No. Tom Cole, morto suicida alcuni giorni fa, come la maggior parte dei siti di Wrestling hanno riportato in tutto il mondo, non fece causa alla WWE per uno scandalo sessuale. Informazione sbagliata. Mentre tutti si scagliano contro i protagonisti negativi di questa storia a difesa di Tom Cole, in parte giustamente, nessuno si prende la briga di andare a vedere che cosa davvero successe. Nessuno, a parte puntare il dito, ha fatto nulla per cercare di capire, dentro la storia, che cosa ci sia davvero. Nessuno, inoltre, si è chiesto chi sia in realtà Lee Cole, fratello di Tom, che oggi è uscito allo scoperto dopo più di vent’anni, per accusare la compagnia di Vince McMahon di essere la causa del suicidio del fratello. Io ci ho provato e nonostante non voglia in questo articolo difendere nessuno, cercherò di guardare la situazione da tutti i punti di vista e fare chiarezza, perché le cose non sono esattamente come sono state raccontate.

Nella maggior parte dei report odierni, la storia è stata semplificata e mal riportata. Tutti hanno fatto passare una storia triste, come purtroppo tante ne abbiamo sentito anche l’anno scorso durante lo scandalo sessuale che ha colpito il mondo del Wrestling a livello globale, ma hanno tralasciato davvero molti dettagli. Tom Cole denunciò la World Wrestling Federation e fu messo a tacere ingiustamente senza che nessuno pagasse? Forse no, forse non è andata proprio cosi.

Ora, lungi da me difendere certi comportamenti, assolutamente beceri, pessimi e denunciabili, ma Tom Cole, vittima senza dubbio, non era esattamente un debole ragazzino calpestato dagli eventi, anzi, fece sentire la sua voce e ottenne, giustamente, ciò che gli spettava. Ciò che avvenne dopo, poi, è tutta un’altra storia.

Tutto comincia nel 1992, quando Tom Cole rilasciò un’intervista al San Diego Union, nella quale affermava che il suo licenziamento da parte della World Wrestling Federation era arrivato in seguito al suo rifiuto di mantenere relazioni sessuali con alcuni importanti dirigenti della compagnia. Cole affermava che quella delle molestie era una pratica comune e che altri “Ring Boy” come lui, fossero stati protagonisti di storie simili. Cole, inoltre, riferì di come gli fu diverse volte richiesto, o offerto, di fumare marjuana o assumere cocaina durante gli incontri con tali soggetti. Anche Barry Orton, ex membro del Roster WWF, fratello di Bob Orton Jr e zio di Randy, confermo tali accuse.

In questo momento nessun nome è venuto fuori pubblicamente per bocca di Cole o Orton. I primi nomi, infatti, finiscono sui giornali quando Pat Patterson, Terry Garvin e Mel Phillips rassegnano le loro dimissioni, probabilmente forzati da Vince McMahon, che, a quanto si dice, promise di riassumerli nel caso le cose si fossero sistemate e loro fossero risultati innocenti. Soltanto Pat Patterson fu riassunto dopo qualche mese. Tutto questo portò Tom Cole e il suo avvocato a intentare una causa contro la Titan Sports, società proprietaria della WWE allora come oggi, Pat Patterson, Terry Garvin e Mel Phillips, causa che però non arrivò mai nei tribunali per un semplicissimo motivo: Tom Cole accettò un accordo e mise a tacere suo fratello Lee, che intanto, continuava ad accusare la compagnia in tutte le radio che gli concedevano uno spazio.

L’accordo prevedeva un pagamento di 55.000 dollari da parte della Titan Sports e la riassunzione di Tom come membro della crew della WWF. L’accordo prevedeva anche che Cole sostenesse un provino come Ring Announcer. Inoltre, quello che era un vero e proprio contratto, prevedeva che Cole non chiamasse più in causa la Titan Sports con quelle accuse e che questa, non chiedesse però mai a lui di ritrattare le sue accuse iniziali.

A questi punto della storia, Cole ha avuto giustizia, perché ha riottenuto il suo lavoro, ingiustamente toltogli, e perché i personaggi colpevoli erano stati allontanati. Pat Patterson tornò, è vero, ma Cole non ebbe niente da ridire in quel 1992 a proposito della sua riassunzione e se avesse voluto muovere accuse personali verso Terry Garvin e Mel Phillips lo avrebbe potuto fare a parte, non tirando in ballo la Titan Sports, quindi la WWF, quindi Vince McMahon, che già diverse volte si era dovuto difendere pubblicamente sulla CNN. Cole non fece nulla a proposito delle molestie ricevute e tornò alla carica un anno dopo, nel 1993, ma per un altro motivo.

