque. Nell’ultimo periodo poi vi è stata una caccia grossa tale che sia le indy che due delle promotion più importanti del mondo si sono ritrovate senza linfa vitale: la AAA, che sembrava inarrivabile, si è vista soffiare il MegaCampione ed uno degli interpreti più rinomati (Myzteziz in CMLL); mentre la NJPW si è vista depredare il main event con la conseguenza di vedere annullate le storyline di un anno e di dover forzatamente ragionare su nuove star.
L’obiettivo della WWE? Non solo guadagnare soldi, ma distruggere ogni eventuale concorrenza. Distruggere la NJPW in casa propria col lancio del network e la sponsorizzazione di Nakamura, Styles e Balor, tre figuri che nel Sol Levante hanno fatto strage di cuori. Distruggere le indy ed ogni loro velleità di successo, figurando una collaborazione con la Evolve che sia un passaggio comodo verso NXT. Gestire al meglio ogni introito mondiale portando dentro il proprio cantiere il pubblico marcatamente mark, in grado di supportare a prescindere la star indy conosciuta anni fa in uno show da 40 spettatori disputato in una sperduta cittadina di provincia. Un azzardo a cui la ROH ha dato risposta blindando i propri maggiori talenti, e le altre andando a saccheggiare l’Europa. Ed è proprio l’Europa la salvezza di chi ha bisogno di atleti indy fatti e finiti e pronti al successo. Per ora la WWE ha già il suo bacino, dunque non vi ha ancora pensato: vederli crescere da altre parti è un modo per prenderli al loro apice, quando arriverà il tempo giusto.
Al netto di tutte queste considerazioni, ciò che balza all’occhio è che in questo momento la WWE ha la necessità di coprire qualcosa, ovvero la mancanza di storie. Da troppo tempo ormai siamo davanti al ripetersi stanco delle stesse storie trite e ritrite come se non vi fosse altra soluzione. La vittoria di Triple H alla Rumble ci riporta a 15 anni fa, nella sua logica già vista, compreso il festeggiamento con la moglie, annessi e connessi. Una storia che serve a pushare Reigns al culmine della sua carriera, sfidando quel pubblico Mark che la WWE cerca di attrarre, e che aspetta sempre il ritorno di Bryan o Punk, perché quelli bravi sono sempre quelli non accozzati.
E allora dentro starpower a palate. Dentro ad NXT, poiché la vena creativa sembra definitivamente arrestata e si basi su storie da terza media. La cosa buona è che dentro quelle storie vi sono atleti intoccabili, atleti dalla critica inesistente e dal passato consistente.
Atleti che tutti vorremmo vedere nel main roster e per i quali ci accontentiamo di vederli tenuti a freno nel piccolo roster, che poi quelli del grande si lamentano per la disparità di trattamento. E allora starpower, così il pubblico fa crollare le arene al sentire la theme di Styles, Zayn, Ambrose, Owens… importa poco cosa raccontano, la cosa importante è che ci siano. Scatenando il fantawrestling che la WWE non seguirà mai appieno, riempiendo i discorsi di rimpianti più che di ricordi felici. Alla fine però non ci si può nemmeno lamentare: se l’azzardo degli ultimi tempi, con un roster enorme di atleti ben pagati, porterà ingenti introiti, avranno vinto loro. Altrimenti il ridimensionamento del maggior capitale del wrestling mondiale sarà catastrofico.