L’eco che ha lasciato All Out è stato grande. Potrei star qui a ripetermi su quel che è accaduto durante il ppv, ma ci sono stati degli spunti che sono arrivati dal media scrum post evento. Spunti che hanno suscitato più di una riflessione. In particolare perché hanno coinvolto i neo arrivati Adam Cole e Bryan Danielson, due nomi di altissima qualità che la All Elite Wrestling è riuscita a mettere sotto contratto.
Rapporti ottimi con la WWE ma..
Era normale che, avendo di fronte i neo arrivati, i giornalisti dei maggiori media degli Stati Uniti volessero capire cosa fosse successo prima. Perché sia Adam Cole che Bryan Danielson avevano sul piatto delle proposte di rinnovo decisamente importanti dal punto di vista economico e da quello creativo da parte della WWE. Insomma, per i prossimi cinque anni avrebbero potuto beneficiare di un accordo superiore a quello firmato con Tony Khan.
Adam Cole ha confermato di aver avuto un bel meeting con Vince McMahon, di stimare il Chairman e di aver avuto sul piatto una proposta molto allettante per confermare il proprio percorso in WWE. Stessa cosa detta da Danielson, che ha confermato di esser stato in una famiglia per tanti anni, di apprezzare Vince e tutti coloro che lavorano in quel di Stamford, di aver ottenuto tanto e aver goduto di tante belle emozioni. Anche per lui c’era sul piatto un proposta economicamente più forte con un contratto di impegni più leggero e, abbiamo saputo qualche giorno fa, la possibilità di una forbidden door per lottare in NJPW.
Adam Cole, ma perché?
Sicuramente ha voluto raggiungere la fidanzata Britt Baker. Buona motivazione, così com’è buona quella di voler ritornare a condividere show e locker room con gli amici di sempre (in pratica, tutta l’Elite). In realtà non è solo questo. L’ex campione di NXT ha spiegato che si trattava di una questione di opportunità irripetibile. Innanzitutto per potersi confrontare con le nuove leve del business: Jungle Boy, Sammy Guevara, Darby Allin sono stati i nomi da lui citati, e il superkick proprio al Jurassic Express pare non sia arrivato per caso, ma con la precisa volontà di volersi misurare in futuro col buon Jack Perry.
Poi la presenza di CM Punk. Cole ha spiegato che non avrebbe avuto altra occasione di poter condividere uno show con quello che è stato il suo idolo di ragazzino ed uno dei motivi che lo legò fortemente alla Ring Of Honor. Ora o mai più dunque, che quel match lo sogna da anni e magari lo otterrà pure. Infine la possibilità di condividere idee creative: secondo il suo racconto, trovarsi in una stanza con Tony Khan, i Bucks, Omega e Danielson è stata la cosa più bella abbia vissuto in vita sua nella costruzione del post main event di All Out. Lo scambio di idee non si concluderà qui.
Bryan Danielson, ma perché?
Possiamo capire Cole. Ma Danielson? Sì, certo, c’è l’amico di sempre Phil Brooks che fa da garante sulla bontà del progetto AEW. Ma con la WWE aveva un rapporto stretto, lo hanno protetto e curato, gli hanno ridotto gli impegni e dato spazio creativo. Insomma, hanno fatto tutto quel che serviva per tenerlo. Ma se n’è andato comunque. Nel media scrum ha citato due motivi: troppa protezione e nuovi stimoli.
Si è sentito troppo protetto. Avrebbe voluto avere maggiore libertà per potersi esprimere sul ring, per poter osare nelle mosse, per poter lottare quanto e come avrebbe voluto. Rimanendo in WWE, tutto questo non sarebbe potuto avvenire. In AEW, evidentemente, può prendersi tutti i rischi che vuole (a suo rischio e pericolo). E qui scattano gli stimoli: non si tratta solo di lottare in NJPW, ma di avere nuovi sfidanti davanti a sé (ha citato anche lui Darby Allin, e poi Daniel Garcia – che è uno dei suoi allievi) e ritrovarsi sul ring con Kenny Omega e CM Punk. Cose che altrove non sarebbero state possibili.
In sintesi..
Credo ci sia una ulteriore motivazione. L’ha detta Mick Foley sui social: la AEW in questo momento è la federazione calda, il posto dove tanti vorrebbero essere. E quando c’è un progetto così sulla cresta dell’onda, è abbastanza scontato che alcuni grossi nomi valutino il salto al di là della questione economica o di calendario. Si tratta di una opportunità che passa solo una volta: o salti su quel treno, o stai a terra. Loro hanno deciso di saltare, prima che l’entusiasmo si sgonfi (e avverrà presto).
Credo poi che tutti i wrestler di maggior calibro dovrebbero poter cambiare realtà in cui combattere ogni 5/6 anni, anche per ottenere nuove sfide e riformulare la propria passione. Cole era a Stamford da quattro anni e a NXT ha combattuto contro chiunque. Danielson invece in WWE ci ha passato undici anni. Non aveva più nulla da raccontare, se non ripetere match o feud che aveva già vissuto. In AEW troverà nuova linfa per il suo amore per la disciplina, prima di ritornare ancora una volta alla corte di Vince McMahon e chiudere definitivamente la sua carriera.