Cole e il suo avvocato fecero causa alla Titan Sports per una violazione di quell’accordo. La WWF infatti, a quanto sostenuto, non aveva mai fatto esibire Cole in un Try Out come Ring Announcer e in più occasioni gli aveva chiesto di ritrattare ciò che aveva detto in quella famosa intervista al San Diego Union. Un’ultima parte della causa diceva che i dirigenti della Titan Sports avessero più volte cercato di far firmare a Cole un documento nel quale affermava che ciò che suo fratello Lee sosteneva nelle sue dichiarazioni non fosse vero né da lui, Tom, sostenuto. Cole, a quanto detto, non avrebbe voluto firmare il documento ma lo avrebbe fatto a seguito di diverse intimidazioni, con le quali non gli avrebbero permesso di lasciare la stanza nella quale stavano fino a firma avvenuta, tenendolo ingiustamente imprigionato.

La WWF dal canto suo fece causa dopo la firma di questo fantomatico documento, con o contro voglia di Tom sarebbe da accertare, a Lee Cole e Phil Mushnik, che proprio in quel documento venivano descritti come “cospiratori contro la WWF al fine di spingere Tom Cole a creare una storia falsa ed ottenere da questo del denaro”, documento fantomatico, ricordiamo, firmato da Tom.

Lo stesso Wrestling Observer faceva notare nel 1993, come questa ultima accusa, ovvero quella della reclusione in una stanza, fosse abbastanza strana, dato che anche all’epoca la cosa fu ben nota e Tom e Lee finirono ai ferri corti a causa di quella firma, ma nessuno, in quel momento, sollevò nessuna obiezione e soltanto dopo un anno decisero, probabilmente a causa del mancato provino come Ring Announcer, di tornare alla carica.

Alla fine tutto cadde nel nulla. La WWF e la Titan Sports si poterono difendere tranquillamente e in quella causa, che in definitiva è l’unica, visto che, come detto, la prima non fu mai intentata, non menzionava più nessuna accusa sessuale, né contro singoli soggetti, né contro la Titan Sports, proprietaria della WWF che aveva sotto contratto di nuovo Pat Patterson, appiglio al quale si sarebbero potuti aggrappare, Cole e il suo avvocato, con forza.

Insomma non è, come detto all’inizio, tutto come sembra e come è stato raccontato. Io non voglio né dare sentenze né smentire accuse, voglio semplicemente che sia fatta chiarezza su una questione che a pochissimi era nota. Non mi azzarderei mai, inoltre, di affermare che il suicidio di Tom non abbia niente a che fare con ciò che successe vent’anni fa, ma posso si, azzardare, che magari i comportamenti di suo fratello abbiano contribuito a far entrare il soggetto in uno stato psicologico non del tutto stabile, magari ancora di più delle molestie sessuali, rifiutate, con forza e giustamente, da Tom quando era soltanto un ragazzo. Insomma, la vittima è certamente lui, ma agli aguzzini, con Terry Garvin e Mel Phillips,  potremmo aggiungere anche suo fratello, che, forse, ha sentito un po’ troppo da vicino il profumo del biglietto verde.

Ciò che vorrei però fare, in chiusura, è ribadire come le molestie sessuali nel mondo del Wrestling e nel mondo in generale, siano sempre una cosa brutta, da condannare e culturalmente vecchia, bisogna sforzarsi per cambiare certe abitudini e ben vengano tutte le voci che possono aiutare. Vorrei anche però, far notare a tutti come Pat Patterson uscì assolutamente pulito dalla situazione. Non solo non fu mai accusato di abusi o molestie, bensì soltanto di essere stato lui ad intercedere per il licenziamento di Tom Cole ascoltando le parole di Garvin, magari chissà, anche false, ma lo stesso Barry Orton che non aveva mai lesinato parole negative nei confronti della vicenda, affermò con forza che mai aveva visto Pat Patterson comportarsi in maniera inopportuna e che, a suo modo di vedere, e non solo, fu semplicemente tirato in ballo dall’opinione pubblica in quanto apertamente gay, all’epoca non cosa esattamente facile, ma né Cole né qualcun altro lo hanno mai accusato di niente.

Tutta questa storia può servire per imparare a non sputare sentenze e dare adito a dieci righe in una notizia, perché i siti, in tutto il mondo, spesso riportano quello che vogliono riportare, e noi italiani, spagnoli e altri, non siamo che reporter, non insider, quindi tenete bene in mente che le fonti, a volte, sono sensazionalistiche, soprattutto in ambiti, come quello americano o inglese, nei quali dalle visualizzazioni arrivano guadagni. Noi vi diamo l’input, voi andate a cercare la vera storia prima di sputare sentenze, soprattutto quando si parla di temi cosi seri e importanti. Ognuno poi può farsi la propria opinione, come giusto che sia, io stesso non credo che sia tutto bianco o nero per l’una o per l’altra parte, ma il beneficio del dubbio e soprattutto la presunzione di innocenza, senza una sentenza o prove schiaccianti, dobbiamo concederli a tutti.