Che piacere scrivere queste righe, quando sono costretto ad andare a scavare nella memoria, non so mai dove questa mi porterà; l’occasione è Summerslam, uno degli eventi simbolo della WWE. 

Non è mia intenzione stilare una classifica dei momenti più memorabili o cose del genere, se non ci sono numeri di mezzo, nel wrestling la soggettività non aiuta ad arrivare da nessuna parte, addirittura andrò senza nemmeno un ordine cronologico, per confondermi ancora di più.
Penso Summerslam e mi viene in mente il mio, personale, match preferito di tutti i tempi, Bret Hart vs Mr. Perfect Curt Hennig, anno 1991, edizione che passò alle cronache per il “ricatto” di Ultimate Warrior a Vince a pochi minuti dal main event. Ma chi se ne importa di quel dettaglio, in quei diciotto minuti e quattro secondi, come riportano le cronache, con in palio il titolo intercontinentale scoprì per la prima volta nella mia vita compresi cosa dovesse essere un grande match. Scusate se è poco, ognuno di voi, credo, ricorderà questo momento, per me avvenne nell’estate del ’91.
 
Qualche anno più avanti, questa volta Owen Hart vs Stone Cold Steve Austin, non tanto per il match in sé quanto per la svolta che da lì in poi avvenne con il character di Austin. Per chi se lo fosse perso, Piledriver sbagliato di Hart e grave infortunio al collo per Stone Cold; che a causa di quell’infortunio fu costretto a cambiare lo stile di lotta al suo ritorno. C’è chi dice, proprio quello, il segreto per il successo stratosferico degli anni successivi.
Torno indietro continuando a casa Hart, 1992, Wembley, per un fan di wrestling non ci sarebbe altro da aggiungere, ma due parole sullo storytelling di quel match tra Bret Hart e Davey Boy Smith sono da spendere. Uno dei punti più alti della storia della WWE, sono convinto che quell’incontro sia ancora usato al Performance Center come pietra miliare, con una serie di fattori che l’elevò a una dimensione quasi spirituale. Non fu questione di suplex o prese articolare ben eseguite, fu una magia che assorbì le menti e i cuori di noi giovani affamati di wrestling, senza internet e tanta fantasia.
 
Dieci anni dopo nel 2002, il ritorno di HBK contro l’amico di una vita HHH; una costruzione discutibile ma che servì a gettare le basi del Triple H versione Evolution, sul ring, invece, da lacrime agli occhi: immaginate di prendere tutta la perfetta teoria di una scuola di wrestling e vederla applicata in venti minuti circa, questo è quello che fece Shawn Michaels. Sempre a proposito dell’Heartbreak Kid, menzione speciale per l’edizione 2005, poche storie: contro Hulk Hogan fu un Dream Match, quei due pur non avendo grande rispetto l’un per l’altro dimostrarono come il wrestling è fatto non necessariamente di pura tecnica.
 
In tempi più recenti 2008 e 2009, l’Hell in a Cell Undertaker vs Edge, di grande impatto scenico nel finale e l’anno successivo il primo grande main event per CM Punk, contro il discusso Jeff Hardy. Un grande palcoscenico che negli ultimi anni ha visto tanti colpi di scena e grandissimi match, che non avrebbero sfigurato a Wrestlemania, basta semplicemente ricordare come lo scorso anno ci furono CM Punk vs Brock Lesnar e John Cena vs Daniel Bryan. Un grande palcoscenico, dicevo, quello di Summerslam che insieme a queste citazioni è ricco di tanti altri momenti che per spazio e tempo ho tralasciato: il matrimonio tra Randy Savage e Miss Elizabeth, Orton che vince il suo primo titolo, Undertaker vs Undertaker e tantissimi altri. Anche quest’anno auguriamoci di poter aggiungere un’importante capitolo a questa storia. Che altro dire, buon Summerslam anche quest’anno “in a pile of blood and urine and vomit…”