Forse il peggior ppv della All Elite Wrestling nella sua breve storia. Non che sia stato brutto, anche ci sono state diverse cose degne di nota, ma esattamente come nei precedenti eventi a pagamento dell’anno, la compagnia ha mostrato dei limiti organizzativi e narrativi piuttosto evidenti. Il risultato è stato uno show buono a metà, grazie soprattutto al traino dei principali incontri della card. Non commenterò il Buy In per la scarsa rilevanza dei match propositi, ma garantisco comunque una votazione per entrambi i match.
Buy In.
- Joey Janela batte Serpentico
(5 / 10) - Private Party battono The Dark Order
(5,5 / 10)
Main Show
- Big Swole batte Britt Baker
(1 / 10)
Ho un serio problema con questo genere di match. Non che non ci potesse stare, magari come incontro cuscinetto in fondo alla card (prima del main event, per intenderci) sarebbe stato dimenticato in fretta. Ma come opener, dopo un Buy In in versione Dark, è un errore grave e clamoroso. Sorvolo su quanto mostrato: una sfida a metà tra comedy e serietà, con una Rebel scarsa in qualsiasi cosa faccia e una serie di citazioni da film americani che ci saremmo risparmiati. Il risultato è tra il penoso e il patetico: se davvero la Baker non era in grado di sostenere un match, si sarebbe potuto trovare qualsiasi stratagemma per evitarlo.
- The Young Bucks battono Jurassic Express
(7 / 10)
Molto bravi tutti e quattro. Hanno avuto contro il fatto di aver già mostrato più volte le loro interazioni, dunque la sensazione del già visto si è trascinata per tutti i 15 minuti. Ma hanno scelto bene: la decisione di far saltare gli schemi e dare ampiezza alla contesa li ha agevolati e ha permesso agli Express di poter pensare ad una vittoria. Ci sono andati vicini, hanno innalzato il proprio status e il pin resiliente subìto da Jungle Boy ha dato ai fan un modo in più per dargli considerazione. I Bucks vincono come previsto e si lanciano verso il confronto con gli FTR per Full Gear.
- Lance Archer vince la 21 Casino Battle Royale
(6 / 10)
Contesa carina ma che sta diventando inflazionata e con poco starpower. A parte il vincitore e pochi altri, lo scontro mancava di potenza, di quei 1/2 profili che possano dare risalto ad un match così. Com’è andata? Sufficientemente bene. Hanno basato tutto sulle sfide raccontate a Dynamite: abbiamo visto Archer e Allin colpirsi più volte con Brian Cage e Ricky Starks; Santana e Ortiz metterla sulla rissa coi Best Friends; il gruppo di Eddie Kingston ha malmenato chiunque. Però è mancato sempre il picco, quel segmento che facesse far ricordare il match. Anzi, due ci sono stati ma non positivi: l’incomprensibile botch di Matt Sydal e l’eliminazione operata da Sonny Kiss ai danni di Fenix. Questa stipulazione, seppur interessante, andrebbe ripensata e gestita in maniera più razionale.
- Matt Hardy batte Sammy Guevara [sv]
Dare un voto a questo match sarebbe ingeneroso. Non è esistito, ci sono stati giusto due spot e quel volo che ha fatto temere il peggio per Matt Hardy. Paradossalmente, in termini narrativi, quel momento è perfettamente in linea col feud: da Matt che investe Sammy con il golf cart a Sammy che lancia la sedia addosso a Matt e gli apre la fronte. Fino al sangue sgorgato nel Tables match di Dynamite. Tutti momenti di grande drammaticità che hanno reso lo scontro molto acceso e intenso. Detto questo, le scelte si fanno in due, non penso che qualcuno abbia fatto pressioni a Matt Hardy per ritornare a lottare. Si sono evidentemente fidati del wrestler e del medico che l’ha visitato sul momento. Matt ha voluto fare il professionista e concludere l’incontro. Avrebbero invece potuto e dovuto frenarlo con le buone e con le cattive, questo è sicuro. Ma si sono fidati, creando un lungo segmento di dubbio giusto. Io mi sarei fermato. Sarà un monito per il futuro.
- Women’s Title Match – Hikaru Shida (c) batte Thunder Rosa
(7,5 / 10)
Un clinic per qualunque atleta. Le due l’hanno messa sulla solidità dei movimenti, delle connessioni, del ritmo. Hanno avuto pulizia nelle mosse, cosa che si vede sempre meno ultimamente nel wrestling femminile americano. Di Hikaru Shida sapevamo tutto: è brava, è capace di alternare gli stili, e quando Thunder Rosa l’ha buttata sulla tecnica come accaduto con Serena Deeb, ha dimostrato di saper reggere. Al contrario, la campionessa NWA ha dimostrato di potersela giocare anche su un lato più spottoso, da dentro a fuori del ring e viceversa. Perde pulito ma non sfigura, la AEW ha pensato bene di metterle sullo stesso piano. Giustamente.
