Un Hombre Honesto. Così, nel vicino ed allo stesso tempo lontanissimo 2010 veniva introdotto Alberto Del Rio, uno dei wrestler più vincenti dell’ultimo quadriennio e più insignificanti dell’ultimo anno solare. Più lamentoso di un metereopatico, ecco a voi l’editoriale odierno!

Due volte WWE Champion. Due volte World Heavyweight Champion. Money in the Bank e Royal Rumble Winner. Tutto questo in soli quattro anni: valutando asetticamente il pedigree di questo atleta dovremmo scorgere solo ed esclusivamente la sua grandezza, il suo enorme impatto all’interno del mondo del wrestling, un impatto così grande e repentino da poterlo rendere assolutamente imprescindibile nella WWE attuale, così avara di star di prima grandezza. Quanti hanno raccolto più di lui in questi quattro anni? Pochissimi, forse solo Cena, Orton e CM Punk. Eppure a Raw, la settimana scorsa, la sua assenza non è stata notata neanche dallo spettatore più attento.

Assenza derivante da un motivo semplice ed oramai noto a tutti: per “condotta non professionale e per aver schiaffeggiato Cody Barbierri, il social media manager della federazione, dopo un litigio causato da una battuta di cattivo gusto nei confronti di Del Rio da parte di Barbierri”. Non credo ci sia bisogno di entrare troppo nel dettaglio, vista la notorietà subito acquisita dall’evento: a seguito di una battuta poco edificante nei confronti del popolo messicano, Del Rio avrebbe livellato il gentleman con un cinque dita da fare invidia a Bud Spencer in “Pari e Dispari” e “Botte di Natale”. Dopo qualche giorno, Del Rio avrebbe ricevuto la telefonata di Triple H, che lo avrebbe messo al corrente dell’interruzione del contratto, complici anche le forti pressioni ricevute dal media manager in questione.

Non voglio entrare eccessivamente nel merito dell’evento in se: fosse dipeso da me innanzitutto sarei un americano ultramilardario, ed in subordine avrei licenziato in tronco entrambi…oppure nessuno dei due, in quanto la condotta poco professionale è stata reciproca. In sede legale sicuramente il gesto di Del Rio è più facilmente condannabile e dunque perseguibile, ma dal punto di vista “morale”, mettiamola così, i due hanno sbagliato in egual misura.

Bene, peccato che il licenziamento di Del Rio, a mio modesto avviso, abbia molto poco a che fare con la morale. Fosse stato Cena, oppure Orton a mollare il pizzone al social media manager, forse non ne staremmo nemmeno a parlare. Ciò che ha dettato l’interruzione di questo idillio è stata una combinazione di due fattori: soldi e pessimo tempismo. A causa delle proiezioni eccessivamente ottimistiche dettate dal WWE Network ed in seguito invece a quello che potremmo quasi definire un mezzo flop, la federazione si è autoimposta un taglio del 7% del personale allo scopo di limitare l’enorme deficit economico creatosi quest’anno. Bene, Del Rio in questo contesto è un elemento perfettamente sacrificabile: in declino, non più giovanissimo e di sicuro non economico. Ciò che serviva alla WWE era un ottimo pretesto per mandarlo a casa, e quel pretesto non ha tardato a venire sotto forma di schiaffone.

Del Rio, inizialmente, mi piaceva tantissimo. Le vignette girate a casa sua, una sorta di Masseria alla Don Diego della Vega, erano accattivanti, il suo esordio contro un caldissimo Rey Mysterio fu memorabile, la sua entrata condita da Ricardo Rodriguez e macchinone alla JBL era quel tocco in più davvero di classe. A questo aggiungiamo che sul ring non era Kurt Angle del 2006 ma tutto sommato era un worker abbastanza buono, e la sua mic skill iper scriptata era forse l’unico, grande neo della gimmick. Neo tutto sommato tollerabile, perché il personaggio Del Rio è approdato nel Main Event senza troppe critiche o occhi strabuzzati: quando nel main event c’è stato (il vero main event, non in match Titolati da midcarding) non ha per nulla sfigurato. Il problema è che, dopo il turn face a cavallo tra il 2012 ed il 2013, nulla è stato più lo stesso.

Pian piano Del Rio ha perso tutto il vigore del suo piumaggio: privato del fisiologico essere heel derivante dalla sua gimmick, il riccone messicano ha perso l’entrata con macchine di lusso, poi ha fatto a meno di Ricardo (anch’egli un pesce fuor d’acqua senza il suo Mecenate) ed infine ha girato e rigirato come una trottola sempre sugli stessi promo, le stesse parole, gli stessi contenuti precotti. “Destiny”. “Perro”. Little Chihuaha”. “Juanito”. In ogni promo, queste frasi erano ciclicamente riprodotte, ed anche una volta turnato nuovamente heel nel 2013 oramai il danno era stato fatto: Del Rio non è mai più stato ne rilevante, ne interessante.

Il suo personaggio, così fresco e nuovo appena quattro anni prima, è diventato stantio, sterile, noioso. In un prodotto caratterizzato da una violentissima sovraesposizione l’evolversi è diventata la chiave per sopravvivere, in quanto ogni settimana lo spettatore pretende di vedere qualcosa di nuovo ed accattivante. Ora, non so se i demeriti siano del performer, del booking team o equamente distribuibili: ciò che posso dire con assoluta certezza è che Del Rio era diventato un elemento assolutamente accessorio, passato dal reame di quelli immediatamente sotto l’apice, ossia John Cena, a quello degli expendables, al pari di Kofi Kingston e similari. E così come in una squadra di calcio i primi ad esser tagliati in periodi di crisi sono i vecchi panchinari di lusso, così Del Rio si è ritrovato ad essere improvvisamente spendibile.

Potrebbe tornare in WWE un domani, magari assieme a Ricardo con una gimmick leggermente diversa? Assolutamente si. La firma con la AAA gli impedisce di poter approdare, che so, in una rediviva TNA? Possibile, nonostante la non verdissima età. Potrebbe restare in Messico sino al giorno del suo ritiro? Si ma cambiando gimmick, in quanto il ricco messicano, forse, è un personaggio maggiormente spendibile in terra caucasica.

Fatto sta che Del Rio di sicuro non rimarrà con le mani in mano, e questo spiacevole episodio potrebbe rappresentare il violento scossone di cui la sua carriera aveva così disperatamente bisogno.

 

NM Punk