Tony D’Angelo, vero nome Joseph Ariola, debutta ad NXT 2.0 il 5 ottobre 2021 e per lui si tratta a tutti gli effetti di un debutto, perché Tony non aveva alcun tipo di esperienza precedente su un ring di wrestling (o almeno, questo riporta la Bibbia del wrestling, ovvero Cagematch). 26 anni, dell’Illinois, cognome italianeggiante, come la sua gimmick, Tony deve ancora raggiungere la cifra tonda per quel che riguarda i match disputati (si ferma a 8), ma in questi match si può già contare un War Game, un n°1 contender match e un Crowbar on a pole match.
Il debutto di Tony viene preceduto da alcune vignette che lo ritraggono come un palese membro di una famiglia mafiosa italo americana, che tuttavia è convinto che i “veri soldi” si facciano coi contratti da stagista schiavo nel territorio di sviluppo della WWE. Contento lui. Non mi sorprende che la famiglia non abbia obiettato al suo desiderio di diventare un wrestler, visto che lo chiamavano affettuosamente “lo sveglio”.
Erano tempi bui quelli: NXT 2.0 stava prendendo forma e i fan tremavano dal terrore all’idea che il loro amato brand giallo nero venisse totalmente stravolto. In passato avevamo già avuto esempi di gimmick particolari, ma questa sembrava troppo, un ritorno al wrestling macchiettistico anni 80, una gimmick stereotipata che coprisse i limiti tecnici del wrestler; insomma, si preannunciava il disastro. Poi Tony D’Angelo debutta e non va così male, tutt’altro: il fisico c’è, la tecnica non è male per essere un debuttante, l’attire è basico ma coerente con la gimmick del picchiatore dei vicoli bui, umidi e fumosi. E a proposito della gimmick, non risulta così ingombrante. Va inoltre fatto notare che il pubblico sembra affezionarsi subito a Tony D’Angelo e fa il tifo per lui nonostante si presenti come un heel. Certo il pubblico di NXT è sempre stato particolare, è un pubblico fisso e quindi si affeziona facilmente ai wrestler, ma anche al netto di ciò la reazione dei fan pare più che buona. Forse la gimmick ha colpito, forse il pubblico ha subodorato la stronzata e ha voluto compensare dando fiducia al wrestler, forse hanno gusto per il trash, forse il pubblico di NXT pullula di italo americani dell’Illinois.
Fatto sta che il personaggio di Tony pare avere successo, complice anche il fatto, secondo me, che il suo debutto è avvenuto quando ancora NXT non pullulava di nuovi arrivi ogni settimana che necessitavano ognuno della sua vignetta, rischiando di perdersi nel mucchio (ultimamente ad esempio noto molti nuovi nomi femminili e ogni tanto mi ritrovo a domandarmi “ma questa chi è?”). Tony non si perde, anzi spicca; i suoi promo risultano forse stereotipati, ma non eccessivi, perciò la gimmick dell’italo americano mafioso si mantiene su livelli accettabili. Inoltre NXT 2.0 punta molto sui personaggi, sui promo, sulle interpretazioni, perciò Tony non appare un pesce fuor d’acqua, ma perfettamente integrato nell’ambiente, come accade nell’ospitata al Lashing Out with Lash Legend.
Nonostante Tony sia oggettivamente green sul ring, ottiene un posto nei War Games, nel team vincitore, dopodiché, proprio perché ha bisogno di fare esperienza, inizia un feud con Pete Dunne. Ho trovato questa accoppiata perfetta, perché gli stili dei due wrestler sono molto simili, sebbene il loro livello di esperienza non sia paragonabile, ma le similitudini ci sono: due duri, due picchiatori, due personaggi che vedresti bene a far risse per la strada. La faida poi è stata ben gestita, con un uno a uno che tuttavia sa di vittoria per Tony, dal momento che Dunne scompare dalle scene per un po’, salvo poi ritornare per una nuova sfida. Nel frattempo Tony ha modo di vantarsi della vittoria e si impone come sfidante credibile per il titolo Nord Americano, salvo poi dover rivedere i suoi piani per terminare la faida con Dunne.
La gestione di Tony è simile a quella di Cora Jade, di cui ho parlato settimana scorsa: l’esposizione è tanta, la pressione anche, i match sono difficili, ma ciò aiuta sia a far sì che il pubblico si affezioni velocemente, sia a crescere, perché i miglioramenti di Tony si vedono ad ogni match, sebbene abbia ancora tutti i limiti che può avere un wrestler con meno di dieci match alle spalle.
La cosa migliore per la sua carriera, a mio avviso, sarebbe quella di smorzare i tratti troppo macchiettistici della sua gimmick e concentrarsi quasi totalmente sul lottato, perché una volta che il pubblico si sarà stufato della gimmick Tony potrà contare solo sulle sue abilità. Il personaggio, che è un concetto diverso da quello della gimmick, sta iniziando a delinearsi, la strada pare quella giusta e già dalla fine della faida con Pete Dunne Tony potrà aggiungere un ulteriore tassello alla sua caratterizzazione. Sarà interessante vedere quanti e quali progressi farà sul ring da qui a ottobre, quando segnerà il suo primo anno come wrestler WWE (anzi, come wrestler WWE).
Fin dove potrà arrivare e fin dove potrà spingersi? Dare una risposta è difficile, dal momento che ormai in WWE tutto può cambiare nel giro di un istante. Ma Tony ha iniziato col piede giusto? Direi di sì. Vedremo se continuerà su questa strada.