- Natural Nightmares & Scorpio Sky & Matt Cardona battono Dark Order (Brodie Lee, Colt Cabana, Evil Uno, Grayson)
(6,5 / 10)
Pensavo sarebbe stato un match da Dark e mi sono opposto già in sede di preview alla sua presenza. Ma ho fatto male. Ne è venuta fuori una contesa brillante, carina, con zero punti morti e utili prospettive di storyline. Giusto il pin di Dustin Rhodes, in piena prosecuzione con il desiderio di vendetta verso suo fratello Cody (e dunque di riflesso giusta la title shot al titolo TNT); giusto che a prendersi lo schienamento sia stato Colt Cabana, membro esterno del Dark Order e in grado di minare a suo modo il percorso fatto da Brodie Lee nel rendere la stable fortificata attorno a sé. Hanno tutti ben figurato, con Grayson e Cardona spanne sopra gli altri. Attenzione al post match con Evil Uno che rincuora Cabana: turn face per l’ex leader degli Order o solamente mossa da pacificatore?
- Tag Team Title Match – FTR battono Kenny Omega & Adam Page (c)
(7,5 / 10)
Match sicuramente bello, ben giocato negli hot tag e nelle incomprensioni tra Omega e Page. In particolare Hangman – con un fisico più asciutto del solito – è tornato a rifarsi sotto come un anno fa nel ruolo di babyface soprattutto nell’agire sul ring. Gli FTR si sono adeguati agli avversari, hanno proseguito a lavorare di forza e astuzia tanto cara ai tag team degli anni ‘80, giocando proprio sui dissapori tra i loro avversari. E quando arriva la V Trigger sbagliata di Omega e Page deve capitolare due volte prima di arrendersi, finalmente le cinture vanno in mano loro. Ci sono due difetti però: il primo è l’eccessiva lunghezza del match per la diversità degli stili presenti sul ring. 30 minuti sono tanti se li devi basare solo sulla narrativa della storyline; il secondo è il post match dove Omega, che ha costato il match e i titoli al team, se la prende con Page e lo sfanc**a. Pure i Bucks non capiscono questa giravolta, dovranno spiegarla molto bene a Dynamite questa sera.
- Mimosa Mayhem match – Orange Cassidy batte Chris Jericho
(5,5 / 10)
Ho visto tanta fatica, e non poteva essere diversamente. La struttura è stata per certi versi simile a quella vissuta da Hardy e Guevara nel tables match, con una ricerca spasmodica di ricercare le piscine a bordo ring. Contando che si potesse vincere anche per schienamento e sottomissione, la ricerca della mimosa sarebbe dovuta essere casuale. Non che non ci abbiano provato: Jericho ha eseguito bene la Walls of Jericho ma non ha funzionato. Il comeback di Cassidy discretamente gestito, ma c’era la netta sensazione che neppure loro fossero molto convinti del match che stavano lottando. Finale giusto, vincitore a mio parere sbagliato. Anche perché difficilmente ora Cassidy potrà fare un salto netto nella card – ma possono sempre stupirci. Strana l’assenza di Hager, che fin qui era stato uno degli aghi della bilancia del feud.
- World Title match – Jon Moxley (c) batte MJF
(7,5 / 10)
Struttura lineare e coerente col feud. MJF vuole il ring, Moxley non disdegna uscirne. Se la giocano per diversi minuti, finché non diventa chiaro che bisogna lottare ovunque, in qualunque modo. Moxley ci mette rabbia e ruvidità, Maxwell intelligenza e astuzia. Vince il campione – come avevo previsto – con la mossa bandita dal match: ottima scelta per consentire ad entrambi di poter andare avanti col confronto. In pratica MJF ha perduto, per la prima volta in singolo, solo in modo “disonesto” (e Mox ha usato la stessa tecnica che gli permise di battere Jericho, sfruttando entrambi gli occhi invece che uno solo). Ecco perché è giusto che chieda un rematch e magari si regali il titolo del mondo. Quello di All Out era solo un test. Bene come sempre Mox, col regno che dura e lo riscatta dopo un periodo di appannamento. Un po’ inflazionato il sangue invece, se uscito per caso ci sta ma se voluto inizia a stancare.
Commento finale:
Come detto in apertura, è stato il peggior ppv della All Elite Wrestling fin qui. Riscattato da una bella seconda parte con match ben eseguiti, ritmati e utili anche in ottica evoluzione delle storyline. Ma ci sono degli errori di posizionamento match abbastanza gravi: l’opener affidato ad un match “cinematico” quando invece ci sarebbero stati meglio i Bucks e gli Express, la Casino Battle Royale dentro la main card, il Mimosa Mayhem in punto errato (meglio nella prima parte), le donne inserite in un momento poco consono. Senza contare una serie di botch, e l’infortunio di Matt Hardy con conseguente prosecuzione del match che non ha certo giovato al buon parere di fan e addetti ai lavori. Quello che rimane è un ppv debole, con poco mordente. Con diversi bei match ma con un senso di delusione alle spalle che non fa bene alla reputazione della All Elite Wrestling.
Voto al ppv: