Ci sono personalità nel nostro amato mondo del prowrestling che, sotto i nostri parzialmente inconsapevoli occhi, vivono totalmente al di fuori di qualsiasi regola e convenzione universalmente ritenuta come corretta. Si, Brock Lesnar può veramente fare ciò che gli pare: combattere nel più grande evento della storia della UFC, UFC 200, essendo sotto contratto con la WWE. Che dire di più?
La partecipazione di Lesnar in un evento UFC, allo stato attuale, è una notizia così enorme da processare che quasi quasi non saprei da dove cominciare per “dissezionare” il tutto. Forse la cosa ideale è procedere con leggero ordine, non dando per scontato il crossover tra fan WWE e fan delle MMA, elemento sicuramente presentissimo ma non unanime.
Dopo aver lasciato la WWE in malo modo dopo Wrestlemania XX, (non vi attaccherò un pippone infinito, non temete) Lesnar prova a sfondare, fallendo, nella NFL, effettuando anche sporadiche apparizioni come wrestler nella NJPW nel periodo 2005/2007. Da uomo d’affari impareggiabile quale è, Lesnar si fionda nelle arti marziali miste, fenomeno crescente negli States, approdando in UFC dopo un solo incontro professionistico. Il primo incontro in UFC, contro l’ex Campione dei Pesi Massimi Frank Mir, mette in luce la totale impreparazione di Lesnar come lottatore “shoot”: forte fisicamente ma sprovveduto al tappeto, viene sottomesso dal rivale, uno dei maggiori esperti di Jiu Jitsu di sempre nella sua categoria di peso.
Ma la sconfitta non fa che aumentare lo status di Brock, a cui viene praticamente regalata la possibilità di conquistare il Titolo dopo una sola vittoria nell’ottagono: ad UFC 91 sconfigge Randy Couture, leggenda dello sport ma nettamente inferiore fisicamente, e nel main event di UFC 100 vendica la sconfitta precedentemente subita contro Mir, sfruttando la sua forza bruta annullando il gioco da terra dell’avversario. Ma la vera vittoria di Bock è un’altra: quella sera, la UFC porta a casa 1.6 milioni di buyrates, e con tutto il rispetto per George Saint Pierre, il merito è in buona parte proprio della Bestia.
Successivamente, a causa del declino fisico imposto dalla diverticolite, sconfigge a stento il Campione Interinale Shane Carwin dopo un primo round veramente tremendo, per poi venire annichilito da Cane Velasquez prima e da Alistair Overeem poi, in due incontri decisamente a senso unico imputati anche al suo malessere fisico. Dopo qualche sera, Brock avrebbe fatto il suo ritorno in WWE, assumendo lo status leggendario che ha oggi ed arrivando a raggiungere il massimo onore concedibile ad un wrestler: terminare la “streak” di Undertaker in quel di Wrestlemania.
Dopo aver giurato amore eterno alla WWE, e dopo aver espresso in diretta ad ESPN la sua volontà di non fare più ritorno alle MMA, a causa dell’età, dei problemi di salute e della mancanza di volontà nell’affrontare un “training camp” in vista di un incontro…da uomo d’affari eccelso qual’è, Brock ha aspettato il momento maggiormente propizio per ritrattare tutto e far capolino, chiamando il boss della UFC, Dana White, e candidandosi per salvare UFC 200, che a questo punto, complice una card STELLARE al netto anche della presenza di Brock, si candida come possibile evento da 2 milioni di buyrates. MECOJONI, direbbe il buon Proietti.
Si, perché la chiave di tutto è stato proprio il tempismo perfetto di Brock. UFC 200, per chi non lo sapesse, inizialmente avrebbe dovuto avere un altro main event, ossia Conor McGregor, la più grande stella attualmente in UFC, contro il prefato George Saint Pierre, in un dream match tra attrazioni da box office. Primo intoppo: Conor perde contro Nate Diaz, altro nome assolutamente di rilievo, mandando a donne di facili costumi l’incontro con GSP, mai ufficializzato. Secondo intoppo: Conor, l’unico assieme a Ronda Rousey in grado di poter praticamente garantire acquisti superiori al milione, è ossessionato dalla sconfitta subita, ed a UFC 200 vuole un rematch proprio contro Nate. Terzo intoppo: Conor non si presenta ad una press conference in vista di UFC 200, suscitando l’ira funesta dei suoi datori di lavoro che, in modo abbastanza “autinculo”, lo rimuovono dalla card, sostituendo il main event con la loro terza stella in ordine di grandezza, Jon Jones, e riempendo la card con altri due incontri titolati (Miesha Tate Vs Amanda Nunes per il titolo 135 lbs femminile e Frankie Edgar Vs Jose Aldo per quello 145).
La card è stellare, iper colma di grandi nomi… ma senza quella attrazione da box office in grado di poter garantire acquisti stellari. Si, forse il ritorno di Jon Jones avrebbe consentito di raggiungere una cifra vicino al milione, ma dubito fortemente che la card sarebbe andata oltre questo tetto senza Ronda, McGregor e GSP. Ma aspettate un minuto…chi è la star che in 5 PPV ha trainato ben 5 milioni di acquisti complessivi? Esattamente quella che ha chiamato Dana White quando è scoppiato tutto questo casino. E Lesnar, signori miei, magari non occuperà il main event ma statene pur certi: guadagnerà almeno il triplo del più pagato della card.
Il potere, lo status acquisito da Lesnar ha concretizzato qualcosa di allucinante. La WWE, da sempre gelosa dei suoi talenti ed ossessionata dall’idea di poter vedere indebolita una sua “superstar”, ha concesso a Brock ciò che non avrebbe concesso a nessun altro nella storia… anche se, ne sono certo, riceverà qualcosa in cambio forse già da Summerslam: che sia la partecipazione di Conor McGregor (fan di vecchia data della WWE) o Ronda Rousey (idem con patate, e qui la cosa si semplifica anche del collegamento con The Rock) Vince avrà di certo il suo tornaconto. Ma lo scoglio WWE non è assolutamente il solo.
Innanzitutto, Lesnar dovrà effettuare un camp assolutamente brutale, al fine di poter riacquisire almeno quella malizia nello striking in grado di poter esercitare il suo devastante ground and pound una volta portato l’avversario a terra. In secondo luogo, complici le nuove, stringenti regole per il taglio del peso, Lesnar dovrà raggiungere in un mese le 265 libbre (130 kg, tetto per essere un peso massimo) dovendo perdere ben 10 kg rispetto al suo peso attuale, il tutto evitando disidratazioni varie ed allenandosi nell’arte del combattimento. In terzo luogo, a causa dell’accordo tra Reebok e la UFC, tutti i vari sponsor connessi a Lesnar (J&J e compagnia cantante) dovrebbero, almeno in teoria, dover essere estromessi…anche se, in vero, le regole sono uguali per tutti tranne che per Brock. In ultima istanza, lo scoglio più grande è il suo avversario, stilisticamente una scelta davvero curiosa.
Non fatevi ingannare dal suo aspetto da porchettaro da spiaggia: Mark Hunt è il picchiatore con le mani più pesanti in UFC, senza dubbio alcuno, oltre ad essere il #7 seed al mondo. Nonostante l’età non proprio verdissima, Hunt di recente ha vissuto una seconda giovinezza arrivando addirittura a competere per il massimo alloro non più di un anno e mezzo fa, ed è reduce da due K.O., entrambi nel primo round, ed entrambi contro pesi massimi di livello. E se c’è una cosa che abbiamo capito guardando gli ultimi tre incontro di Brock in UFC, è che la Bestia ODIA essere colpita…una scelta davvero molto, molto strana. La chiave della vittoria e della sconfitta passando per un unico elemento: i takedown di Lesnar. Dovesse Brock riuscire a mascherare i suoi tentativi di shoot tramite uno striking almeno passabile, una volta portato Hunt a terra si potrebbe andare giù di pugni ignoranti…ma se Brock (ipotesi maggiormente probabile) dovesse tentare di portare l’incontro a terra in modo disperato e telefonato dopo aver assaggiato un paio di pigne samoane, andrebbe incontro ad un viaggio sola andata per Carrapipi.
Il mio livello di entusiasmo è veramente alle stelle per questa notizia…sono curioso di sentire la vostra. Ah, ultima cosa: se Brock dovesse vincere contro il numero 7 al mondo, credo che la UFC sarebbe disposta (in un periodo in cui sta cercando acquirenti in grado di spendere 4 miliardi di dollari per rilevarla) a pagare vagonate d’oro per un altro assaggino del sindaco di Suplex City. Quindi prenderei il termine one night only veramente cum grano salis.
…a voi!
Danilo